La seconda guerra mondiale era terminata. L’Europa era distrutta, divisa, dissanguata. Era il momento di trovare punti di contatto in un territorio fin troppo simile. La nascita dell’Europa comunitaria era inevitabile
Troppi dimenticano gli insegnamenti della Storia. Guerre su guerre hanno consumato l’Europa, quel vecchio continente dilaniato dai conflitti. Prima e seconda guerra mondiale sono state combattute sui territori europei. Ci siamo ammazzati, aggrediti, scarnificati. Dopo aver consumato ogni battaglia, ogni attrito; dopo essere stati surclassati da nazioni più forti e più giovani, perché restare inermi e soli? Nel mondo molti altri Stati erano ormai competitivi. Cosa avrebbero potuto fare una piccola Spagna e Francia, o una piccola Italia e Germania, contro i Colossi (America, Cina, Giappone, Russia) nello scacchiere mondiale? A quel punto, concepire l’Europa comunitaria era inevitabile.
Il mondo era diviso in due blocchi contrapposti. Il ministro degli esteri francesi Robert Schuman presentò la proposta di creare un Europa organizzata. Eravamo deboli. In tutto il territorio europeo si contavano le perdite. Allora, perché non credere in un sogno comunitario?! Basta essere ancora teatro di nuovi conflitti. Avvalorare le similitudini, piuttosto che le divergenze, poteva fare la differenza. L’Europa comunitaria poteva significare Forza. In fondo, ogni paese da solo è sempre stato debole. Anche la Germania nazista ha avuto bisogno di alleati per sferrare attacchi.
Alla fine della seconda guerra mondiale in Europa si è creata una mancanza di potere. Bisognava approfittarne, e non per proprio profitto. L’ideale nazista credeva nella predominio della nazione. Allora, l’ideale europeo doveva credere nel potere dell’Unione tra gli Stati; in paesi che cooperassero come se fossero uno. Ecco il sogno dell’Unione Europea. Il suo sangue. La sua linfa.
Un unico enorme stato. Nazioni che sono sì paesi autonomi, ma che collaborano e operano all’unisono. Appunto, un utopia. Eppure del Medioevo eravamo molto simili… troppi anni sono passati per ricordare, eppure sembravamo un’unica nazione… peccato che nel corso del tempo abbiamo prevalso le diversità. E sono state proprio quelle diversità che hanno portato all’autodistruzione del nostro continente. Per questo è stata creata l’Europa comunitaria, per ovviare a problematiche che i singoli stati non potevano risolvere da soli.
Purtroppo un utopia non può coesistere col mondo reale. Tanti buoni propositi e ideali si sono scontrati col duro mondo dell’Economia. L’Italia in primis ha dovuto affrontare enormi sacrifici per entrare nel mercato unico europeo. Mercato, moneta, unione… sono soltanto termini sterili per chi lavora e non comprendere quali siano i benefici e quali siano gli oneri. Per tanto tempo, qui in Italia, abbiamo avuto la percezione che esistessero paesi di Serie A e paesi di Serie B. Ovviamente il nostro posto è stato relegato come ultimo in classifica. Tuttavia, mi si pone un dubbio: quel posto è stato deciso dalle Nazioni che si ritenevano più forti o dai nostri dirigenti al governo, che per troppo tempo hanno ignorato o bypassato l’Unione?!
L’Unione Europea può e deve essere un beneficio. Quel forte idealismo che l’ha creata si è dissolto nel tempo, ma la sostanza non deve essere persa. Sarebbe un abominio. Daremmo nuovamente spazio al singolo predominio. Noi siamo un unico continente. Siamo simili. In un mondo in totale connessione, l’unione europea può fare la differenza. Quegli stati che si sentono cos’ diversi, insieme, possono fare la differenza. Eppure, è necessario rammentare ai paesi che sconfinano nel nazionalismo, che l’unione è biunivoca. Nessuno è perfetto. Ci vuole impegno e costante dedizione per portare avanti un progetto tanto impegnativo. L’esempio attuale dell’Olanda calza a pennello. Per non lasciarsi sopraffare da chi vorrebbe predominare c’è bisogno di un leader intelligente, competente, onesto e carismatico. In Italia ne abbiamo avuti troppo pochi. Inoltre, è piuttosto facile puntare il dito verso l’Europa, quando in realtà si vogliono nascondere i propri fallimenti. (Conte, Salvini, Salvini, Conte….. e solo in tempo recentissimo).
E’ Utopia che tutti gli stati si ricordino di come è nata, ma è un dato di fatto che uniti siamo più forti. Noi italiani abbiamo bisogno di una voce forte, concreta, se non vogliamo perdere il posto che ci spetta nello scacchiere europeo. Bisogna credere in ciò che si può ottenere insieme. Sovranisti e nazionalisti a cosa hanno portato? Abbiamo avuto grandi italiani che operavano nella Banca Centrale Europea e se Mario Draghi, che di certo non è uno stupido, ha fatto tanto, perché non crederci?!
Bisogna lavorare per questa comunità. Siamo troppi… siamo diversi, eppure siamo uguali. Siamo europei. Ogni stato, nella propria autonomia, deve impegnarsi per il bene del proprio paese e per l’Europa tutta. Sono ancora poche le informazioni che circolano riguardo la comunità europa. Se avessimo più conoscenza forza la nostra percezione sarebbe diversa. L’Unione europea non è nata per dare beneficio a un unico paese ma per rigenerarli tutti in caso di bisogno. L’unione fa la forza. E io ci credo ancora.
Antonia Galise