Estinzione dei dinosauri: l’asteroide killer provocò due anni di tenebre

cratere Chicxulub

Da quando per la prima volta nel 1979, osservando che gli strati geologici relativi al periodo dell’estinzione dei dinosauri hanno una concentrazione di iridio assolutamente inusuale per la Terra (è invece presente in abbondanza in molti meteoriti recuperati), venne avanzata l’ipotesi dell’asteroide per spiegare l’estinzione dei dinosauri avvenuta circa 65 milioni di anni fa (a proposito la differenza tra asteroide e meteorite è che quest’ultimo è ciò che rimane di un piccolo asteroide precipitato a terra dopo che si è parzialmente consumato nell’atmosfera) molti sono stati gli studi in proposito. Prima l’ipotesi non era certo maggioritaria, tutto cambiò quando finalmente si individuò l’enorme cratere di Chicxulub, non era facile da individuare perchè parte è sotto il mare davanti la penisola dello Yucatan. Il nuovo studio ancora non è stato nemmeno pubblicato su una rivista scientifica, uscirà a breve su Proceedings of the National Academy of Sciences, ma i fatti salienti sono già stati anticipati sul sito ufficiale di chi l’ha condotto, il National Center for Atmosferic Research (NCAR).




Lo studio non fa che confermare, grazie a simulazioni al computer, l’ipotesi che davvero l’impatto di un corpo di quelle dimensioni (circa 10-12 km di diametro) provocherebbe qualcosa di simile a un inverno nucleare, cioè riempirebbe l’alta atmosfera di tanta fuliggine da oscurare la luce dal sole per un lungo periodo, lo studio per la precisione parla di due anni di tenebre, dunque temperature basse e fotosintesi azzerata o quasi, con relativa morte delle piante e niente cibo per i grandi dinosauri erbivori (e di conseguenza per i carnivori che di questi si nutrivano) portando all’estinzione dei dinosauri che avevano dominato la Terra per circa 180 milioni di anni (tutto il mesozoico, di cui il cretaceo è l’ultima parte).
L’impatto
12 km sembrano pochi rispetto alle dimensioni della Terra, ma ragionate in termini di energia rilasciata, pensate a un corpo roccioso di 12 km a quante tonnellate equivale e immaginate che vuol dire accelerarlo alla velocità con cui un corpo precipita a terra. L’impatto liberò un’energia pari a 190 mila gigatoni.  Facciamo un confronto, il più potente ordigno nucleare mai fatto detonare, la bomba zar, deflagrò con una potenza di poco più di 50 megatoni, cioè un ventesimo di gigatone, dunque l’impatto dell’asteroide che ha creato il cratere di Chicxulub fu 190mila x 20 volte più potente del più potente ordigno nucleare.




Ovviamente ci fu uno tsunami devastante, mentre la Terra letteralmente fuse e bollì con un meccanismo davvero interessante e terrificante, l’impatto sollevò enormi quantità di roccia vaporizzata lanciandole in alto, queste si condensarono in piccole particelle chiamate sferule che sono piovute in gran quantità, ma cadendo si sono a loro volta di nuovo riscaldate e quindi questa pioggia di piccole rocce incandescenti ha fatto bollire il terreno e appiccato incendi ovunque. Dov’è la prova e perchè non ho usato il condizionale? Perché gli scienziati le sferule le hanno effettivamente trovate, sono diffuse in tutto il mondo, sempre negli strati geologici relativi a quel periodo.
Le tenebre e il freddo
Ovviamente le particelle pesanti sono ricadute a terra molto prima, quello che ha provocato questa specie di inverno nucleare sono proprio le fuliggini generate dai massivi incendi diffusi su tutta la Terra. Già studi precedenti avevano stimato la quantità grazie alle rimanenze negli strati geologici, la novità del presente studio è che i computer diventano sempre più potenti, infatti i dati per costruire le simulazioni sono stati immessi nel CESM un modello creato per studiare i cambiamenti climatici messo a disposizione degli scienziati di tutto il mondo che operano nel settore. Oggi si stima che la quantità di fuliggine innalzata fu di 15 mila milioni di tonnellate, bene le simulazioni mostrano che sarebbe bastato un terzo di quella quantità per bloccare la fotosintesi per un anno e non dimentichiamoci che buona parte delle piante sulla terraferma già furono perdute negli incendi.



Le polveri riscaldate dai raggi del sole invece di ricadere sarebbero state sollevate più in alto, quindi l’oscurità in realtà nel breve periodo dopo l’impatto peggiorò prima di migliorare. Nel periodo peggiore prima che i cieli iniziassero a schiarirsi la visibilità sarebbe stata pari a quella di una notte con Luna piena.
Infine le temperature, e già poveri dinosauri perché come se non bastasse la mancanza di cibo per l’arrestarsi della fotosintesi per un periodo che va dall’anno e mezzo ai due anni ovviamente anche le temperature precipitarono, le simulazioni indicano una spaventosa diminuzione di 28° per le temperature sulla terraferma e di 20° per quelle dei mari.

Fonte immagine: www.dailymail.co.uk

Roberto Todini

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