Via allo studio delle nubi con la missione EarthCARE di ESA e JAXA

Il satellite resterà in orbita per tre anni e sarà lo strumento che studierà l'aspetto e la formazione delle nuvole

Jet Stream Via allo studio delle nubi con la missione EarthCARE di ESA e JAXA

Il 28 maggio, SpaceX ha lanciato il satellite della missione EarthCARE con il suo razzo Falcon 9 da Vandenberg in California per conto di ESA e JAXA. Gli obiettivi principali di questa missione sono due: valutare con esattezza l’influenza delle nuvole e di altre particelle solide e liquide sospese in aria sulla temperatura a terra e in atmosfera, e capire quanta energia proveniente dal Sole viene effettivamente trattenuta e riflessa. Gli studi compiuti grazie al satellite EarthCARE permetteranno di capire l’incidenza delle nubi su tutte quelle catastrofi causate dal cambiamento climatico (senza dimenticare che numerose attività dell’uomo possono favorire la formazione di nubi ed avere un impatto sul clima).

Le nuvole non sono solo creative con le loro forme insolite nel cielo. Spesso possono essere delle vere e proprie fasce riflettenti. A seconda della loro altezza e del loro spessore possono respingere più o meno luce (e quindi calore) dalla Terra. Per esempio, se poste in alto e poco spesse, le nubi tendono a lasciar passare i raggi del Sole e di conseguenza l’atmosfera e la superficie del pianeta si scaldano maggiormente. Invece, delle nuvole basse ma consistenti e fitte creano una barriera riflettente per la Terra che in questo caso assorbe meno luce dal Sole.

Gli obiettivi della missione EarthCARE

L’obiettivo primario della missione EarthCARE è quello di capire il rapporto tra nubi, calore nel pianeta e radiazioni solari in modo da poter utilizzare tale rapporto come nuovo parametro di valutazione nelle previsioni meteorologiche. Nello specifico, gli obiettivi sono:

  1. capire il ciclo di trasformazione dell’acqua nei vari stati fisici, dunque comprendere quanta acqua effettivamente viene presa dalla superficie, quanta ne arriva nell’atmosfera e quanta ne è successivamente riversata nel suolo;
  2. valutare la distribuzione delle nubi, le loro caratteristiche fisiche e il movimento dell’acqua all’interno di esse;
  3. valutare le capacità di riscaldamento e raffreddamento delle nubi;

SI valuteranno anche la stratificazione delle nubi ed il loro moto convettivo, la frequenza delle piogge e le caratteristiche delle gocce, e le radiazioni solari emesse e riflesse nell’atmosfera. Per studiare tutto questo, il satellite EarthCARE resterà in orbita per almeno tre anni ad un’altitudine di circa 400 chilometri.

Gli strumenti a disposizione e il contributo italiano

Per svolgere tutte le misurazioni, il satellite EarthCARE ha a disposizione quattro strumenti. Tramite l’emissione di luci e il riflesso di esse, il lidar atmosferico permette di studiare il profilo verticale delle nubi. Dunque si potranno misurare l’altitudine e lo spessore di esse.

Il radar per il cloud profiling consente di entrare “dentro” le nuvole per valutare la quantità di acqua e la distribuzione della stessa. Con questi dati si saprà qualcosa in più sul processo di formazione delle nuvole e su come esse si dissolvono.

L’imager multispettrale è uno strumento ad ampio raggio che permette di fotografare strati più vasti e più profondi di nuvole. I suoi dati saranno utili per individuare i tipi di nuvole.

Infine il radiometro a banda larga permette di calcolare la quantità di radiazioni del Sole riflesse e la quantità di calore emesso dalla superficie terrestre.

Tra le 75 aziende coinvolte nella realizzazione del concentrato di tecnologia, l’italiana Leonardo ha dato il suo contributo fornendo i pannelli solari del satellite, il lidar, un trasmettitore di potenza per il radar deputato al cloud profiling ed un sensore per l’orientamento.


Un satellite lanciato al momento giusto che non vuole puntare il dito

La missione EarthCARE sembra cominciare nel momento più opportuno. Essa sarà utile per capire l’impatto dell’uomo sulla Terra e il ruolo delle sue mani nelle improvvise catastrofi naturali. Tutte quelle lezioni sul ciclo dell’acqua e sull’effetto serra tanto semplici e da scuola primaria sembrano acquisire importanza: comprendere a fondo i movimenti dell’acqua dal suolo al cielo potrebbe rivelarsi utile per prevedere eventi climatici futuri più o meno catastrofici e potrà aiutare ad escogitare delle strategie per imprimere un cambio di rotta o per adattarsi a spiacevoli rovesci.

Tuttavia, bisogna tenere bene a mente che la missione EarthCARE non ha il fine di capire di chi sia la colpa degli eventi disastrosi sempre più frequenti ed in periodi dell’anno insoliti: la palla è sempre nelle mani dell’uomo ed EarthCARE non farà altro se non avvisare per tempo di eventuali catastrofi ma non punterà mai il dito. L’uomo ha innescato molti cambiamenti sulla Terra con le sue stesse mani e la maggior parte di questi sono ormai irreversibili. La metamorfosi della Terra può essere solo rallentata ma è ormai inarrestabile. Sarà ancora una scelta dell’uomo decidere che cosa fare per assicurarsi una permanenza agevole sul pianeta.

 

Andrea Ruzzeddu

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