Il presidente Tebboune denuncia la responsabilità francese delle vittime del nucleare

esperimenti nucleari

Il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha denunciato la responsabilità della Francia negli esperimenti nucleari a Tamanrasset e Raqqane, nel deserto algerino.

I primi test effettuati risalgono a 60 anni fa

Sono passati 62 anni dai primi esperimenti nucleari condotti dal governo francese nel deserto in Algeria; come riportato da Agenzia Nova, il primo test nucleare avvenne nella regione di Reggan nel 1960. La prima esplosione, l’Operazione Gerboise Bleue, fu quattro volte più potente di Hiroshima.  Dal 1960 al 1966, nel periodo della colonizzazione, la Francia ha causato l’esplosione di 17 bombe nucleari nel Sahara algerino, provocando danni irreversibili in Africa e nel Mediterraneo. La Francia era la quarta potenza, dopo Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, a ricorrere al nucleare.

I danni di questi test nucleari non sono circoscritti a quegli anni, ma perdurano attraverso malattie genetiche e anche a causa dei materiali radioattivi che ancora circolano nel suolo algerino. Nonostante il tempo trascorso la Francia ha negato per decenni la consegna delle mappe per localizzare i punti degli esperimenti e quindi alcune scorie sono ancora nascoste sotto le sabbie del deserto.

Tebboune riporta il problema in superficie

Il presidente algerino Tebboune ha ufficialmente richiesto che la Francia si assuma le responsabilità degli esperimenti condotti nelle zone di Tamanrasset e Raqqane. L’eredità dei test nucleari non si ferma alla morte dei 43mila algerini, ma perdura nel tempo, come affermato da Mostafa Khayati 

Le esplosioni delle bombe atomiche possono continuare a emanare radiazioni per migliaia di anni su un’area di 700 chilometri quadrati dal sito delle esplosioni

In molti siti come quello di In-Ekker, a nord di Tamanrasset e di Reggane, si rilevano ancora oggi livelli di radiazione molto elevati a causa di scorie radioattive e materiale contaminato dalla radioattività, come quello vetrificato, sabbie e rocce: tutto intenzionalmente insabbiato.




I danni, rivendicati dal presidente algerino, sono ingenti e la resistenza alla collaborazione del governo francese non fa che inasprire un rapporto teso per le ostilità originate dalla colonizzazione. Secondo il presidente è la Francia che deve occuparsi della bonifica dei luoghi contaminati dagli esperimenti nucleari, che, a distanza di decenni, continuano a mietere numerose vittime.

Più di un anno fa, come riportato da Repubblica, l’Algeria ha istituito un’agenzia startele per la decontaminazione dei siti, ma a chi saranno attribuiti i costi delle operazioni ancora non è chiaro. Il presidente, al di là dei risarcimenti economici che per ora non sono richiesti,  continua a rivendicare la responsabilità morale e storica della Francia ai danni causati alla salute di intere generazioni della popolazione del Mediterraneo e all’ambiente.

Ludovica Amico

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