Sono ore difficili e di sgomento in Guatemala, dove domenica 3 giugno il “Volcan de Fuego” ha eruttato in maniera importante. Una vera e propria catastrofe, paragonabile a quella di Pompei.
Bilancio momentaneo
Fin ora sono stati accertati 69 morti, di cui appena 17 sono stati identificati, a causa delle ceneri incandescenti e della lava che hanno sfigurato le vittime. Per le altre si procederà all’identificazione tramite dna. La sensazione pero, è che non sia finita qui, visto che sono tuttora in corso i lavori di ricerca da parte dei soccorritori.
Dettagli dell’eruzione
Il fenomeno è iniziato alle ore 11 locali di domenica mattina, quando il livello di attività del vulcano è aumentato in maniera notevole. Circa un’ora dopo è iniziata l’eruzione vera e propria, con colate di temperature fra i 900 e 1200 gradi, che hanno letteralmente sepolto alcuni piccoli paesi annidati sui fianchi del Volcan de Fuego. Per quanto concerne le ceneri prodotte dall’esplosione, hanno raggiunto un perimetro di 20 chilometri intorno al vulcano. Per questo motivo, le autorità hanno deciso di chiudere l’aeroporto di Città del Guatemala.
Fine della catastrofe…per modo di dire
La violenta attività vulcanica è terminata lunedì, con la dichiarazione da parte del Coordinamento Nazionale per la Riduzione dei Disastri. È stata decretata la più violenta dal 1974 e quindi si è stabilito di mantenere un monitoraggio costante della situazione. Le ultime rilevazione hanno registrato da 5 a 7 esplosioni deboli ogni ora.
La reazione dei vertici politici
Il presidente del Guatemala Jimmy Morales ha decretato lo stato di calamità naturale per le zone vicine al vulcano e tre giorni di lutto nazionale per le vittime. Morales inoltre si è recato nel dipartimento di Esquintla per visitare personalmente alcuni dei luoghi più colpiti dal disastro.
Dunque una vera e propria tragedia, destinata a lasciare ancora strascichi nel paese centroamericano, già abbastanza scosso per quanto accaduto.
Antonio Pilato