Qual è il colmo per qualcuno che indaga su uno scandalo di molestie e abusi sessuali? Essere a sua volta accusato di simili crimini. Ironia della sorte, è questo ciò che è accaduto a Eric Schneiderman, procuratore generale di New York e oppositore di Donald Trump, che aveva dato avvio ad una causa contro Harvey Weinstein, per i casi di molestie e abusi di cui è stato accusato alla fine della scorsa estate, “per violazione dei diritti civili, discriminazione e abusi sessuali” alla Weinstein Company.
Eric Schneiderman, sostenitore del #MeToo
Lo scandalo era scoppiato dopo che alcune attrici avevano rivelato al New Yorker e al New York Times quanto avevano dovuto subìre dal magnate di Hollywood, a capo di una delle più importanti case cinematografiche di produzione, The Weinstein Company, poi fallita a causa del clamore suscitato dalla vicenda. Nel frattempo negli Stati Uniti è nato il #MeToo, movimento di protesta a cui Eric Schneiderman ha anche aderito e di cui si è fatto sostenitore. Ma colui che criticò la condotta di Weinstein e della sua compagnia che non aveva protetto le sue dipendenti, è finito nell’occhio del ciclone con le stesse accuse. Proprio il New Yorker, da lui apprezzato per quanto fatto nel portare alla luce lo scandalo Weinstein, ha pubblicato le storie di quattro donne, sue ex-partner che lo accusano di abusi sessuali. Due di loro hanno voluto mantenere l’anonimato, mentre altre due sono uscite allo scoperto, si tratta di Michelle Manning Barish e Tanya Selvaratnam.
Eric Schneiderman accusato di abusi fisici dopo aver assunto alcol
In particolare, le donne hanno raccontato che durante le loro relazioni con Eric Schneiderman, risalenti al periodo in cui ricopriva l’incarico di procuratore generale, nel corso di alcuni rapporti sessuali lui le avrebbe picchiate senza il loro consenso e dopo aver bevuto alcolici. Pare che abbia tentato di strangolarle (stringendo loro il collo) e le abbia percosse più volte, durante i rapporti, contro la loro volontà. Stando a quanto riportato da Tanya Selvaratnam, lui l’avrebbe anche minacciata di farla seguire e di controllare il suo telefono e, se lei lo avesse lasciato, lui l’avrebbe addirittura uccisa.
La replica del procuratore e le sue dimissioni
Le accuse mosse contro Eric Schneiderman sono gravissime. Un suo portavoce ha fatto sapere che il procuratore non ha mai fatto simili minacce, ma conferma di aver preso parte a dei “giochi di ruolo e altre attività sessuali consensuali”, precisando che:
«Non ho assaltato nessuno, non ho mai fatto sesso non consensuale, è una linea che non potrei oltrepassare».
Nega ogni accusa di violenza sessuale a lui contestata, ma a causa dello scandalo causato dall’inchiesta del New Yorker, Eric Schneiderman ha dovuto rassegnare le sue dimissioni, con valore effettivo a partire da oggi. A sollecitare l’abbandono del suo incarito è stato anche Andrew Cuomo, governatore di New York e (come Schneiderman) democratico.
In una nota, l’accusato ha dichiarato a proposito delle sue dimissioni:
«Serie accuse, che io respingo con forza, sono state rivolte contro di me , sebbene non siano collegate alla mia condotta professionale… mi impedirebbero di guidare il lavoro dell’ufficio in questo momento critico».
Insomma, l’accusatore è stato a sua volta accusato, sembra una barzelletta ma non lo è affatto e, anzi, non c’è proprio nulla da ridere.
Carmen Morello