Avrei avuto voglia di intitolare questo articolo “C’era una volta …” , e sì perché chi scrive non è più tanto giovane e ricorda quando i buchi neri erano entità teoriche previste dalla Teoria della relatività generale di cui doveva essere provata l’esistenza, poi quando finalmente osservammo i primi era la conferma che Einstein aveva ragione ma rimanevano degli oggetti affascinanti ed esotici della cui importanza nell’architettura dell’universo non avevamo idea. Poi abbiamo scoperto che probabilmente al centro di qualche galassia c’era un enorme buco nero, in seguito ci siamo convinti che tutte le grandi galassie hanno un buco nero supermassivo al centro.
Lo studio condotto da Ignacio Martín-Navarro dell’Università della California a Santa Cruz insieme ad altri quattro colleghi (uno spagnolo, uno della sua stessa università e due tedeschi del Max Plank institute) e pubblicato su Nature va, se possibile, anche oltre, afferma infatti che i buchi neri supermassivi al centro della galassia ne regolano l’evoluzione e in particolare quanto a lungo la galassia rimane nella fase “giovanile” di intensa formazione stellare.
Andiamo per ordine, caratteristica tipica delle galassie giovani è un alto tasso di formazione di nuove stelle, a un certo punto questa intensa attività creatrice si arresta, ma quanto dura questa fase varia da galassia a galassia.
Gli scienziati che studiano l’evoluzione galattica ovviamente sono interessati, da quando hanno scoperto questa diversità, a capirne il motivo o perlomeno ad individuare un pattern.
I risultati dello studio di Martin-Navarro e colleghi, che è essenzialmente una comparazione di tantissimi dati relativi a innumerevoli galassie, sono che questo diverso momento in cui la fase di intensa formazione stellare si arresta non è determinato da caratteristiche come la dimensione e la morfologia della galassia, ma dalle caratteristiche del buco nero supermassivo al centro. In altre parole più è grande il buco nero al centro della galassia prima finirà la fase di intensa produzione stellare.
In realtà gli astrofisici sanno da decadi che i cosiddetti nuclei galattici attivi riducono la formazione di nuove stelle e si ipotizzava che fosse perché andavano a disperdere gas che altrimenti si sarebbero condensati in stelle, si ipotizzava anche che il motore di questi nuclei galattici attivi fosse il buco nero al centro della galassia, quello che mancava era l’osservazione di una correlazione diretta tra il buco nero e l’evoluzione stellare, fino ad ora.
Ma lo studio non si limita a mettere in relazione il buco nero supermassivo al centro della galassia solo col momento in cui si arresta la fase di massiccia creazione di nuove stelle, afferma che tutta l’evoluzione galattica, durante tutta la vita della galassia è influenzata dal buco nero, ogni nuova generazione di stelle.
Adesso resta da capire come, infatti lo studio si limita ad osservare un fatto, ma i meccanismi fisici sono ancora tutti da chiarire, gli astrofisici avranno da divertirsi.
Roberto Todini