Si parla spesso dell’estinzione dei dinosauri, soprattutto da quando si è consolidata la spiegazione relativa all’impatto con un meteorite, eppure il mammut è un animale preistorico quasi altrettanto iconico che, a differenza dei molto più antichi sauri, ha convissuto con l’uomo,
Innanzitutto va premesso che sono esistite molte specie di mammut che altro non erano che dei grossi elefanti (ma esistono anche varietà “nane”) con grosse zanne, ma quando si pensa ai mammut l’immaginazione di noi tutti va automaticamente al Mammuthus primigenius, cioè alla sua versione lanosa, eccezionalmente adattata al clima estremamente ostile dell’era glaciale. Lo studio di cui arriva notizia dall’Università di Helsinki getta nuova luce proprio sull’estinzione dei mammut lanosi, in particolare di quella che già si sapeva essere la loro ultima popolazione, quella sopravvissuta nell’isola artica di Wrangel (mar della Siberia orientale) fino a 4000 anni fa quindi ben oltre la fine della glaciazione.
La ricerca è stata pubblicata su Quaternary Science Reviews e il titolo suggerisce il nocciolo di quanto scoperto tramite l’esame isotopico dei resti “Thriving or surviving? The isotopic record of the Wrangel Island woolly mammoth population” per chi non avesse dimestichezza con l’inglese: la domanda s traduce in “sopravvivenza o prosperità?” perché da quanto scoperto dal team della dr. Laura Arppe del museo finlandese di storia naturale Luomus dell’Università di Helsinki sembrerebbe che l’ambiente non fosse degradato, né che lo fosse il cibo. Inoltre l’esame dei resti di mammut ha mostrato che quelli dell’isola di Wrangel avevano subito una mutazione del metabolismo rispetto al mammut lanoso siberiano dell’era glaciale che faceva molto affidamento sulle proprie riserve di grasso, mentre questi mammut sembra non ne avessero bisogno.
La conclusione è che la scomparsa di questa ultima popolazione e dunque l’estinzione dei mammut debba essere stato un evento relativamente improvviso, frutto di eventi traumatici e non un lento declino. Le ipotesi sulle cause avanzate del team finlandese comprendono un peggioramento di qualità dell’acqua dolce (sono stati trovati alti livelli di stronzio e zolfo nelle ossa, causati dall’erosione degli agenti atmosferici sul letto roccioso), poi paradossalmente l’alzarsi delle temperature post glaciali portò a maggiori piogge che a contatto col terreno (stiamo sempre parlando dell’artico) ghiacciarono rendendo il cibo più difficile da raggiungere, non è escluso che anche la componente umana abbia inciso nell’estinzione dei mammut dell’isola di Wrangel, ma è estremamente improbabile trovarne testimonianza. Infine come sempre per una popolazione animale isolata è probabile che quello stesso isolamento che sul breve e medio periodo può essere una salvezza a lungo andare avesse indebolito il patrimonio genetico.
Se c’è una lezione da trarne è che cercare di proteggere specie in declino proteggendo piccole popolazioni isolate tra loro è intrinsecamente più difficile.
Roberto Todini