Tutto ciò che segue nasce da “semplici” intuizioni, ovvero, constatazioni empiriche che scaturiscono da anni di ricerca interiore, autoanalisi, studio, inoltre dalla spietata volontà di trovare una risposta al “disastro” umano e al suo fin qui inspiegabile e ineluttabile cammino verso l’autodistruzione.
Parto da un’asserzione per me molto illuminante:
quante volte la storia è un cumulo o il prodotto di sentimenti privati, di angosce e debolezze umane solo più tardi riscritte e reinterpretate come grandi e oggettivi movimenti politici .
La risposta razionale dell’uomo è sovrastimata rispetto al reale condizionamento dei suoi impulsi emotivi. La capacità razionale dell’uomo di creare è ancora troppo condizionata dal suo agire illogico e subisce un condizionamento fuori controllo da parte delle sue esperienze pregresse.
Può essere che l’evoluzione umana a un certo punto si sia interrotta, ma non perché avesse raggiunto la fine o la maturazione ovvero la “perfezione”, si è semplicemente arrestata/inceppata ed è arrivata a quel livello/limite raggiungibile, dati i fattori fisici e ambientali che s’imponevano alla specie umana durante il processo evolutivo. Si pensi che il processo evolutivo sia avvenuto in condizioni ambientali talmente dure, da sottoporre l’essere umano, troppo indifeso e fragile per sua natura/costituzione, a degli stress tali da non consentirgli di completare il suo sviluppo cerebrale, restando così intrappolato dai suoi limiti intrinseci.
Un’altra ipotesi è che la mente umana si è evoluta in modo da essere divenuta troppo complessa da risultare troppo sofisticata e di conseguenza fragile per questo sistema mondo. Più l’uomo si allontanava dalle sue origini animalesche, più s’indeboliva fisicamente e contemporaneamente sviluppava la sua intelligenza, sopperendo alla debolezza fisica attraverso difese artificiali sempre più elaborate intellettualmente. L’uomo ha imparato a difendersi dai rischi ambientali, è riuscito a non soccombere agli attacchi della natura nei confronti del suo essere fisico.
L’uomo però è psicologicamente troppo delicato per potersi adattare a un ambiente troppo difficile e duro da permettergli di ricevere, almeno nella maggioranza dei casi, le complesse cure necessarie alla sua crescita armonica. Mancano le condizioni necessarie perché l’uomo possa crescere naturalmente bene.
Così per come si è strutturato dal punto di vista psicologico, l’uomo riesce difficilmente a completare la propria crescita, raggiungere la piena maturità intellettuale, con un equilibrio psicologico ottimale, date le condizioni ambientali. La struttura psicologica umana non è adeguata all’ambiente.
Esiste un problema di fondo, un gap, nella specie umana che le consenta di essere naturalmente in equilibrio con sé stessa. Ma allora esiste un deficit naturale che non permette alla nostra specie di essere naturalmente felice, una divergenza evolutiva tra i nostri geni e le opportunità ambientali.
Lo sviluppo dell’intelligenza umana determina la nascita dell’individuo e da questo lo sviluppo della molteplicità del pensiero che ha portato ad un allontanamento dal senso dell’unità di specie.
Dobbiamo recuperare questa unità razionale che non ci priverà certo della nostra specificità individuale.