Lo scorso 13 febbraio è stato pubblicato su Nature uno studio che resoconta la più precoce osservazione di una esplosione di supernova che sia mai stata effettuata.
La tempestività è tutto
Il 6 ottobre 2013 gli scienziati dell’osservatorio astronomico del Monte Palomar (in California) rilevarono un’esplosione di supernova in una galassia a 160 milioni di anni luce dalla Terra (pare quasi inutile ricordare che quindi in effetti l’esplosione è avvenuta 160 milioni di anni fa, quando sul nostro pianeta dominavano i dinosauri), appena tre ore dopo gli scienziati israeliani del Weizmann Institute puntavano i loro strumenti raccogliendo osservazioni nello spettro dell’ultravioletto, dei raggi x e non solo. Gli scienziati israeliani hanno stabilito che l’esplosione era avvenuta non prima di sei ore da quando loro hanno puntato i loro strumenti, facendo così di SN 2013fs la più precoce osservazione di una esplosione di supernova che sia mai stata effettuata.
Perché è importante studiare le prime fasi dopo l’esplosione di una supernova
Ho parlato in altri articoli di cosa sia un’esplosione di supernova, quello che non scrissi è l’importanza che le supernove hanno nella formazione di sistemi solari e persino della vita.
Sono costretto a fare un breve accenno di fisica: come forse saprete le stelle sono delle enormi centrali a fusione nucleare in cui l’idrogeno si trasforma in elio, ma gli elementi atomici più pesanti come si formano? L’unica fabbrica conosciuta di questi elementi sono proprio le esplosioni di supernova, l’immane esplosione sparge per il cosmo tutti questi elementi pesanti che per effetto della gravità si andranno poi ad aggregare. Osservare i primi momenti dopo un’esplosione di supernova ha dato ai ricercatori la possibilità di scoprire cose mai osservate, ad esempio l’ambiente attorno alla stella prima dell’esplosione. La stella in questione era una supergigante rossa ed in questo non c’è niente di nuovo, logico che una stella di quelle dimensioni esploda come supernova, quello che invece è nuovo è che Ofer Yaron e i suoi colleghi hanno stabilito che nella fase finale della sua vita la stella era circondata da un involucro di gas, anche abbastanza denso. Tramite l’analisi dello spettro della luce proiettata dall’esplosione attraverso il guscio gassoso gli scienziati hanno stabilito che tra gli elementi presenti c’erano soprattutto ossigeno, elio e azoto, insieme ad altri elementi.
Roberto Todini