Esercitazioni militari in Sardegna: dai movimenti al TAR

esercitazioni militari in Sardegna e il ricorso al TAR

Dallo scorso 3 ottobre, le operazioni di esercitazione militare in Sardegna hanno ripreso il loro calendario di attività dopo la pausa estiva. Il programma, pubblicato di recente, è rigidamente schedulato e avrà durata fino alla prossima estate. D’altro canto, i movimenti ambientalisti e antimilitaristi stanno portando avanti una campagna di proteste e manifestazioni di piazza nel nome dei diritti sociali. Grazie ai movimenti di A Foras e Gruppo di Intervento Giuridico, è arrivata al TAR l’istanza che chiede la sospensione delle esercitazioni militari in Sardegna. Il ricorso sarà discusso il prossimo 8 novembre. 

Le vertenze di lotta in piazza e le istanze di protesta al TAR

È in corso da molti anni una lunga protesta sulla presenza di poligoni e basi militari nell’isola sarda, usati come poli di addestramento per militari. Nonostante le manifestazioni di piazza dei vari movimenti ambientalisti non abbiano mai avuto fine, dallo scorso giugno c’è stato un aumento della partecipazione e delle rivendicazioni dei diritti collettivi nella terra sarda. Dal mese di ottobre sembra esserci stato infatti un passo in avanti. Il Tar della Regione Sardegna ha finalmente ricevuto un ricorso, formulato e inviato dai movimenti di A Foras e il Gruppo di Intervento Giuridico, contro le esercitazioni militari nei poligoni dell’isola.

L’istanza contesta il fatto che l’avvio del programma di addestramento sia stato effettuato senza un previo controllo di eventuali impatti ambientali – Vinca -, procedura prevista dalle norme europee. Le esercitazioni militari in Sardegna e la costante militarizzazione delle aree rurali e sociali sono una quotidianità. L’obiettivo degli attivisti è infatti quello di “bonificare e restituire le terre alle comunità”. 

Importante è infatti evidenziare la più grave delle conseguenze: quella ambientale. Tra tutti, i poligoni di Capo Teulada e Capo Frasca sono situati e immersi nella cosiddetta Zona Sic – siti di importanza comunitaria. Questo significa che sono tutelati da direttive comunitarie che impongono un controllo preventivo per garantire la tutela e l’integrità dell’area. Sono molte le zone in cui prendono atto gli addestramenti ma senza una valutazione ecologica. È per questo che gli attivisti ambientalisti hanno deciso di adire le vie legali, invocando l’organo giurisdizionale regionale. La richiesta è stata quella di rivedere e valutare la legittimità delle attività di addestramento proprio in vista dell’inizio del calendario di attività.

La Regione Sardegna accoglie nella sua terra oltre il 60% del contingente bellico, dei poligoni e dei militari che ivi si esercitano. Un altro importante punto dell’istanza è proprio quello di dare spazio alla comunità sarda e permettere la riappropriazione, per svago e lavoro, di quei territori. Non è però la prima volta che si decide di denunciare al TAR. Nel 2014, il Gruppo di Intervento Giuridico ha presentato un’istanza che, in seguito, è stata ignorata. Come anche dichiarato nella recente conferenza stampa, i movimenti hanno perseverato nella lotta anche grazie all’esempio della vittoria in Puglia. Il TAR pugliese infatti, nel 2014, ha sospeso le esercitazioni militari nel poligono di Torre Veneri a seguito dello stesso iter di proteste. 



Il Ministro Crosetto benedice le basi militari in Sardegna

Dal primo giorno del suo insediamento, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sempre rivendicato l’importanza delle esercitazioni militari in Sardegna e la presenza delle basi NATO. Ha sottolineato che la Sardegna è una regione chiave per la difesa italiana e che, di conseguenza, non si possono effettuare riduzioni dei poligoni, né tantomeno delle esercitazioni. A Foras e i movimenti ambientalisti si sono scagliati contro le dichiarazioni del ministro, cercando e trovando un’intesa anche con alcuni delegati della regione Sardegna. Anch’essi erano infatti scettici sulle regolari procedure di controllo e sull’assenza di ogni possibile rischio. Nonostante le nette e indiscutibili posizioni di Crosetto, lo scorso giugno cinque generali sono stati rinviati a giudizio dal Gup di Cagliari con l’accusa di aver apportato forti danneggiamenti al territorio circostante – nel caso specifico, Capo Teulada. L’accusa si è incentrata sul disastro colposo e la devastazione del territorio. 

Oltre agli addestramenti della milizia italiana, la Sardegna ospita anche molte basi NATO. I rischi ambientali hanno raggiunto una probabilità molto alta, e per questo spaventosa, e potrebbero avere impatti devastanti sulla flora, la fauna e la vita umana. Le proteste politiche che sono state mosse dagli attivisti sono stati anche in chiave antimilitarista. C’è una forte opposizione, sopratutto in questo ultimo biennio, riguardo l’economia bellica, i finanziamenti che le aziende italiane investono nelle armi e la dipendenza economica che l’Italia ha dalla guerra. 

Esercitazioni militari in Sardegna: una storia che continua dal secondo dopoguerra 

La Sardegna e i suoi abitanti sono vittime delle politiche di guerra e delle strategie militari che occupano e sfruttano un territorio pieno di risorse, dichiarato dalla Comunità Europea un bene comune. Questo però non sembra fermare i molteplici addestramenti di eserciti di tutto il mondo che si verificano ogni giorno. Non ha solamente un impatto di inquinamento ambientale, ma anche sonoro a causa degli spari delle armi.

La Sardegna è costellata di basi militari, ma i tre punti più importanti e pericolosi sono quelli di Quirra, Capo Frasca e Capo Teulada. Rispettivamente sono un poligono missilistico e sede di industrie belliche, un poligono di tiro e un poligono di esercitazioni a terra, in mare e in aria. Molti incidenti sono stati registrati nel corso della storia: tumori, spari ed uccisioni per errore e l’inquinamento ambientale a causa dell’uranio impoverito. Molte attività di agricoltura e allevamento, fondamentali per l’economia della regione, sono state sfrattate dalle zone di interesse per gli addestramenti. Non basta un semplice indennizzo monetario, come sostiene il ministro della Difesa. 

La Sardegna è quindi una regione martire delle ingiustizie sociali nel nome di un’industria bellica più forte e di una guerra più propizia. Le richieste di tutti i movimenti ambientalisti sono, oltre la sospensione degli addestramenti, quelle di indennizzare le famiglie delle vittime e di chi è malato, di bonificare l’ambiente limitrofo ai poligoni e una progressiva chiusura di tutte le basi militari. Ecco quindi che anche le piazze sarde, che hanno come obiettivo la fine degli addestramenti militari, finiscono per allargare la critica sociale a più materie. Le pratiche di proteste pacifiche, le rivendicazioni dei diritti sociali, il punto di vista ecologista e l’importanza di un’economia varia e non specializzata – sopratutto se nella guerra. Seppur molto variegato, il movimento ambientalista è unito verso questa lotta che ha visto che una luce in fondo al tunnel può comparire. 

L’estrema militarizzazione e un mondo alternativo 

Il prossimo mese, l’8 novembre, ci sarà l’espressione del TAR in materia. Fino a quel giorno, le proteste e il fermento delle piazze crescerà sempre di più, con la voglia di conquistare e far valere la volontà della società. Le esercitazioni militari in Sardegna in continua crescita sono anche il sintomo delle escalation di guerra a seguito delle tensioni geopolitiche. La massiccia militarizzazione infatti non ha solo apportato danni passati ma c’è anche una forte preoccupazione per ciò che può accadere in futuro. Il 2023 è stato un anno pieno di appuntamenti. “Mare aperto 2023”, “Nobel jump 2023” e “Join stars” sono tutti gli eventi organizzati dalla NATO, che hanno coinvolto i 23 paesi alleati. Per il mese di ottobre è previsto il “Nato Tiger 2023” che accoglierà i velivoli da tutto il mondo. 

Nonostante la situazione sarà ferma fino al prossimo mese, i movimenti ambientalisti hanno fortemente incoraggiato la regione a prendere una posizione contro questi progetti. L’obiettivo è ancora lontano, ma chi vive i territori sardi è ben determinato ad attuare una progressiva smilitarizzazione dell’intera regione, incentivare nuove e alternative forme di economia e un’educazione scolastica che non si basi sull’ “arte della guerra”. 

Lucrezia Agliani

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