Al-Zawahiri, leader di al Qaeda, ha pubblicato, come ogni anno, il suo video d’incitamento per il mese di Ramadan.
Mentre leggo la traduzione dei suoi annunci mi accorgo di una cosa. Il suo linguaggio, o meglio, il succo profondo del suo discorso, mi ricorda qualcosa a cui ormai siamo ben abituati. Impiego qualche istante a comprendere: mi ricorda i proclami sovranisti o estremisti di molte forze politiche in Europa e Stati Uniti. Vorrei quindi usare il messaggio di Al-Zawahiri come pretesto per tracciare alcuni punti che rendono simili estremismo e fondamentalismo.
Lo stile
Al-Zawahiri, nel video, già sparito dalla rete, è rilassato. Parla con tono informale, a tratti sorride. Non è ciò a cui siamo abituati ma è un dettaglio che ritroviamo, di frequente, nei video di reclutamento dello stesso Stato Islamico. Come uno youtuber, o più semplicemente come Matteo Salvini, Al- Zawahiri invita alla condivisione del video tramite i social. Al Qaeda, infatti, così come lo Stato Islamico, possiede una grandissima quantità di canali online. La sua comunicazione è spesso enormemente efficace poiché tali siti sono gestiti da professionisti, non affiliati al gruppo, che rendono un ottimo servizio alla sua propaganda.
Così come i gruppi estremisti, anche il fondamentalismo islamico ha ben compreso l’importanza e, soprattutto, il metodo di utilizzo di internet e, in seconda battuta, dei social. Trump e Salvini sono due esempi perfetti quando si vuole indicare quanto l’estremismo sia ben posizionato a sul web.
Un’altro piccolo segnale di somiglianza riguarda una questione tutta concettuale. I due movimenti presi in esame sono infatti caratterizzati dall‘impossibilità di poter accettare un’opinione diversa dalla loro. Non si tratta di una scelta strategica bensì di una questione strutturale. Se questi due movimenti accettassero le differenti opinioni, allora, dovrebbero accettare anche il compromesso. Il compromesso, però, può essere eseguito solo da “forze” che, di base, sono in grado di stare in piedi da sole. L’estremismo e il fondamentalismo, però, una volta poste davanti ad altre voci discordanti, si mostrano, finalmente, come qualcosa d’indimostrabile, ridicolo e traballante. Estremismo e fondamentalismo funzionano solo se intorno a loro c’è il silenzio.
Le radici
Altro punto in comune è l’estenuante rimando, costante, a tradizioni, antiche leggi e splendori ancestrali. Certo, per il fondamentalismo è ovvio che sia così. Ma l’estremismo che motivo ha di farlo? L’estremismo, essendo un qualcosa che, come già detto, non sarebbe in grado di “stare in piedi” nella competizione regolare, ricerca disperatamente una qualsiasi legittimità.
La legittimità più semplice di tutti la troviamo nella storia, poiché inerme e facilmente manipolabile quando nessuno la conosce. Proclamarsi quindi difensori di una ben non precisata cultura turca, italiana, argentina, francese o svizzera garantisce un successo sicuro. Ci saranno sempre persone affascinate da una simile retorica. Persone che si sentiranno finalmente speciali per il semplice fatto di appartenere alla “meglio cultura“.
L’appello alle tradizioni, da solo, è però difficile da gestire. Cosa recuperare? Quanto recuperare? Perché? Può un simile appello non rivelarsi un semplice mezzo strumentale? Ovviamente sì. Ecco quindi che si torna alla motivazione posta precedentemente. L’estremismo necessita di ignorare qualsiasi altra opinione. Non può reggere il confronto e dunque lo rifiuta sciogliendolo nella violenza, nelle urla o nel semplice slogan.
Una piccola conclusione
Non è poi una grande novità che estremismo e fondamentalismo siano così simili. Tuttavia è sempre importante ricordarlo. E’ necessario ricordarlo perché, nonostante queste somiglianze, tutti gli estremismi sono nemici, così come tutti in fondamentalismi. L’alleanza sovranista voluta da Salvini, ad esempio, quanto tempo potrà durare prima che qualcuno si accorga che nessuno di loro è disposto al confronto?
Andrea Pezzotta