Brutta disavventura per Ammar Nayare un ragazzo aggredito brutalmente dalla polizia presso la Central Station di Amsterdam, perché scambiato per uno scippatore: l’unica colpa del giovane in realtà è stata quella di aver corso per non perdere il treno. Si prospetta un nuovo caso di ethnic profiling; ancora un adolescente appartenente ad una minoranza etnica, scambiato per delinquente, atterrato e picchiato senza un perché, solo per pura presunzione.
Il timore che possano verificarsi attentati e l’elevato tasso di microcriminalità, contribuiscono a creare una vera e propria ossessione che mette in allerta tutti e prima di tutti le forze dell’ordine del mondo intero: in virtù di questa giustificata psicosi, le sembianze fisiche di Ammar, di origine nordafricana, hanno fatto pensare che potesse essere necessariamente un figuro sospetto.
Una volta fermato, i poliziotti hanno intimato al ragazzo di togliere le mani dalle tasche e al suo rifiuto, hanno pensato bene di assestargli un colpo talmente forte da farlo cadere e procurargli ferite al volto.
È scattato immediatamente l’arresto così come nell’immediato è arrivata la decisione di rilasciarlo: effettivamente non c’era alcun presupposto per la carcerazione. L’episodio ha dato il via alle giuste polemiche e la polizia di Amsterdam non ha potuto esimersi dalle pubbliche scuse, dichiarando apertamente di aver commesso un terribile errore. Nemmeno il rifiuto di togliere le mani dalle tasche avrebbe costituito un valido motivo per procedere ad una perquisizione e all’arresto, tantomeno per giustificare le percosse.
Le autorità hanno diramato un comunicato, in cui fanno sapere che contatteranno direttamente il giovane per fargli le scuse personalmente. Intanto l’avvocato del ragazzo aggredito ha sporto denuncia.
Ethnic profiling è la “definizione dei profili etnici” nell’ambito della società civile, una sorta di identikit disegnato sulla razza di appartenenza. Uno strumento nato per supportare, in questo difficile momento storico, il lavoro delle forze dell’ordine. In realtà senza volerlo, perché mai vorremmo dubitare della buona fede di chi ha avuto tale pensata, diventa spesso un mezzo discriminatorio. Come si può pensare di associare un’etnia ad una qualsiasi forma di delinquenza e non sfiorare la soglia del razzismo? Non è unico il caso di Ammar, fermato e perquisito solo perché le sue sembianze parlavano per lui: troppo spesso la cronaca ci narra di fatti di ethnic profiling. A volte succede che questo strumento, se così può essere definito, venga messo nelle mani di personaggi senza scrupoli e in tal caso le cose peggiorano notevolmente. È tristemente noto il recente caso del ragazzo di colore arrestato a Parigi durante una manifestazione, picchiato da quattro poliziotti e sodomizzato da uno di loro: nel caso specifico non sono nemmeno arrivate le scuse, trattandosi di “incidente”, come lo stesso militare accusato ha affermato. Le autorità, invece, hanno promesso che giustizia sarà fatta e che le norme legate all’ethnic profiling saranno riviste.
Fanno riflettere le parole con cui Ammar chiude il post pubblicato sul suo profilo Facebook in cui descrive il fermo subito:
” Se vedete giovani che corrono per prendere il treno, fermateli e picchiateli senza fare domande. La polizia fa così e loro proteggono l’Olanda giusto? “(traduzione)