In Italia ogni anno sono migliaia le persone che finiscono in carcere o agli arresti domiciliari senza colpa. Nel 2017 sono circa 1013 i casi segnalati. Un dramma, quello degli errori giudiziari, di cui si parla troppo poco, considerando che negli ultimi 25 anni in Italia parliamo di 26mila “vittime della giustizia”.
E se l’idea di pensare a degli innocenti in carcere non ci sconvolge abbastanza, consideriamo anche i risarcimenti che, una volta identificato l’errore, sono stati erogati. Parliamo di 35 milioni di euro nel solo 2017 e di 656 milioni di euro dal 1993. Questi dati sono stati resi noti dal Ministero dell’Economia.
L’analisi della situazione di grande emergenza in Italia per la questione giustizia è stata invece svolta accuratamente da Errori Giudiziari (www.errorigiudiziari.com).
Le città del Sud Italia hanno la maggior percentuale di errori giudiziari. Al primo posto di questa classifica della vergogna troviamo Roma, seguita da Catanzaro, Napoli e Bari. Un tema scottante e importante che non sembra però interessare minimamente i nostri politici. La giustizia che sbaglia pare non destare sdegno. Nonostante i numeri rivelati siano senz’altro preoccupanti e segnale di una vera e propria emergenza. Un fenomeno in crescita. Solo dallo scorso anno i casi sono aumentati del 2%.
Il 26 gennaio si è inaugurato il nuovo anno giudiziario e il tema dell’ingiusta detenzione non è stato neanche accennato.
Il caso di Vittorio Gallo
Per dare solo una vaga idea della devastazione esistenziale a cui portano questi errori giudiziari, vi raccontiamo la storia di Vittorio Gallo. Tredici anni di processo per rapina. Gallo era impiegato alle poste e venne accusato di essere l’organizzatore di due rapine commesse il 15 gennaio e il 16 settembre 1996 all’ufficio postale di Roma Bravetta. Fu subito arrestato per un anno e condannato in primo grado (nel 2004) a 6 anni di reclusione. Nel 2011 però la sentenza viene completamente ribaltata, tanto che lui e gli altri accusati verranno poi ribattezzati “la banda degli onesti”. Tutto sembrerebbe risolto ma inaspettatamente la Corte dei Conti ( probabilmente non avvisata dell’assoluzione) chiede a Gallo 600mila euro di risarcimento. La cifra corrispondeva al bottino delle rapine che Gallo non aveva commesso.
La storia va avanti con un contenzioso che si chiude a favore dell’uomo ma a quel punto la sua vita ( anche a causa della lentezza processuale italiana) è rovinata. Lo Stato prova a rimediare staccando un assegno di 75mila euro. Ma poi accade dell’altro: il tfr di Gallo è sparito. La Posta dice di avergli spedito l’assegno che all’uomo non è mai arrivato. Vittorio vive ora con una pensione di invalidità di 279 euro mensili ed è di nuovo in ballo per capire chi abbia riscosso il suo tfr al posto suo e indebitamente.
Uno dei tanti
Quella del sig.Gallo è solo una delle tante storie quasi paradossali che vedono uomini onesti vittime di errori giudiziari. Le vite di queste persone sono quasi sempre irrimediabilmente rovinate, perdute, buttate. Eppure, neanche in questa campagna elettorale si è parlato di giustizia.
Marta Migliardi