Le polemiche riguardo gli europei di calcio non sono mai mancate negli ultimi mesi, e ora se ne aggiunge una nuova. La Russia ha infatti protestato riguardo le divise da gioco che indosseranno i calciatori ucraini.
Le tensioni tra Russia ed Ucraina tengono il banco delle politiche internazionali ormai da anni, e proprio negli ultimi mesi si era registrata una forte escalation. Alla disputa ora si aggiunge un’altro, importantissimo, argomento: le maglie della nazionale ucraina agli Europei 2020.
Confini ucraini e non solo
La disputa è iniziata dopo che la nazionale giallo azzurra ha presentato i propri kit da gioco. Sulla maglia infatti sono rappresentati i confini dello Stato, e fin qui nulla di strano. La disputa è legata al fatto che nella rappresentazione, all’interno dei confini ucraini, siano compresi Crimea, Donetsk e Lugansk. Le tre regioni infatti, per motivi diversi, avrebbero di che lamentarsi nell’essere raffigurate sulla maglia dei ragazzi di Shevchenko.
Donetsk e Luganks sono infatti due regioni separatiste del sud-est ucraino, che tuttavia non hanno ancora trovato riconoscimento. La situazione della Crimea è invece nota a tutti, e nel 2014 la penisola aveva affrontato un referendum che l’aveva di fatto annessa alla Russia. Sebbene il referendum sia considerato illegale da diverse organizzazioni, tra le quali l’Onu, la nazione governata da Putin sente come propria quella parte di Ucraina, e non ha tardato a fare le sue dovute rimostranze.
Le proteste russe e la risposta della Uefa
Già nelle primissime ore Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri, aveva definito la maglia come un’attacco al territorio dell’Ucraina e a quello, russo, della Crimea. La donna si è poi soffermata sugli slogan che la maglia reca all’interno del colletto e dietro lo stesso. In questa parte della maglia infatti sono riportate le frasi “Gloria all’Ucraina!” e “Gloria agli eroi”.
Secondo il presidente federcalcio di Kiev tali frasi darebbero coraggio ai calciatori e li spingerebbero a dare il massimo. Zakharova ha invece richiamato l’attenzione sull’origine di tali frasi. Secondo la portavoce russa infatti gli slogan sarebbero stati usati dai gruppi armati nazisti nel corso della seconda guerra mondiale. Questa sarebbe quindi una grave violazione del regolamento Uefa, che vieta manifestazioni politiche, nonché una “provocazione politica” a Mosca, come l’ha definita un parlamentare russo.
Nella giornata di ieri anche la federazione di calcio russa ha preso parola sulla questione, con una missiva spedita direttamente alla Uefa. Nella lettera si mette in evidenza la valenza politica del kit da gioco, e del forte messaggio che tale maglia manderebbe. Il Cremlino non è, al momento, intervenuto, e diversi portavoce hanno evitato le domande riguardo la questione.
La Uefa dal canto suo ha concluso che la divisa ucraina non viola nessuna regola e che la maglia, come tutte le altre che saranno sfoggiate dalle squadre nel corso della competizione, è stata preventivamente approvata dalla società. La questione sembra quindi essere arrivata ad un punto di conclusione, e difficilmente ci saranno azioni legali da parte di una o l’altra parte.
Conclusioni
Resta comunque l’ennesima polemica relativa ad un tema che è ben lontano dall’essere risolto. Cambiamenti tanto grandi infatti richiedono tempo, come ogni azione che vada a cambiare la cultura e le fondamenta di uno Stato, ne avevamo parlato in relazione alla legalizzazione della marijuana, e problematiche, anche frivole, come questa, fanno parte del gioco.
La due nazionali comunque difficilmente si incontreranno nel corso della competizione, privandoci di uno scontro che probabilmente sarebbe stato qualcosa in più di una semplice partita di calcio, e che sarebbe stato sicuramente interessante da seguire. Risulta ancora più complicata la vittoria della competizione da parte dell’Ucraina, e la maglia passerà quindi senza infamia e senza lode, venendo dimenticata alla fine dell’evento.
Marzioni Thomas