Nessun contrordine, l’ipotesi quasi universalmente accettata sull’estinzione di massa che 66 milioni di anni fa cancellò i dinosauri resta quella che fu causata dell’impatto del grosso meteorite che colpì la penisola dello Yucatan, dando origine all’enorme cratere di Chicxulub e soprattutto al conseguente raffreddamento provocato dall’opacizzazione dell’atmosfera. Quello che cambia con il nuovo studio condotto dal team di ricercatori del Professor Kunio Kaiho dell’Università di Tohoku (Giappone) e pubblicato su Nature, è il rapporto tra estinzioni di massa, avvenute ed eventuali, e impatti da corpi celesti, in parole povere lo studio afferma che non basta un enorme meteorite per provocare un tale cambiamento climatico globale, deve colpire anche al posto giusto (o forse sarebbe più giusto dire sbagliato).
Se i dinosauri potessero parlare il loro commento sarebbe “posto sbagliato e tempo sbagliato” addirittura secondo lo studio giapponese solo il 13% della superficie terrestre aveva le caratteristiche per innescare un’estinzione di massa a seguito dell’impatto, purtroppo (per i dinosauri e fortunatamente per noi visto che la loro scomparsa è stata propedeutica all’emergere dei mammiferi) il cratere Chicxulub si trova in una di quelle zone, se il meteorite avesse colpito un punto qualsiasi del restante 87% della superficie terrestre non avrebbe provocato un cambiamento climatico globale di tale portata.
Lo studio su estinzioni di massa e meteoriti
Il titolo dice tutto “Site of asteroid impact changed the history of life on Earth: the low probability of mass extinction” non credo ci sia bisogno di tradurlo, e dice quello che ho appena esposto, arrivando alla conclusione che la probabilità di un’estinzione di massa da impatto è bassa. Purtroppo per i dinosauri quella zona dello Yucatan è ricca di idrocarburi e zolfo, le simulazioni al computer del professor Kaiho e colleghi mostrano che solo un impatto in zone molto ricche di questi elementi creerebbe quel micidiale aerosol. Si tratta essenzialmente delle aree costiere (infatti è ben noto che il cratere Chicxulub è in parte sul fondo del mare) che in quel periodo erano ricche di sedimenti organici, soprattutto a causa della proliferazione delle alghe e del depositarsi di rocce sedimentarie, l’enorme calore dell’impatto trasformò questi sedimenti organici in fuliggine che andò ad oscurare la stratosfera.
Se l’asteroide avesse colpito un punto meno ricco di questo tipo di materiali la quantità di fuliggine nella stratosfera non sarebbe stata abbastanza da causare i cambiamenti climatici stimati che sono davvero impressionanti: raffreddamento globale tra gli 8-11°C, raffreddamento della terra tra i 13-17°C, una diminuzione delle piogge tra il 70 e l’85% e una diminuzione della temperatura degli oceani tra i 5-7°C (fino a 50 m, la diminuzione della temperatura dei mari fu più importante a basse profondità). Solo le aree in giallo e quelle in viola nella figura sono quelle in cui l’impatto avrebbe scatenato un’estinzione di massa.
Roberto Todini