La ricerca pubblicata sulla rivista scientifica PLoS ONE in realtà non dice che i babbuini abbiano un linguaggio ma che la loro (e per estensione probabilmente quella di altri primati) incapacità di svilupparne uno deriva dal cervello e non da un impedimento fisico dovuto alla struttura della laringe, la scoperta comporta importanti ricadute sul lavoro chi studia l’evoluzione del linguaggio.
Darwin aveva ragione e i moderni torto
Il bello è che già Charles Darwin aveva ipotizzato che semplicemente gli altri primati non avessero i circuiti cerebrali cablati per il linguaggio, ma in seguito man mano che si studiava meglio l’anatomia dei primati si era affermata e consolidata la convinzione che a causa della posizione della laringe, che nei primati non umani è posta più in alto rispetto all’uomo, fosse impossibile per questi animali produrre il suono delle vocali che è universalmente accettato come indispensabile in qualsiasi forma di linguaggio umano.
Lo studio
Il nuovo studio è stato condotto dall’equipe di Louis-Jean Boe dell’Università delle Alpi di Grenoble (Francia) su 15 babbuini della Guinea che vivono in un centro per lo studio dei primati. Lo studio ha scoperto che malgrado la laringe alta i babbuini possono emettere suoni non diversi dai vocalizzi umani, che possiedono almeno cinque distinti vocalizzi e che li usano anche in maniera combinata, ribadisco che questo non significa che parlano, un linguaggio ha bisogno di regole e struttura, ed infatti il titolo dell’articolo parla di “Vocalic Proto-System” e di precursori del linguaggio.
Lo studio ha un’enorme valenza per chi studia l‘evoluzione del linguaggio, questa è la dimostrazione che un antenato comune di uomini e babbuini doveva già possedere un apparato vocale che poteva permettere lo sviluppo di un linguaggio, probabilmente gli studiosi dovranno retrodatare lo loro stime sulla nascita delle prime forme di linguaggio.
Lo studio non è unico
Come lo stesso autore dello studio fa notare nella introduzione all’articolo che presenta la sua ricerca quando una credenza consolidata viene sgretolata non lo è mai da un solo colpo, negli ultimi tempi la errata convinzione era stata messa in discussione da varie considerazioni e scoperte: dalle più banali (ad esempio il fatto che i bambini molto piccoli hanno la laringe più in alto eppure emettono suoni vocali come gli adulti o il fatto che animali con la laringe bassa non ne emettono) fino ai nuovi studi che utilizzando le moderne tecniche di indagine diagnostica hanno ricreato dei modelli della laringe di primati e studiato il funzionamento, ad esempio all’inizio di dicembre una ricerca di questo tipo sull’apparato vocale dei macachi giapponesi aveva prodotto risultati in accordo con il presente studio, teorizzando che anatomicamente il loro apparato vocale fosse adatto al linguaggio.
Roberto Todini