Lo studio sull’evoluzione del linguaggio umano è stato pubblicato su Nature Neuroscience.
Omologhi cerebrali
L’evoluzione del linguaggio umano potrebbe essere partita dal canale uditivo. Questa nuova ipotesi viene da un team di ricerca internazionale che ha identificato una zona cerebrale adibita al nostro linguaggio anche in altri primati. Questa zona, detta fascicolo arcuato, connette la corteccia uditiva con il lobo frontale e ci consente di articolare il linguaggio come lo conosciamo. Inoltre è il ponte che connette le due aree principali del linguaggio, l’area di Broca e l’area di Wernicke, rispettivamente adibite all’articolazione e alla comprensione del linguaggio. Il fascicolo arcuato si sarebbe originato ed evoluto da una struttura cerebrale che inizialmente funzionava come canale uditivo dei primati.
Divergenze evolutive
Il team di ricerca guidato da Chris Petkov ha scoperto che questa struttura si riscontra in forma differente anche in altre specie di primati. In Homo Sapiens si è semplicemente diversificata raggiungendo un nuovo scopo. Il lato sinistro di queste connessioni era più forte nei nostri antenati e il lato destro si è allontanato dal canale uditivo così da coinvolgere altre aree del cervello. In questo modo il fascicolo arcuato ha assunto la sua funzione di “ponte” permettendo lo sviluppo del linguaggio umano. I ricercatori hanno utilizzato scansioni tomografiche computerizzate, ricavando comparazioni della stessa area nel cervello umano e in quello dei macachi. Dai risultati si evince la presenza del fascicolo nella corteccia uditiva dei primati non umani.
Controversie e passi avanti
Questa ipotesi sull’evoluzione del linguaggio umano è ancora controversa e necessita di ulteriori studi, soprattutto perché non abbiamo chiaro il processo di specializzazione del fascicolo arcuato e della produzione linguistica. Tuttavia, lo studio apre la strada all’ipotesi del preadattamento. In questo senso, l’origine del linguaggio sarebbe avvenuta a partire da strutture preesistenti che assumono un nuovo scopo. Inoltre il team invita la ricerca ad approfondire la storia evolutiva di questo adattamento per comprenderne la cronologia: questo collegamento tra area uditiva e comunicativa potrebbe risalire a tempi più remoti di quanto pensiamo. Infatti, gli autori dello studio ipotizzano che forme arcaiche di questo ponte potrebbero essere presenti in mammiferi e tempi molto più antichi dei primati.
Daniele Tolu