Negli ultimi anni gli eventi climatici estremi in Italia sono aumentati repentinamente, causando gravi problemi sul settore logistico ambientale, ma anche sul piano economico.
Dati che parlano
Il rapporto dell’ISPRA “Gli indicatori del clima in Italia”, che mostra i principali episodi climatici del 2021, segnala preoccupanti fenomeni meteorologici:
“Ripetute onde di calore hanno investito l’Italia nei mesi estivi, la più intensa si è verificata la seconda settimana di agosto, quando a Siracusa sono stati registrati 48.8°C: record europeo […]. Non sono mancati eventi estremi di precipitazione. Nei primi giorni del mese di ottobre una fase perturbata, con forti e persistenti temporali, ha fatto registrare in Liguria […] piogge di eccezionale intensità e con quantitativi totali molto elevati […] con diffuse inondazioni, allagamenti, numerose frane e smottamenti. Alla fine del mese di ottobre un ciclone tropicale […] ha scaricato piogge estremamente intense in Italia meridionale; sulla Sicilia orientale l’intensità oraria ha raggiunto il valore più elevato mai registrato nella regione, e le forti piogge hanno causato diffusi allagamenti ed esondazioni di fiumi e canali.”
A lanciare l’allarme anche Legambiente che ha registrato, soltanto fino a giugno dell’anno corrente, almeno 132 eventi climatici estremi in Italia. Si parla di una media annua più alta dell’ultimo decennio.
Quali sono le regioni più colpite e da cosa?
Secondo le stime del report dell’Osservatorio CittàClima 2022 “Il clima è già cambiato”, eseguito da Legambiente e Gruppo Unipol, tra le regioni più colpite concorrono Sicilia (con 175 eventi) e Lombardia (166). A seguire ci sono Puglia, Emilia-Romagna e Toscana.
Dal 2010 contiamo più di 1500 eventi climatici estremi in Italia, di cui 529 sono stati allagamenti causati da intense piogge, la cui frequenza si è altamente ridotta. Ad aumentare è stata invece la portata e la potenza effettiva dei singoli episodi. 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture da piogge, 123 esondazioni fluviali (con danni), 63 danni da grandinate, 55 danni da siccità prolungata, 55 frane da piogge intense, 22 danni al patrimonio storico, 17 temperature estreme in città/ondate di calore.
Soluzioni da adottare
Secondo il rapporto di ISPRA sono quasi 10000 gli interventi attuati tra il 1999 e il 2022 per moderare i rischi, con una spesa che ammonta a 9,5 miliardi di euro. Legambiente afferma che il rapporto tra spese per la prevenzione e spese per riparare i danni è di quasi 1 a 4. Questo la dice lunga sul lavoro che c’è da fare per garantire sicurezza. Nel nostro Paese, infatti, la capacità di far fronte ai potenziali danni è ancora ridotta e sperimentale. Per evitare catastrofiche conseguenze a livello sociale ed economico e soprattutto ambientale c’è la necessità di implementare i cambiamenti strutturali, di investire su politiche innovative e sicuramente su un piano nazionale di adattamento al clima. Questo afferma Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, aggiungendo:
“Va applicato un taglio radicale dei tempi di autorizzazione dei nuovi impianti a fonti rinnovabili e va prevista una procedura semplificata per il rinnovo e il potenziamento di quelli esistenti”.
Cosa sta facendo il governo contro gli eventi climatici estremi in Italia?
Legambiente chiede al Governo Meloni ed al ministro dell’ambiente che venga approvato il PNACC, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, fermo dal 2018. Gli obiettivi del PNAAC sono ben definiti, come si legge sul sito ufficiale del Governo:
“Contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentarne la resilienza”.
Sono 24 i paesi che ad oggi hanno adottato un piano nazionale di adattamento al clima.
Anche la SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) ha sollecitato il Governo affinché si mettano in atto le strategie d’azione previste dall’Accordo di Parigi. In particolare, si chiede che si applichino la Zero Pollution e la Forest Strategy europee per riuscire a raggiungere l’obiettivo prestabilito di ridurre le emissioni di Co2.
Un punto di non ritorno
Come sostiene il CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), negli ultimi 20 anni la probabilità di eventi climatici estremi in Italia è aumentata del 9%. Il 90% dei comuni italiani è a rischio per frane e alluvioni. Inoltre, più di 8 milioni di italiani vivono in aree ad alta pericolosità. È uno scenario preoccupante. Ad allarmarci ulteriormente sono i quotidiani casi di cronaca.
Un esempio lampante è quello che è successo nella notte tra il 21 e 22 novembre nel litorale laziale. Forti mareggiate hanno infatti colpito gran parte della costa e altre province, di cui le più danneggiate Frosinone e Latina. Tra onde alte più di 3 metri e vento con picchi fino a 90 kmh, le richieste di soccorso registrate dal 112 hanno superato le 2300. Questo è uno dei tanti eventi disastrosi che accadono sempre più spesso. Ci domandiamo quindi, se non sia il caso di porre al primo posto un tema così importante a livello nazionale, dato che ondate di calore, frane, alluvioni sono diventate minacce di tutti i giorni.