Essere neri nell’UE, tra minoranze e discriminazione razziale

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Essere neri nell'UE, tra minoranze e discriminazione razziale

Il rapporto dell’Agenzia Europea per i diritti fondamentali (FRA) ha messo in luce un razzismo diffuso e radicato contro le persone di origine africana in Europa. L’indagine condotta su larga scala, su immigrati e discendenti degli immigrati, offre spunti cruciali sulle minoranze e sulle esperienze di discriminazione razziale.

 L’Europa si trova di fronte a un’allarmante crescita del razzismo e della discriminazione nei confronti delle persone di origine africana immigrate nel continente. L’ultimo rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) rivela che il 45% delle persone intervistate dichiara di essere stata discriminata sulla base della razza nei cinque anni precedenti l’indagine.

Questo rapporto esamina le esperienze di quasi 6.800 persone di origine africana in 13 Stati membri dell’UE. Senza questi dati tanto necessari, la discriminazione razziale rimane invisibile. I risultati della FRA supportano lo sviluppo di una migliore comprensione delle esperienze delle persone di origine africana nell’UE e promuovono azioni sull’uguaglianza e l’inclusione.

Nel complesso, le esperienze di discriminazione razziale sono aumentate nei paesi dell’UE dal 2016, raggiungendo il 77%. La mancanza di progressi è allarmante, nonostante la legge antidiscriminazione vincolante nell’UE dal 2000 e i significativi sviluppi politici dell’UE da allora.

Questo dato rappresenta un significativo aumento rispetto al 36% registrato nella precedente rilevazione del 2016.Questi numeri richiamano l’attenzione sull’urgente necessità di affrontare il razzismo sistematico e la discriminazione in Europa.

Germania Austria i peggiori colpevoli

 L’indagine, intitolata “Being Black in the EU: The Experience of People of African Descent”, ha rivelato dati allarmanti riguardanti l’esperienza quotidiana delle persone di origine africana nell’Unione Europea. Tra i paesi analizzati, la Germania e l’Austria emergono come i peggiori colpevoli, con più del 70% delle persone di origine africana che riferiscono di essere state vittime di razzismo.

In Germania il partito anti-immigrazione Alternative für Deutschland è il terzo partito più grande, mentre in Austria si prevede che vincerà le elezioni del prossimo anno il populista di estrema destra Freedom Party. Inizialmente guidato da un ex ufficiale delle SS naziste.

L’Italia, sebbene mostri una leggera diminuzione rispetto al 49% del 2016, registra comunque un alto tasso di discriminazione. Con il 44% degli intervistati che dichiara di aver subito discriminazione basata sulla razza.

Dai risultati è emerso che il pregiudizio anti-nero si estende ad ambiti chiave della vita: dall’alloggio all’occupazione, alle interazioni con la polizia.

Il rapporto dell’FRA rivela che il 30% degli africani immigrati nei vari paesi europei ha subito molestie a sfondo razziale, ma pochi di loro denunciano questi abusi. Le giovani donne, le persone con un’istruzione superiore e coloro che indossano abiti religiosi sono più a rischio di subire molestie a sfondo razziale.

Un aspetto particolarmente allarmante dell’indagine riguarda la profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine. Il 58% afferma che il loro ultimo arresto da parte della polizia nell’anno precedente al sondaggio è stato il risultato di una profilazione razziale. Questo aspetto ha profonde implicazioni sulla fiducia nei confronti delle forze dell’ordine, poiché coloro che percepiscono il fermo come profilazione razziale si fidano notevolmente meno della polizia.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, il 34% delle persone di origine africana ha sperimentato discriminazione razziale nella ricerca di un impiego, mentre il 31% ha subito discriminazione sul luogo di lavoro nei cinque anni precedenti l’indagine. Questo si traduce in una maggiore probabilità di ottenere contratti di lavoro temporanei e di essere sovra-qualificati per la posizione occupata, evidenziando così un diffuso sottoutilizzo del potenziale professionale.




Inoltre, l’indagine rivela che l’aumento dell’inflazione e del costo della vita ha posto un numero crescente di persone di origine africana a rischio di povertà, con il 33% che fatica a giungere a fine mese e il 14% che non può permettersi di riscaldare la propria casa, dati significativamente superiori rispetto alla popolazione generale.

La ricerca di una casa rappresenta un’ulteriore sfida per molti, con il 31% delle persone di origine africana che ha dichiarato di aver subito discriminazione razziale durante la ricerca di un alloggio. I giovani di origine africana sono particolarmente colpiti da questa situazione, con un tasso di abbandono scolastico tre volte superiore rispetto ai giovani in generale. Inoltre, il 2022 ha visto un aumento delle segnalazioni di episodi di razzismo a scuola, secondo quanto rilevato dallo studio.

La situazione nell’ambito educativo è altrettanto preoccupante. I giovani di origine africana sono tre volte più propensi ad abbandonare prematuramente la scuola rispetto ai loro coetanei. Rispetto al 2016, è aumentata anche la percentuale di genitori che affermano che i propri figli hanno subito episodi di razzismo a scuola.

 La FRA ha definito “allarmante” la mancanza di progressi sulla discriminazione, in particolare con la legge vincolante dell’UE contro la discriminazione in vigore dal 2000 e i “significativi sviluppi politici dell’UE da allora”.

 Il secondo rapporto dell’FRA sottolinea che nonostante l’entrata in vigore di leggi antidiscriminazione nell’UE dal 2000 e i significativi sviluppi politici, le persone di origine africana continuano a subire razzismo, discriminazione e crimini ispirati dall’odio. Il razzismo è evidente nel lavoro, a scuola e nella ricerca di alloggio, così come nelle molestie e nella profilazione razziale.

Per contrastare efficacemente il razzismo e la discriminazione, l’FRA invita gli Stati membri dell’UE a mettere in pratica adeguatamente la legislazione antidiscriminatoria, ad applicare sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, a identificare meglio i crimini legati al razzismo e a raccogliere dati sull’eguaglianza. Inoltre, si sottolinea la necessità di adottare misure per prevenire e sradicare le pratiche istituzionali e la cultura discriminatorie nelle attività di polizia.

Questi risultati mettono in luce una sfida critica per l’Unione Europea nel suo impegno a promuovere l’uguaglianza e i diritti umani. La discriminazione razziale continua a rappresentare una questione diffusa e preoccupante, con un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone di origine africana in Europa. È essenziale che le istituzioni europee e i singoli Stati membri prendano misure concrete per contrastare il razzismo e la discriminazione in tutte le sue forme, garantendo un’uguaglianza effettiva per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro origine etnica.

 

Felicia Bruscino 

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