Estradizione di Assange: decisione rimandata, la battaglia legale continua

Estradizione di Assange

Estradizione di Assange rimandata. Dopo una lunga battaglia legale, che va avanti da ormai oltre un decennio, sembrava che l’ultimo passo fosse ormai compiuto.
Ma la decisione dell’Alta Corte ha sorpreso tutti: Julian Assange non sarà estradato (per ora)
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Assange non sarà estradato, almeno per ora. Così ha deliberato l’Alta Corte inglese, che il 20 e il 21 febbraio scorsi ha tenuto l’ultima udienza del processo, per decidere se accogliere la richiesta della difesa di appellarsi contro l’estradizione del giornalista e fondatore di WikiLeaks.

Estradizione di Assange rimandata: cosa succede ora?

L’Alta Corte ha concesso agli Stati Uniti tre settimane di tempo per fornire garanzie soddisfacenti sul rispetto dei diritti umani del giornalista. In particolare, il Regno Unito chiede che sia autorizzato a fare affidamento sul Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, non pregiudicato in giudizio a causa della sua cittadinanza, e che la pena di morte non sia considerata.




In diverse occasioni, gli esperti hanno dichiarato che, a causa delle sue gravi condizioni psicofisiche, l’estradizione avrebbe potuto significare la morte per Assange. Tra queste la Relatrice ONU per la Tortura, che ha parlato anche dell’incompatibilità dell’estradizione con la tutela dei diritti umani.

Julian Assange soffre di un disturbo depressivo di lunga data e ricorrente. Viene valutato come a rischio di suicidio.
Negli Stati Uniti deve affrontare numerose accuse, anche ai sensi dell’Espionage Act del 1917 per presunti rilasci illegali di cablogrammi e documenti diplomatici e di altro tipo tramite WikiLeaks.

Se estradato, potrebbe essere detenuto in isolamento prolungato in attesa del processo, o come detenuto. Se condannato, potrebbero essergli inflitti fino a 175 anni di carcere.
Il rischio di essere messo in isolamento prolungato, nonostante il suo precario stato di salute mentale, e di ricevere una condanna potenzialmente sproporzionata, solleva interrogativi sul fatto che l’estradizione del signor Assange negli Stati Uniti sia compatibile con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani.

Inoltre, come Edwards aveva dichiarato, le attuali garanzie date dagli USA non hanno alcun valore vincolante.

Le assicurazioni diplomatiche di un trattamento umano fornite dal governo degli Stati Uniti non sono una garanzia sufficiente per proteggere il signor Assange da tale rischio.
Non sono giuridicamente vincolanti, sono limitati nella loro portata e la persona che le assicurazioni mirano a proteggere potrebbe non avere alcun ricorso se vengono violate

Se, quindi, gli Stati Uniti daranno sufficienti rassicurazioni ai giudici del Regno Unito, ci sarà un’ulteriore udienza programmata per il 20 maggio.
Tuttavia, l’estradizione potrebbe anche essere garantita senza passare tramite un’udienza.

Inoltre, se l’appello sarò concesso, i legali non potranno presentare materiale aggiuntivo al loro ricorso.

Un’odissea che dura da oltre un decennio

Dalla fondazione di WikiLeaks, nel 2006, il giornalista australiano Julian Assange e il suo staff hanno ricevuto documenti classificati da whistleblowers e fonti da ogni parte del mondo.

Hanno pubblicato file riguardanti banche fraudolente, crimini di guerra, politici corrotti, torture nel carcere di Guantanamo, casi di spionaggio illegale. E persino migliaia di cablo riguardanti la diplomazia statunitense, il cosiddetto “Cablegate”, e documenti riguardanti i pericolosi programmi per la CIA per la sorveglianza illegale. Una pubblicazione di tale portata che, ancora oggi, è ricordata come “la più grande fuga di notizie della storia della CIA”. E per la quale, solo pochi giorni fa, il presunto whistleblower, Joshua Schulte, è stato condannato a 40 anni di carcere.

Ma, proprio a causa di queste rivelazioni, che andavano a scavare in profondità dietro le quinte della politica e della guerra, Julian Assange ha dovuto pagare un prezzo altissimo.
Minacce di morte provenienti dalle più alte sfere della politica, campagne di discredito e disumanizzazione, una vera e propria persecuzione.

Dopo aver affrontato, nel 2010, due accuse di stupro in Svezia (accuse che non giungeranno mai a uno stadio successivo a quello delle indagini preliminari), gli USA richiedono la sua estradizione. L’accusa è quella di aver complottato insieme all’ex analista dell’intelligence, Chelsea Manning, per ottenere e pubblicare documenti riservati sui crimini di guerra in Iraq e Afghanistan.
Di conseguenza, nel 2012, il giornalista chiede e ottiene asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador, a Londra.




Qui, rimane per sette anni rinchiuso in un piccolo appartamento, senza mai poter varcare la soglia. Come si scoprirà in seguito, all’interno dell’edificio è sorvegliato 24 ore su 24 da un’agenzia di sicurezza spagnola, UC Global, la quale collabora con i servizi segreti statunitensi.
In particolare, vengono ripresi e registrati i colloqui privati con gli avvocati, nel tentativo di scoprire la sua strategia di difesa.
Inoltre, poco dopo la pubblicazione dei documenti riguardanti i programmi della CIA, l’allora capo dell’agenzia, Mike Pompeo, richiese e discusse piani per assassinare o rapire Assange all’interno dell’ambasciata.

Nel 2019, a causa di un cambio di politica dell’Ecuador, l’asilo politico di Assange viene revocato, le forze dell’ordine inglesi ricevono l’ordine di prelevare e arrestare il giornalista.
Assange viene quindi trasferito nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, anche detto “la Guantanamo inglese“.
Qui, rimane per gli ultimi 5 anni, in una cella di 2 metri per tre dove passa dalle 21 alle 23 ore ogni giorno.

Secondo i medici che, negli anni, lo hanno visitato, Julian Assange riporta tutti i sintomi dell’isolamento forzato e della tortura psicologica, soffre di depressione e ha dei forti istinti suicidari.
In seguito, gli vengono diagnosticati anche un disturbo dello spettro autistico e una forma precoce di osteoporosi, che gli causa frequenti fratture. Non è stato infatti presente durante l’ultima udienza a causa di gravi problemi di salute tra cui una costola rotta, che sarebbe il risultato di una tosse molto forte.

Nel frattempo, Assange rimarrà nella sua cella nel carcere di Belmarsh.

Giulia Calvani

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