Quando fu annunciata l’ennesima missione di esplorazione del sistema solare, in particolare alla volta del gigante Giove, l’idea di chiamare la sonda Juno (Giunone) non sembrò molto bene augurante, il momento dell’entrata in orbita è il più pericoloso di una missione e visti i burrascosi rapporti tra il re degli dei e la sua signora c’era da essere preoccupati.
Scherzi a parte Juno è arrivata a destinazione il 4 luglio giorno della festa dell’indipendenza americana e solo pochi giorni fa in un comunicato la NASA ha annunciato il successo del primo sorvolo ravvicinato del pianeta avvenuto il 27 agosto.
La prima immagine inviata da Juno
Per ora la notizia è che tutti gli strumenti si sono accesi e la sonda invia dati che vista la distanza ci vorrà tempo per ricevere a altro tempo servirà per interpretarli, ma il portavoce della NASA ha dichiarato che la prima occhiata è già intrigante. La NASA ha anche diffuso una splendida foto che è la migliore immagine ravvicinata di Giove che abbiamo dai tempi delle missioni di esplorazione del sistema solare New Horizons e Cassini (rispettivamente verso Plutone e Saturno). New Horizons nel 2007 fece un passaggio ravvicinato di Giove per riceverne il cosiddetto kick (calcio) gravitazionale e aumentare la propria velocità. Ma questa prima foto di Juno seppur splendida è solo un assaggio di quelle che vedremo nelle prossime settimane.
La missione di Juno
Il primo passaggio su Giove rimarrà anche il più ravvicinato dell’intera missione, Juno è passata ad alta velocità (208 mila km/h) a soli 4200 chilometri dalla coltre di nubi. La missione avrà una durata di 18 mesi, fino a febbraio 2018, durante i quali la sonda, grande come un campo di basket, effettuerà altri 35 passaggi ravvicinati.
Poi Juno farà un tuffo suicida attraverso le nubi di Giove dove finirà spappolata dall’enorme gravità del pianeta, ma gli scienziati contano che in quegli ultimi momenti di vita ci invierà dati interessantissimi.
Esplorazione del sistema solare ma anche dei pianeti extrasolari
Lo scopo della missione ovviamente è conoscere più approfonditamente il gigante del sistema solare, il portavoce NASA che ha presentato il comunicato ha puntualizzato che la sonda si è immessa in un’orbita su cui nessuno si è mai trovato.
Alcune missioni precedenti di esplorazione del sistema solare, pur dirette verso altri mondi (New Horizons verso Plutone e precedentemente Cassini verso Saturno), hanno inviato splendide immagini ravvicinate di Giove ma non hanno avuto la possibilità di mostrarci i poli. Giove essendo un pianeta essenzialmente gassoso (si pensa abbia un piccolo nucleo roccioso) e ruotando molto velocemente su se stesso è parecchio schiacciato ai poli (il diametro equatoriale è poco meno di 143 mila km mentre quello polare è meno di 134 mila).
Nell’esplorazione di Giove c’è un altro motivo di interesse per gli scienziati che va ben oltre il sistema solare, la continua scoperta di pianeti extrasolari ci sta rivelando che là fuori i pianeti come Giove, cioè composti da un’atmosfera gassosa che per la sua massima parte ha la stessa composizione del Sole (idrogeno ed elio) sono comunissimi, secondo un articolo pubblicato sul sito NASA nella nostra galassia ce ne potrebbero essere un miliardo ed oltre, come sappiamo prima di essere in grado di raggiungere con una sonda uno di questi mondi passerà moltissimo tempo, conoscere approfonditamente Giove è l’unico modo (per ora) per conoscere meglio anche i suoi tantissimi fratelli.
Roberto Todini