European Media Freedom Act approvato: via libera allo spionaggio

cambi di gruppo nel Parlamento europeo European Media Freedom Act

Entra in vigore lo European Media Freedom Act, per il pluralismo e l’indipendenza dei media nell’Unione Europea. Tra i tanti cambiamenti, uno spaventa i giornalisti: sarà lecita la sorveglianza tramite spyware

Il16 settembre 2022, la Commissione Europea ha proposto una legislazione per introdurre salvaguardie contro le interferenze politiche sui media, e per proteggere i giornalisti e le loro fonti dalla sorveglianza.
Lo scorso 21 giugno, il Consiglio ha quindi presentato una prima bozza del disegno di legge: il cosiddetto EMFA (European Media Freedom Act).
Oggi, la plenaria del Parlamento ha approvato l’EMFA con 448 voti a favore, 102 contrari e 75 astensioni.
Il 18 ottobre inizieranno, infine, le trattative con il Consiglio.

I cambiamenti in tema di sicurezza, gestione dei contenuti e delle finanze sono molti; e la EFJ (Federazione Europea dei Giornalisti) parla di un voto “storico” e di un testo “significativamente migliorato” rispetto alla bozza.
Ma rimangono preoccupazioni sul tema dello spionaggio verso i giornalisti, applicabile per la “sicurezza nazionale“.

European Media Freedom Act: ingerenze no, spyware sì

Uno dei temi su cui si concentra l’EMFA è quello della protezione della libertà di stampa.

Ogni Stato dovrà impegnarsi nel vietare ogni forma di ingerenza nelle decisioni editoriali dei media, e nell’impedire l’esercizio di pressioni esterne sui giornalisti. Per esempio, obbligando le redazioni a rivelare le fonti o a fornire dati crittografati.

Come recita l’art.4, lo Stato ha la possibilità di utilizzare dei “software spia” da installare sui dispositivi dei giornalisti con “deroga per motivi di sicurezza nazionale“.
Si tratta di un’ “ultima istanza“, e il procedimento deve essere disposto da un’autorità giudiziaria indipendente per indagare su un reato grave, come il terrorismo o la tratta di esseri umani.



Spiare i giornalisti: pilastri della democrazia o potenziali ostacoli?

La versione originale dell’European Media Freedom Act, presentata lo scorso 21 giugno dal Consiglio, proponeva un divieto generale dell’utilizzo di spyware, imposto dopo lo scandalo Pegasus.
Ma ad insistere sul tema della “salvaguardia della sicurezza nazionale” tramite spionaggio è stata, in particolar modo, la Francia, che ha convinto il Consiglio a revisionare la bozza.
L’art.4, in seguito, ha sollevato diverse critiche. Tanto che 80 rappresentanti dei media e della società civile hanno scritto una lettera chiedendo agli eurodeputati di bandire la voce.
Oggi, tuttavia, EFJ si dice “rammaricata” del fatto che l’articolo sia stato approvato.

In merito a questo punto, in un’intervista con Il Fatto Quotidiano, il ricercatore e giornalista dell’Osservatorio Balcani Caucaso, Dimitri Bettoni, parla dell’art.4 come di un rischio per la privacy dei giornalisti e delle loro fonti.

La tutela della sicurezza nazionale è il passepartout che consente alle autorità di abusare di certi strumenti […].
Poi, questione della sicurezza nazionale va oltre l’EMFA. È un problema di bilanciamento nei rapporti tra istituzioni e società che ci portiamo dietro dall’11 settembre, quando gli Stati hanno cominciato a interpretare il concetto di sicurezza nazionale sotto forma di controllo e informazione capillare.
L’EMFA lo rende esplicito.

Tutto sta nel modo in cui, oggi, vediamo la figura del giornalista. Un pilastro del funzionamento democratico, un aiuto? Oppure un attore esterno, un ostacolo?

Se fosse percepito come un pilastro, tu non prevedresti strumenti che ne minano l’esercizio proprio alle sue fondamenta

Come prosegue Bettoni, i giornalisti europei non potranno più fare affidamento sull’inviolabilità delle loro fonti, e nemmeno protestare per il fatto di essere stati messi sotto sorveglianza.

[…] Non potranno più andare davanti a un giudice e dire: sono stati violati i miei diritti. Perché il giudice potrà rispondere: no, perché c’erano delle questioni di sicurezza nazionale o legate a indagini sui cosiddetti reati gravi.

In ogni caso, come sottolinea ancora Bettoni, la situazione può comunque migliorare.

Non è che oggi abbiamo l’EMFA e rimane incastonato per sempre così com’è. Possiamo continuare a lavorare per migliorare il testo. Sicuramente ci sarà tanto lavoro da fare per far capire alle istituzioni che ciò che è stato scritto non è sufficiente.

Obblighi finanziari e gestione dei contenuti

Su alcuni ambiti, come quello della gestione dei contenuti e delle finanze, lo European Media Freedom Act ha apportato notevoli miglioramenti.

Tutti i media (compresi piattaforme online e motori di ricerca) dovranno riferire pubblicamente in merito ai fondi che ricevono, sia attraverso pubblicità statale e sostegno finanziario pubblico, sia tramite fondi provenienti da Paesi UE o extra-UE.

Ogni piattaforma dovrà impegnarsi maggiormente nella moderazione dei contenuti. Innanzitutto, dovrà distinguere le dichiarazioni di media indipendenti da quelle di media non indipendenti.
Inoltre, prima di rimuovere un contenuto, dovrà dare al media in questione 24 ore per rispondere. Solo in seguito, potrà procedere con la rimozione del contenuto mediatico, o affidare il caso alle autorità nazionali.
Se il media il cui contenuto è stato eliminato considera l’azione ingiusta, potrà domandare una risoluzione extragiudiziale della controversia.

Ogni Stato dovrà garantire finanziamenti ai media pubblici per garantirne il funzionamento. Tuttavia, non si potrà destinare a un media più del 15% del bilancio disponibile complessivo nazionale per la pubblicità statale. In più, i criteri di assegnazione dei fondi dovranno essere pubblicamente accessibili.

L’EMFA prevede anche l’Istituzione di un nuovo Comitato europeo per i servizi di media, che si occupi delle questioni legati alla libertà e all’indipendenza dei media europei. Oltre a ciò, i deputati chiedono l’istituzione di un “gruppo di esperti indipendente” che rappresenti il settore dei media e la società civile, e che fornisca consulenza al nuovo Comitato.

Giulia Calvani

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