L’Eurocamera approva la riforma del copyright con 348voti favorevoli: via libera da Strasburgo all’accordo provvisorio raggiunto lo scorso febbraio.
Negli ultimi due anni la direttiva sul copyright è stata al centro di un acceso dibattito, che ha visto scendere in campo attivisti, grandi gruppi editoriali, piattaforme online ed esperti di diritto. La normativa era già stata approvata formalmente nel settembre 2018 ma i negoziati con il Consiglio dell’UE hanno subito forti ritardi per l’opposizione di diversi stati. In particolar modo a non convincere il popolo del web sono gli articoli 11 e 13. Questi colpiscono maggiormente i colossi del web del calibro di Youtube, Google News e Facebook.
Una normativa necessaria
La nuova normativa sul Copyright va a sostituire la direttiva n. 29 del 2001 e cambia radicalmente gli obblighi degli operatori del web. Si trattava quindi di una riforma necessaria, il web negli ultimi 18 anni è radicalmente cambiato e con lui i suoi operatori. Aggiornare le normative e il diritto online era prima di tutto un dovere degli europarlamentari.
La riforma approvata oggi rientra in un piano ben più grande dell’Unione Europea: la creazione di una società digitale europea unita e sostenibile. Nel progetto vi sono ben 29 proposte legislative, la cui metà è ad oggi già stata approvata. Tra le novità degli ultimi anni abbiamo: l’abolizione delle tariffe per il roaming e il rinnovo del diritto in materia della protezione dei dati.
La votazione
Gli eurodeputati si sono pronunciati sulla nuova direttiva sul diritto di autore e hanno appprovato in plenaria il testo negoziato in precedenza con Consiglio e Commissione europea. Dei 658 parlamentari presenti 348 si sono espressi a favore della riforma, 274 hanno votato per il no mentre 36 si sono astenuti dal voto. Inoltre più di 90 europarlamentari non si sono presentati alla votazione.
Per quanto riguarda i rappresentanti dell’Italia in Europa la Lega e il M5S si sono espressi per il no, con loro anche S&D, i Verdi e Ecr. Mentre hanno votato a favore della riforma la maggioranza del PD, Forza Italia e Ecr. L’ultimo step prima che la proposta diventi ufficiale è il sigillo dei 28 ministri, un atto del tutto formale. La maggioranza dei Governi ha già dato il via libera, due i Paesi che si sono astenuti e cinque i contrari, tra questi l’Italia.
Critiche all’articolo 11: i timori della piccola editoria
Il provvedimento europeo ha visto contrapposti fino alla fine gli attivisti per la libertà assoluta sul web e le lobby di editori, autori e artisti. La nuova direttiva sul Copyright si rivolge a quest’ultimo gruppo, garantendo ai creatori, agli editori e agli autori maggiore potere di negoziazione con i giganti del web. L’obiettivo è spingere questi ultimi a pagare i contenuti che vengono utilizzati dalle proprie piattaforme.
Tuttavia non tutto il mondo dell’editoria ha accolto con benevolenza la riforma. I singoli publisher infatti rischiano di avere difficoltà in termini di search engine nel caso in cui non riesca ad ottenere accordi economici con gli aggregatore di notizie. Timori che trovano riscontro anche oltre oceano, secondo l’ex chief evangelist di Apple, Guy Kawasaki, il pericolo è che riforma possa favorire le fake news.
Dalla normativa restano fuori i prestatori di servizi che non agiscono per scopi commerciali, come le enciclopedie online. Wikipedia tuttavia non ha mai nascosto la sua contrarietà alla riforma e l’ultima protesta risale proprio a ieri, quando Wiki Italia ha oscurato le sue pagine per ben 24 ore.
Critiche all’articolo 17 (ex 13)
L’ex articolo 13 della nuova normativa sul Copyright riguarda i rapporti tra i titolari dei diritti e i gestori delle piattaforme. Lo scopo di questo articolo è quello di tutelare i primi dalle violazioni messe in atto dai singoli utenti, qualora questi pubblichino su YouTube, Facebook o altre piattaforme contenuti di terzi. Alex Voss, il parlamentare europeo relatore del testo, ha specificato che saranno proprio le piattaforme a dover monitorare i contenuti pubblicati dai propri utenti, affinché non vi siano violazioni del diritto di autore.
In Italia fino a questo momento si ovviava con la notice and take dawn, l’Agcom una volta ricevuta una segnalazioni di violazione del diritto di autore si preoccupava di contattare la piattaforma per sollecitare l’eliminazione dello stesso. La principale preoccupazioni di molti web creator è che le piattaforme per evitare problemi adottino misure estreme di censura. Tanto che molti creativi hanno aderito alla campagna Copyright 4 Creativity.
Emanuela Ceccarelli