Ariana Grande qualche giorno fa ha concluso il suo One Love Manchester con una delle canzoni più celebri del pianeta: Over The Rainbow. Sono tanti ad aver cantato il brano che ha reso immortale Judy Garland, nomi importanti e altri meno noti. Toccanti, ad esempio, le cover di Israel “IZ” Kamakawiwo’ole e dell’italiana Valentina Giovagnini. Tra tutte le voci che hanno dato corpo – e anima – a questo arcobaleno di note è impossibile non citare la splendida interpretazione di Eva Cassidy.
Somewhere over the rainbow
Way up high,
There’s a land that I heard of
Once in a lullaby. Somewhere over the rainbow
Skies are blue,
And the dreams that you dare to dream
Really do come true…
L’artista americana, scomparsa il 2 novembre 1996, non riuscì ad ottenere fama e popolarità. Non avendo alle spalle una grande casa discografica si limitò a suonare con la sua band – la Eva Cassidy Band – principalmente nell’area di Washington. Dopo la morte le radio iniziarono a proporre la sua voce e i suoi lavori. Imagine di John Lennon, True Colours e Time After Time di Cindy Lauper sono solo alcune delle sue più note cover.
Voce e chitarra, rivisitazioni in chiave folk, soul e blues. Gli album usciti postumi sono una decina. Raccolte di raccolte, di live e del poco materiale registrato in studio. Nel 2015 è stato pubblicato Nightbird (un richiamo a Songbird del 1998), un doppio cd con un un dvd con esibizioni dal vivo. 33 canzoni per ripercorrere e conoscere una voce volata, fin troppo presto, oltre l’arcobaleno amato e cantato con viscerale dolcezza. Quest’ultimo disco – che contiene Wonderful World, Fever e Cheek To Cheek – mette in luce tutte le potenzialità della cantante.
4 milioni di album venduti e una discreta notorietà arrivata solo dopo essere partita, a 33 anni e con una valigia piena di canzoni, per un altrove dove c’è solo musica e i numeri non contano.
Luca Foglia Leveque