Bisogna saper tornare bambini per imparare ad essere grandi

 

Vorrei tornare ad essere bambina, anche per un solo sabato pomeriggio. Perché i bambini lo vivono senza pensare che domani sarà domenica e senza pensare che la domenica chiama il lunedì.                                                                                       

Come i bambini, sì. Perché ai bambini basta coprire i loro occhi per non essere visti ed osservati da sguardi indiscreti, indagatori o sconosciuti.

Perché i bambini lo sanno che cadere è semplicemente la prova del caparbio tentativo di farcela. Per questo, una volta caduti, aspettano che qualcuno applauda per loro e per la loro spigliatezza nel rialzarsi.

Perché i bambini sanno distinguere quando un regalo è per loro e quando non lo è. E nel primo caso, sanno difenderlo. E l’unica incertezza riguarda se chiedere o no un aiuto per scartarlo: perché i bambini lo sanno che a volte, bisogna affrontarlo da soli il rischio che nel pacco, sotto tutta quella carta colorata, non ci sia ciò che si ci aspettava, ciò che si desiderava.

Perché ai bambini piacciono le foto scattate a caso: sanno che ogni espressione, ogni atteggiamento, ogni posa, sono degni di essere immortalati. E sanno che il pezzo di cielo, fotografato per sbaglio, può diventare l’angolo in cui rifugiarsi quando le nuvole oscurano quello sopra la loro testa.

Come i bambini. Perché per i bambini, tutto è relativo! Anche le altezze: per questo, per loro, è sufficiente salire sulle spalle del nonno o della zia, senza chieder loro quanto sono alti: l’importante è sollevarsi da terra e vedere tutto da una prospettiva diversa. E i bambini lo sanno che la prospettiva cambia con poco.

Perché i bambini lo capiscono subito quando il volto che hanno di fronte, è triste. E, da veri rivoluzionari, se ne assumono la responsabilità: i bambini, infatti, non perdono mai tempo a valutare la gravità del problema, per loro non esistono i problemi seri e quelli meno seri. Sono certi, semplicemente, che dietro ad ogni broncio o ad ogni lacrima, ci sia una “bua” e sanno che si deve intervenire, in qualche modo.

Perché ai bambini, non importa se è la stagione giusta per mangiare un gelato. Non se lo chiedono e non lo chiedono ai grandi. Corrono a scegliere i gusti che preferiscono e con cui riempirsi mani e volto: eh sì, perché i bambini lo sanno che anche un semplice gelato può consistere in un divertimento!

Perché i bambini non pongono mai domande inutili o maliziose: procedono dritti verso l’essenziale. E i loro “perché?” ne sono la prova.

Come i bambini. Perché i bambini non tengono conto del colore della pelle, né della lingua, né di tutto ciò che caratterizza chi hanno dinanzi: per loro conta solo se sai sorridere e se sei capace di lanciare una palla.

Perché i bambini non si spaventano né si scandalizzano se due persone dello stesso sesso, passeggiano prese per mano o se si baciano: sanno che è cosa buona. E a spaventarli è la violenza. Altroché.

Perché i bambini, anche al buio, sanno riconoscere la mano e la voce di chi li ama e ne accettano il sostegno: senza respingerlo con orgoglio e senza calcolare come ricambiarlo.

Perché i bambini lo sanno che il vero sognatore, il vero campione non è colui che se ne sta nascosto ma è colui che rischia facendosi vedere e correndo contro al muro gridando “liberi tutti!”.

Come i bambini, per un solo pomeriggio. Perché i bambini lo sanno che artista è colui che, semplicemente, si impegna davanti alla sua tela, indipendentemente dai complimenti che riceverà.

E perché loro, i bambini, sanno che, se questo bel giorno  terminerà e verrà la domenica alla quale seguirà il lunedì, non sarà poi così lontano il venerdì sera che annuncerà un altro sabato! Un altro giorno in cui sarà facile credere che tutto è possibile! E in cui si avrà il tempo per fare, per scrivere, per disegnare, per giocare, senza preoccuparsi del domani. Perché il domani, in fondo, non è che un altro oggi con un nome diverso: e i bambini, questo lo sanno.

Per questo, sono capaci di godere di ogni istante: perché per loro, il solo criterio su cui calcolare allegria ed entusiasmo, riguarda prevalentemente la voglia e l’ impegno con cui si cerca di essere felici.

Per questo, e per molto altro, vorrei tornare ad essere bambina. Anche per un solo sabato pomeriggio. Con la promessa che, se mi fosse concessa questa possibilità, la vivrei seriamente. Come solo i bambini sanno farlo.

 

Deborah Biasco

Exit mobile version