Offrivano ad amici e parenti la possibilità di usufruire di esami medici gratis e bypassando tutte le liste di attesa. Per questo motivo, 141 tra medici e paramedici, tutti dipendenti dell’ospedale G.B. Grassi di Ostia Lido, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria dalla Guardia di Finanza di Roma. L’accusa, per loro, è di truffa aggravata nei confronti del servizio sanitario nazionale.
INDAGINE PARTITA NEL 2017
A dare il via all’inchiesta, portata avanti dalle Fiamme Gialle in coordinamento con la Procura della capitale, era stata, nel novembre del 2017, una denuncia a carico di un’infermiera. La donna lavorava nel reparto di chirurgia. Da quel momento i militari, allargando le indagini a macchia d’olio, sono riusciti, attraverso la raccolta di varie testimonianze e l’esame meticoloso di tutti i tabulati relativi alle prestazioni erogate, a ricostruire il modo in cui veniva portata avanti la truffa, individuandone artefici e beneficiari.
In base a quanto è emerso, il meccanismo era piuttosto elementare e diffuso. Coloro che avevano bisogno di una prestazione sanitaria si rivolgevano a uno dei medici compiacenti. Questi, grazie alla password personale per l’accesso al sistema informativo dell’ospedale, presentavano una richiesta all’amministrazione competente. Quando poi i sanitari ricevevano il referto, lo consegnavano direttamente al beneficiario. In questo modo si evitava di dover pagare il ticket alla regione Lazio.
OLTRE 500 “FURBETTI”
E così, mentre decine di altri utenti, che avevano regolarmente prenotato le prestazioni attraverso il Cup, dovevano attendere pazientemente il proprio turno per sottoporsi agli esami diagnostici, (e sappiamo quanto siano lunghe queste attese, specie nella sanità pubblica), si calcola che siano almeno 523 le persone, tra amici e parenti di medici e infermieri, ad aver beneficiato di esami medici gratis. Per questo motivo ora i dipendenti dell’ospedale potrebbero dover rispondere anche alla Corte dei Conti per il danno erariale causato dal loro comportamento, oltre a dover fronteggiare, come detto, l’accusa di truffa aggravata.
DINO CARDARELLI