Etica E Fascino Del Romanzo – Perché certi romanzi hanno un fascino inesauribile? Come riescono, pur parlandoci da lontano nello spazio e nel tempo, a imporsi al nostro immaginario e alla nostra coscienza? Lo scrittore Javier Cercas ha formulato una teoria sul fascino dei romanzi considerati “classici”, suggerendo anche un possibile futuro per il genere.
La Teoria Del Punto Cieco Tra Visione E Letteratura
Come scriveva Italo Calvino: “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”. Vero, sacrosanto – diremmo. Ma come ci riesce? Da dove scaturisce in un classico questo inestinguibile potenziale di significato?
Lo scrittore Javier Cercas si è confrontato con queste domande formulando una prospettiva sul romanzo che coniuga estetica ed etica. Tale prospettiva, discussa nel 2015 durante un seminario a Oxford sul valore del romanzo come genere letterario, prende il nome di “teoria del punto cieco”.
Per la sua formulazione l’autore di Anatomia di un istante si è ispirato alla fisiologia dell’occhio. Il punto cieco, in questo contesto, è un punto sulla retina – già ipotizzato nel Seicento dal fisico Edme Mariotte – privo di recettori per la luce. Attraverso questo punto non passa alcuna informazione visiva: essa è integrata dall’altro occhio (i punti ciechi infatti non coincidono) e, soprattutto, dal cervello.
Secondo Cercas, i romanzi considerati “classici” sono accomunati dalla presenza di un punto cieco, una lacuna di informazione che soltanto chi legge può integrare. Questa lacuna è una domanda morale indecidibile che fa appello all’individualità del lettore. Non esiste risposta univoca: essa dipende da come si attraversa la vicenda e da come ci si lascia attraversare dalla narrazione.
Etica E Fascino Del Romanzo: Uno Strumento D’Indagine Dell’Umano
Nella prospettiva qui presentata:
Il romanzo non è un intrattenimento (o non è solo questo); è uno strumento di indagine esistenziale, un utensile per la conoscenza di ciò che è umano.
Questo utensile funziona non semplificando la realtà bensì complicandola, cioè presentandola in una varietà di sfaccettature che la rendono più profondamente pensabile. A consentirglielo sono le strategie di ambiguità e ironia, ma anche una struttura formale flessibile, adatta a una pluralità di stili e registri. Queste caratteristiche, secondo Cercas, caratterizzerebbero i romanzi del punto cieco fin dal capostipite, il Don Chisciotte di Cervantes. Esse si ritroverebbero in romanzi come, ad esempio, Moby Dick di Melville, I fratelli Karamazov di Dostoevskij, La città e i cani di Vargas Llosa. Se un romanzo è diventato il tuo classico, un leitmotiv per la tua vita, è molto probabile che condivida a sua volta questi tratti peculiari.
Dove Va Il Romanzo?
Ora, secondo Cercas l’unico obbligo del romanzo come genere “consiste nell’ampliare la conoscenza di ciò che è umano”. Il romanzo deve sempre e solo preservare le domande fondamentali dalle risposte tassative. In altri termini,
I romanzi servono, prima di tutto, a far vivere il tempo, a renderlo più intenso e meno comune, ma servono soprattutto a cambiare il modo di percepire del lettore; vale a dire: servono a cambiare il mondo.
Tutto ciò, almeno ai lettori accaniti, risulterà senz’altro entusiasmante. Tuttavia, in un mondo in cui si legge sempre meno, sembra legittimo chiedersi: non sarà una battaglia di retroguardia?
Forse no.
Come nota Cercas, “il romanzo ha bisogno di essere nuovo per dire cose nuove; ha bisogno di cambiare per cambiarci: per farci diventare ciò che non siamo mai stati“. Il romanzo, cioè, per continuare a portare alla luce inediti frammenti di esistenza, deve rimanere coerente con le proprie origini di genere “bastardo” e onnivoro.
E se, senza che ce ne accorgessimo, il romanzo – come genere delle domande indecidibili e dell’indagine dell’umano – avesse già stipulato alleanze inedite?
Oltre Il Cinema: Videogiochi E Serie Tv Come Eredi Del Romanzo
Di certo lo ha fatto con il cinema, che fa tesoro di tecniche narrative sempre più sofisticate per porre domande non di rado scottanti.
Ma lo sta facendo anche, sempre di più, proprio con quelle forme narrative che nella vulgata lo deprederebbero di consistenti porzioni di pubblico.
Infatti, perché è così vivace il dibattito sulla dignità artistica di videogiochi come Dark Souls e di serie tv come Breaking Bad? Perché essi spingono i fruitori ad attraversare la narrazione mettendo alla prova le proprie doti cognitive e morali, vivendo un’esperienza non solo estetica ma etica. Così facendo, essi consentono di colonizzare territori e modalità dell’umano inesplorati. E, in continuità con le domande e le strutture del romanzo della tradizione letteraria, si configurano esattamente come narrazioni del punto cieco.
Valeria Meazza