Da Terenzio alla modernità: essere padri nel 2025. Com’è cambiata la figura paterna e la sua influenza nella famiglia: se vogliamo la parità dobbiamo ridefinire la struttura famigliare.
[…] gli concedo, lascio correre, non ritengo necessario che faccia tutto come voglio io e poi, quelle ragazzate che gli altri fanno di nascosto dal padre ho abituato mio figlio a non nascondermele. Perché chi avrà l’abitudine di mentire a suo padre, o avrà il coraggio di ingannarlo, tanto più lo avrà con gli altri. Sono convinto che sia meglio frenare i figli col rispetto e con l’indulgenza piuttosto che con la paura.
Su questo mio fratello non è d’accordo con me, non gli va. E spesso viene da me e grida: «Che fai, Micione? Perché mi rovini quel ragazzo? Perché fa l’amore? Perché si ubriaca? Perché favorisci tutto questo spesandolo? Perché sei così generoso nel vestirlo? Sei davvero una pappamolla!»
Lui come padre è troppo severo, al di là del giusto e del lecito, e, a mio avviso, si sbaglia di grosso se crede che l’autorità basata sulla forza sia più salda e sicura di quella ottenuta con l’affetto. […] Questo è il compito di un padre, abituare suo figlio ad agire onestamente da solo, anziché per paura degli altri: è questa la differenza che c’è tra il padre e il padrone.
Tratto da: Adelphoe, Publio Terenzio Afro; Atto 1.
Questo è un estratto dall’atto primo degli Adelphoe, una commedia in cui Terenzio presenta una visione del rapporto tra padre e figlio in netto contrasto con quella del Mos Maiorum romano: Adelphoe racconta la storia di due padri e due figli, rispettivamente Demea e Micione, Ctesifone ed Eschino; Micione è un uomo dalla mentalità aperta e secondo questa visione educa il figlio: reciproca fiducia e liberalità sono alla base della loro relazione. Demea dal canto suo educa Ctesifone secondo il metodo tradizionale, dunque, il costume degli antenati e l’esercizio della patria potestas, l’autorità paterna.
Molteplici vicissitudini portano Eschino a rapire una citarista, Bacchide, per conto del fratello che si è innamorato di lei e che per terrore del padre non ha mai osato nulla per realizzare questo amore.
Demea scopre tutto: e sfoga la sua rabbia contro il fratello, accusandolo di avergli rovinato e corrotto i figli. La narrazione procede verso un finale ambiguo: non si comprende infatti se Terenzio voglia dare ragione ad uno o all’altro, dal momento che in una delle ultime scene dove prevale lo scompiglio familiare, rimane in dubbio il messaggio della commedia. Ha ragione Demea, e ciò che rappresenta, o Micione?
Terenzio indaga in maniera approfondita il rapporto tra padre e figlio in altre sue commedie, e tende sempre a promuovere un approccio educativo fondato sulla comprensione e sull’affetto reciproco, ciò che sorprende, anche solo per averlo presentato, è la modernità con cui viene affrontato il discorso su questa relazione.
Soprattutto in momenti storici come questi, in cui, almeno una parte della società, tende ad idealizzare un ipotetico ritorno alla tradizione, è necessario riproporre esempi di questo tipo: irriverenti e innovativi, dove viene messa in dubbio la concezione tipica dei rapporti familiari ed affettivi, che sotto molti aspetti possono essere considerati i pilastri fondativi delle nostre società.
Essere padri in una società in movimento
Ai giorni nostri la figura del padre ha subito cambiamenti significativi, da quella strettamente autoritaria ed identificabile in quello che viene chiamato padre-padrone ad un ruolo più coinvolto nell’educazione dei figli e, anche nell’immaginario comune, meno severo. Tuttavia, la divisione dei compiti all’interno della famiglia può ancora riflettere uno schema tradizionalistico, e dunque, non paritario: l’evoluzione sociale ha presentato modelli familiari più flessibili e meno rigidi, dove viene promosso un ruolo paterno attivo; d’altro canto l’aspettativa sociale riguardo l’educazione dei figli resta comunque una responsabilità primariamente materna.
Con paternità attiva si intende lo svolgimento da parte della figura del padre di tutti quei compiti e l’assunzione di quei ruoli, considerati tipicamente femminili; ancora oggi si utilizza “mammo” per definire un uomo che si prende cura, come ci si aspetta da una donna, dei propri figli. Resta radicata l’idea secondo cui la cura sia una responsabilità ed una caratteristica esclusivamente femminile: infatti, in molti casi, gli uomini che si occupano della sfera famigliare vengono ridicolizzati attraverso un’immagine tipicamente patriarcale: la virilità.
La promozione della famiglia tradizionale, e quindi del padre lavoratore e della madre chioccia e casalinga, esenta l’uomo dal suo compito di cura e affetto, e relega la donna esclusivamente a questo. Consegue un forte sbilancio nella famiglia, nell’emotività e nell’educazione dei figli.
Vedi anche: Come decostruire il ruolo sociale delle donne durante le feste.
È necessario concepire le figure genitoriali come in movimento: i ruoli standardizzati non offrono più la stessa sicurezza degli anni ’50/60 in cui la famiglia tradizionale, per come noi la conosciamo, si è sviluppata; tantomeno ci troviamo nella stessa situazione economica, sociale e culturale del dopoguerra.
Da qualche anno, infatti, si è iniziato a discutere su nuovi modelli familiari. Uno di questi, la famiglia queer, un approccio alla struttura famigliare che regge, non solo su legami di sangue, ma specialmente su rapporti affettivi privi di una gerarchizzazione.
Si tratta di una concezione della famiglia come di una rete, tutti sono interconnessi ma non esistono legami privilegiati: Michela Murgia nel giugno del 2023 ha presentato la sua famiglia queer in un’intervista per Vanity Fair.
La famiglia Queer
La famiglia queer si distacca dalle tradizionali definizioni eterosessuali e patriarcali; non è una struttura rigida e normata, ma consiste in un insieme di legami affettivi e di cura che possono esistere al di fuori dei modelli convenzionali. Si tratta di una famiglia che non guarda esclusivamente al rapporto tra uomo e donna, ma può essere costruita sulla base di relazioni affettive e di sostengo reciproco a prescindere dal genere.
Ciò sfida l’idea che le relazioni affettive e familiari debbano rispecchiare l’ordine normativo, e promuove un’impostazione familiare più amplia e inclusiva di tutte le forme di legami che si basano su valori di solidarietà, rispetto e attrazione agli altri, senza rispondere necessariamente agli schemi tradizionali di genere, sessualità o struttura familiare.