Ettore Weber, il domatore del circo Orfei sbranato dalle sue tigri

Sbranato dalle sue fedeli amiche? Azzannato dalle sue dipendenti? Tradito da coloro che gli davano il lavoro?

La storia di Ettore Weber suscita tanti interrogativi, non ultimo quello sulla natura umana e il suo istinto prevaricatore sulle altre specie, siano esse animali o vegetali.

Ettore Weber, famoso domatore del circo Orfei, una lunga carriera alle spalle, è caduto vittima della sua stessa frusta. Ieri, 4 luglio, durante le prove del suo spettacolo, le quattro tigri con cui si stava esercitando lo hanno sbranato. Ettore Weber e l’enorme tendone da circo di Marina Orfei si trovavano a Triggiano per una manifestazione organizzata dal centro commerciale BariBlu. Dopo il tragico episodio, le quattro tigri sono state poste sotto sequestro e affidate allo Zoosafari di Fasano, in provincia di Brindisi.




Sbranato dalle sue tigre, per Ettore Weber non c’è stato nulla da fare

Il 61enne Ettore Weber era un domatore esperto, tra i più noti in Italia, si esibiva lungo lo stivale insieme non soltanto alle tigri del Bengala, ma anche a cavalli, pony, bisonti e ippopotami. Ci si domanda, pertanto, come sia possibile che una delle sue tigri lo abbia aggredito proprio durante le manovre di addestramento quotidiane. Azzannato da una di esse, anche le altre si sono avventate sul corpo del domatore seguendo la prima. Per Ettore Weber non c’è stato nulla da fare nonostante i soccorsi siano repentinamente giunti a sottrarlo dalle grinfie delle tigri disobbedienti. Sul posto si sono fiondati il 118 e gli uomini della compagnia locale dei carabinieri, ma inutilmente. Le ferite erano già troppo gravi.




La tigre marionetta che corre fuori dal cerchio

Rasid NikolicLa battaglia contro il circo e lo sfruttamento degli animali è in essere da anni. Il cirque noveau, il circo senza animali, fatto da acrobati, clown, giocolieri e danzatori, si batte da anni per eliminare gli animali dai tendoni. Molte le provocazioni, tra cui quella del marionettista Rasid Nikolic che si è costruito la propria tigre e la porta nei suoi spettacoli. La tigre ammaestrata dai fili del marionettista, quella tigre che è al contempo la rappresentazione di sua madre, si anima sotto le dita di Rasid, non esegue numeri né giochi, è a briglie sciolte, corre anche fuori dal cerchio e interagisce liberamente col pubblico.

Il circo incuriosisce nonostante tutto

L’episodio evoca vari interrogativi, non solo sulle condizioni degli animali e sul perché della loro rivolta omicida.  Siamo tutti a conoscenza delle condizioni in cui sono obbligati a vivere gli animali da circo, siamo tutti consapevoli dell’ingiustizia di tali pratiche. Nonostante ciò, i tendoni si riempiono di adulti e bambini, incuriositi dall’arte del domare e desiderosi di vedere coi propri occhi specie sottratte al loro habitat. La condizione di asservimento è sostanziale nel circo, non circostanziale.

Il circo ‘classico’ come spettacolarizzazione dell’inclinazione umana ad asservire l’altro

L’episodio spinge ad una riflessione più ampia. D’altronde il circo non è altro che la spettacolarizzazione di un’inclinazione insita nella natura umana, quella di soggiogare le altre specie, siano esse animali o vegetali, per asservirle ai propri scopi. L’obbedienza di un animale fa sentire l’uomo capace di dominare il mondo. L’obbedienza della natura, cui l’uomo ambisce, sta diventando tuttavia la sua trappola autocostruita. I disastri ambientali e il cambiamento climatico, di cui l’uomo si è reso responsabile, ne sono la dimostrazione.

Allargando lo sguardo, il circo è il teatro della prepotenza umana ma anche la celebrazione delle sue capacità, quelle capacità che lo hanno portato fin qui nel percorso evolutivo. Il prossimo passo dell’evoluzione umana sarà superare quest’inclinazione? Sono suggestioni, ma è certamente riduttivo suddividere il mondo in buoni e cattivi, condannando senza contestualizzare e storicizzare un domatore azzannato nel posto di lavoro.

Giulia Galdelli

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