Eventi climatici estremi: i Paesi poveri pagano il prezzo più alto

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Da un rapporto dell’Organizzazione metereologica mondiale, negli ultimi 50 anni si sono verificati circa 12mila eventi climatici estremi, i Paesi poveri ne pagano il prezzo più alto.

Gli eventi climatici estremi nei Paesi poveri creano disastri. Dal 1970 al 2021 se ne sono verificati circa 12mila provocando più di 2 milioni di morti. Solo in Europa sono stati 1784 e hanno causato 166mila morti. I dati vengono forniti dall’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Unite (OMM) che premono per l’adozione in tutto il mondo di sistemi di allerta preventiva. L’obbiettivo è quello di riuscire a garantire a ogni persona nel mondo tutela contro questi eventi entro il 2027. Ovviamente le zone più colpite sono quelle in via di sviluppo come l’Africa e l’Asia.

Sono 45 le Nazioni più vulnerabili, che subiscono un impatto economico maggiore. Se nei Paesi industrializzati come l’Italia ci sembra già di subire troppe perdite, nei luoghi in via di sviluppo l’impatto economico rappresenta fino al 30% del pil, e in alcuni casi si arriva al 100%. Anche le perdite umane sono molto più alte in questi Paesi. Sono Stati non preparati agli eventi climatici estremi, la prevenzione per salvaguardare sia le infrastrutture sia le vite umane è nulla.

Allerta preventiva

I sistemi di allerta preventiva sono tutti quelle strutture che monitorano il clima e avvertono preventivamente la popolazione di un disastro imminente. Per esempio nel nostro Paese può essere l’allerta rossa, in America le sirene che avvertono l’arrivo di un tsunami. I costi di questi sistemi riescono ad essere ammortizzati grazie al denaro risparmiato dalle ricostruzioni. Funzionano e salvano migliaia di vite. In luoghi come Africa e Asia però questi sistemi non esistono e gli eventi climatici estremi dilaniano la popolazione e le città. Considerando tutte le vittime degli eventi estremi, queste zone in via di sviluppo hanno subito il 91% dei decessi. I Paesi poveri non hanno stazioni metereologiche che monitorano costantemente l’andamento del clima come nei Paesi occidentali e sta di fatto che questi luoghi sono i più colpiti dagli eventi climatici estremi. La mancanza di controlli e prevenzione fa sì che le popolazioni ne paghino il prezzo, a fronte di governi che ad oggi non sembrano ancora interessati a combattere il cambiamento climatico.

Al congresso dell’Organizzazione metereologica mondiale che si è tenuto a Ginevra il 22 maggio è stato messo l’accento proprio sulla prevenzione. Alain Berset, consigliere federale che ha aperto il congresso, ha sottolineato quanto la cooperazione internazionale tra meteorologia, climatologia e idrologia sia essenziale per prevenire gli eventi climatici estremi.

Eventi climatici estremi nei Paesi poveri

La maggior parte delle zone colpite da questi eventi sono proprio quelle più povere del mondo. Siccità, tsunami e incendi sono i più frequenti. Oltre a mancare di sistemi preventivi questi luoghi non hanno fondi per riparare i danni. La popolazione non è consapevole di quanto il cambiamento climatico sia grave e i governi non agiscono in tal senso. L’Asia è il maggior produttore di inquinamento nel mondo comprendendo soprattutto India e Cina. Niente è stato fatto finora per ridurre le emissioni e per cercare di arginare il cambiamento climatico. Sono zone già colpite duramente in passato da eventi estremi proprio a causa della conformazione del territorio, ora che il clima sta impazzendo quei territori potrebbero essere distrutti da un momento all’altro.




La siccità in Africa è sempre esistita, ma negli ultimi anni la crisi idrologica sta martoriando ogni anno la popolazione. Tutti questi eventi mettono a rischio non solo la stabilità economica dei Paesi ma anche la salute e la vita della popolazione. Per non parlare poi della stabilità politica. Nei territori continuamente colpiti da eventi metereologici estremi i governi cadono di continuo, la crisi dilaga e tutto ciò non fa altro che aggravare la situazione. Senza una stabilità politica che riesca ad attuare misure di salvaguardia del territorio le conseguenze degli eventi estremi si aggravano in modo irreparabile.

L’ignoranza della popolazione è un altro fattore di gravità. Se nelle nostre scuole i bambini imparano da subito come reagire a un evento estremo come un incendio, un terremoto o un alluvione, nei Paesi poveri non esiste una simile istruzione. In realtà non esiste una buona istruzione in generale. Le Nazioni Unite vogliono riuscire a portare i sistemi di prevenzione soprattutto nelle zone povere del mondo, ma la sfida è ardua considerando la situazione economica e politica.

Il cambiamento climatico è una realtà

Tutti gli eventi climatici estremi che si verificano sempre più abbondanti nel mondo sono le conseguenze del cambiamento climatico. L’innalzamento del livello degli oceani, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, provoca tsunami e alluvioni. I cambiamenti nelle correnti oceaniche, sempre dovuti allo scioglimento dei ghiacci, provocano cambiamenti nelle temperature. Con l’aumento delle temperature aumenta la siccità, gli incendi, frane, alluvioni, ma anche le malattie. Nei luoghi più colpiti le coltivazioni vengono decimate e la mancanza di acqua fa sì che la salute delle popolazioni sia in grave pericolo. Non bisogna pensare agli eventi climatici estremi come a delle sventure, ma come reali conseguenze del cambiamento climatico che non possono essere fermate. Ridurre il nostro impatto ambientale è l’unico modo per salvare la vita a milioni di persone, soprattutto coloro che ancora non sanno difendersi dagli eventi estremi. Ecco che torna la cooperazione nella prevenzione. Ogni Paese del mondo deve collaborare per cambiare la situazione e per prevenire tutte le tragedie che in questi 50 anni hanno causato milioni di morti. La strada è lunga, ma lo scopo finale è salvare la vita delle persone e del pianeta.

La consapevolezza è tutto ciò che serve per agire nel modo giusto. Questa deve arrivare anche nei Paesi poveri in modo da riuscire a prevenire migliaia di morti. Le Nazioni Unite ci stanno provando, si spera che come da obbiettivo nel 2027 potremmo finalmente tirare un piccolo respiro di sollievo.

Helena Rori

 

 

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