Essere donna in Somalia è la sfida di Haawo Mohamud Farah

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Haawo Mohamud Farah è una giovane somala di 29 anni che per mantenere i suoi figli ha deciso di cominciare a lavorare come tassista, lavoro dominato dalla componente maschile. Essere donna in Somalia è la sfida di Haawo Mohamud Farah, essendo il suo Paese al quartultimo posto nella classifica mondiale riguardante la parità di genere.

Essere donna in Somalia è la sfida di Haawo Mohamud Farah

Haawo Mohamud Farah vive ad Adado, una piccola città della regione semi-autonoma del Galmudug, nella Somalia centrale. È qui che ha deciso di stravolgere le impostazioni tradizionaliste di una società patriarcale trovando un lavoro come tassista. A seguito del divorzio si è trovata sola con i suoi cinque figli e ha trovato la sua occasione cominciando a guidare “Tuktuk”, tricicli che offrono servizi di trasporto. Come racconta Farah, quello dei taxi è un settore molto competitivo, ad ogni angolo delle strade ci sono molti tricicli posteggiati in attesa di clienti e appena questi si presentano, lo spirito competitivo dei numerosi tassisti si manifesta in comportamenti non sempre rispettosi. Essendo poi un settore da sempre dominato dagli uomini, la giovane somala preferisce tenersi lontana da queste dinamiche essendosi ritagliata una fetta di clientela che la preferisce ai suoi colleghi uomini, grazie anche alla sua affidabilità e alla sua igiene. I suoi clienti, infatti, sono al più donne che la preferiscono per la privacy che garantisce durante i suoi viaggi e giovani uomini che per la curiosità data dalla novità, che una donna alla guida rappresenta, scelgono lei per i loro spostamenti quotidiani. Le difficoltà comunque non mancano, soprattutto nei trasporti notturni, durante i quali c’è alta probabilità di incontrare clienti sconsigliabili.

Essere donna in Somalia è la sfida di Haawo Mohamud Farah che, nonostante gli immancabili ostacoli quotidiani, esprime orgoglio parlando del suo lavoro, che ha scelto, aggiunge, essendo uno dei più redditizi e costanti.

I miei figli ricevono le migliori cure, la migliore istruzione e il miglior abbigliamento. Se non avessi intrapreso questa attività, avrei chiesto l’elemosina per strada o sarei stata sfruttata dagli uomini per avere una nocciolina per sfamare i miei figli, ha dichiarato Mohamud.

I problemi alla base della disparità di genere in Somalia

L’esempio di Farah è una piccola scintilla in un Paese che è ancora molto arretrato rispetto alla parità di genere. È un lungo cammino, quello per i diritti delle donne in Somalia, che parte nel 1975 con la Riforma del diritto di famiglia, la quale ha codificato norme in materia di matrimonio, di filiazione e di atto di ultima volontà. La legge che ne risulta è ispirata dal principio dell’uguaglianza, sancito dall’articolo 6 della Costituzione. I punti fondamentali riguardano la possibilità, concessa alla donna maggiorenne di concludere personalmente il contratto di matrimonio, la tutela dei figli che è affidata ai due genitori e l’ottenimento del divorzio che è dato alle due parti in egual maniera. La difficoltà che questi tentativi legislativi, progressisti nell’ambito di diritto di famiglia, trovano alla base è l’incompatibilità con la Shari’a, la legge sacra della religione islamica. Per un Paese che è per il 99% musulmano sunnita i tentativi di progresso avanzati dallo stato di diritto devono essere completamente compatibili con la Shari’a. Tutto deve allinearsi alla legge islamica e così, anche le attiviste femministe somale cercano all’interno di questa le basi per le loro lotte e rivendicazioni. A fianco a questo aspetto si aggiungono l’ancora troppo basso tasso di alfabetizzazione femminile che impedisce alle donne di avere una chiara idea rispetto ai loro diritti e una tradizione religiosa e culturale difficile da abbattere. È per esempio il caso delle mutilazioni genitali femminili, viste dalle stesse donne come una parte imprescindibile dell’identità di genere delle ragazze. La MGF (Mutilazione genitale femminile) rappresenta una condizione preliminare per il matrimonio e un importante rito religioso di passaggio all’età adulta. La procedura, che prevede la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni, non riporta benefici alla salute delle ragazze. Procura invece molto dolore e toglie loro qualsiasi possibilità decisionale riguardo il loro corpo e la loro intimità.

È la somma di tutti questi aspetti culturali che tiene la parità tra i generi un risultato ancora lontano in Somalia, è ciò che riporta il Global Gender Gap 2022 pubblicato dal Forum economico mondiale (WEF). Il sondaggio mostra come la previsione per il raggiungimento della parità di genere nella parte centrale e a nord del continente sia calcolata per l’anno 2137, ossia, 115 anni di lotte e impegno civile.

Lotta che continuerà ad attuarsi grazie ai piccoli risultati quotidiani portati avanti dal coraggio e voglia di riscatto di  donne e persone come Haawo Mohamud Farah, ragazza che ha visto la possibilità di una vita dignitosa e indipendente e l’ha colta al volo.

Adele Dainese

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