Estratto il DNA antico dai calchi di Pompei: un nuovo sguardo su vita e relazioni delle vittime dell’eruzione del 79 d.C.

DNA antico dai calchi di Pompei

In un’innovativa impresa scientifica che apre una nuova era nello studio della storia antica, un team di ricercatori è riuscito per la prima volta a estrarre e analizzare frammenti di DNA antico dai calchi di Pompei. Questi calchi, creati per conservare le forme dei corpi delle persone e degli animali intrappolati dalla devastante eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., erano stati sinora considerati principalmente come preziose testimonianze visive. Ora, grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento genetico e alle analisi scientifiche, possono rivelare informazioni dettagliate sulla genetica, sulle malattie, e sulle parentele di queste persone, offrendo una nuova prospettiva sulla loro vita e sulle loro origini.

La sfida di estrarre il DNA antico dai calchi di Pompei

L’estrazione di DNA antico da calchi di gesso rappresenta una sfida senza precedenti. Questi calchi, che derivano dalla colata di gesso liquido in vuoti lasciati nei depositi di cenere vulcanica dai corpi delle vittime, sono stati realizzati da Giuseppe Fiorelli a metà del XIX secolo. Sebbene i calchi conservino le forme dei corpi, il materiale genetico risulta normalmente decomposto e deteriorato per via delle condizioni ambientali estreme. Tuttavia, grazie alle tecniche di estrazione avanzata sviluppate negli ultimi decenni, i ricercatori sono riusciti a recuperare materiale genetico sufficiente per effettuare un’analisi approfondita.

Il professor David Caramelli, antropologo dell’Università di Firenze e uno dei membri principali del progetto, ha spiegato che i ricercatori hanno esaminato 14 calchi, ma soltanto in sette casi sono riusciti a estrarre DNA leggibile. Questa limitata percentuale di successo è attribuibile alle condizioni di conservazione del DNA, che in molti casi era troppo frammentato per essere analizzato in modo utile. “È la prima volta che si riesce a estrarre materiale genetico dai calchi di gesso”, ha dichiarato Caramelli, sottolineando l’importanza di questa scoperta.

Dati genetici e diversità degli abitanti di Pompei

L’analisi genetica dei campioni ha rivelato dati sorprendenti e inediti sulla composizione genetica della popolazione di Pompei prima della catastrofica eruzione. Secondo i risultati, gli abitanti presentavano una variabilità genetica significativa, con tracce di origine mediterranea che suggeriscono una popolazione composta da gruppi etnicamente diversi. Alcuni di questi individui presentano affinità genetiche con popolazioni del Mediterraneo orientale, evidenziando come Pompei fosse probabilmente un crocevia di scambi culturali e commerciali.

Questi dati si inseriscono in un contesto storico più ampio, in cui Pompei attirava viaggiatori e residenti da diverse aree del bacino mediterraneo. Grazie alla sua posizione strategica e al suo status di snodo commerciale, la città ospitava popolazioni che oggi possiamo considerare multiculturali. L’analisi del DNA antico rivela una miscela eterogenea di linee genetiche, dimostrando che le popolazioni dell’epoca non erano statiche ma in costante movimento e interazione.

Nuove scoperte sulle relazioni di parentela e sui ruoli di genere

Oltre a fornire informazioni sulle origini geografiche, i dati genetici recuperati dai calchi di Pompei offrono anche nuove prospettive sulle strutture familiari e sulle relazioni di parentela all’interno della popolazione dell’epoca. In passato, la disposizione dei corpi è stata spesso interpretata come indicativa di nuclei familiari o relazioni di parentela dirette, ma i dati genetici rivelano una realtà più complessa e sfumata. Alcuni dei corpi trovati vicini l’uno all’altro non sono geneticamente imparentati, suggerendo che non tutte le persone intrappolate insieme fossero membri della stessa famiglia.


Questi risultati contraddicono alcune teorie precedenti, aprendo la strada a una comprensione più articolata delle relazioni sociali e dei legami tra gli abitanti di Pompei. Le relazioni di parentela non sembrano essere l’unico criterio che univa le persone intrappolate insieme, il che potrebbe indicare che gli abitanti di Pompei vivevano in strutture sociali e domestiche diversificate. Ad esempio, potrebbero esserci stati gruppi di persone che vivevano e si aiutavano reciprocamente anche senza legami di sangue, riflettendo una dinamica sociale più varia rispetto a quanto si era supposto.

Malattie e condizioni di salute degli antichi pompeiani

Un altro aspetto di notevole interesse emerso dall’analisi del DNA riguarda lo stato di salute e le malattie diffuse tra gli abitanti di Pompei. Sebbene lo studio si trovi ancora nelle sue fasi iniziali, alcune sequenze genetiche indicano la presenza di marker associati a malattie comuni nell’antichità, come le infezioni ossee o le carenze vitaminiche. I segni di queste malattie, se confermati, potranno rivelare ulteriori dettagli sulla vita quotidiana e sulle sfide che gli abitanti affrontavano in termini di alimentazione e condizioni igieniche.

Pompei, come molte altre città antiche, non disponeva delle moderne tecniche di conservazione e preparazione degli alimenti, rendendo gli abitanti vulnerabili a malattie nutrizionali. Le evidenze genetiche di disturbi come l’anemia, ad esempio, potrebbero fornire nuovi spunti sulle condizioni di vita e di lavoro degli abitanti, nonché sulle carenze nutrizionali a cui erano esposti.

Innovazione tecnologica e futuro della ricerca archeologica

Questa scoperta rivoluzionaria non solo svela nuovi dettagli sulla vita e sulla salute degli abitanti di Pompei, ma rappresenta anche un passo significativo per l’archeologia e la ricerca genetica. Le tecniche di estrazione e analisi del DNA antico si sono evolute rapidamente, permettendo di recuperare informazioni genetiche da materiali estremamente compromessi. Questo progresso potrebbe aprire la strada a ricerche simili su altre popolazioni antiche sepolte in condizioni estreme, come le mummie egizie o i resti umani congelati nelle regioni artiche.

L’impiego del sequenziamento del DNA antico in archeologia permette di far luce su aspetti della vita quotidiana e delle interazioni sociali che difficilmente emergerebbero dalle sole evidenze materiali. La possibilità di comprendere le connessioni genetiche tra individui di antiche civiltà ci avvicina alla comprensione diretta delle loro vite, delle loro malattie e delle relazioni sociali, superando i limiti delle tradizionali indagini archeologiche.

Un nuovo capitolo per lo studio di Pompei e dell’antichità

La scoperta del DNA antico nei calchi degli abitanti di Pompei segna un capitolo rivoluzionario nella storia dell’archeologia. Per la prima volta, le vittime di uno degli eventi più devastanti dell’antichità possono “raccontare” la propria storia non solo attraverso i loro resti fisici, ma anche attraverso il loro patrimonio genetico. I dati ottenuti consentono di rivalutare le dinamiche sociali e familiari di una comunità, rivelando una struttura sociale ricca e complessa.

Pompei, sepolta e preservata dall’eruzione del Vesuvio, continua a sorprendere il mondo con nuove scoperte, ricordando l’importanza di preservare il patrimonio culturale e di investire nella ricerca scientifica.

 

 

Patricia Iori

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