Fresco di nomina come Ministro della giustizia francese, Dupond-Moretti deve fare i conti con l’uomo che era, un avvocato che non ha mai nascosto le sue posizioni sessiste
Ce n’è sempre uno anche nelle migliori famiglie, verrebbe da dire. O nei migliori Stati, o partiti politici. Éric Dupond-Moretti, avvocato italo-francese, dal 6 luglio scorso ricopre il ruolo di Ministro della Giustizia nel Governo Castex sotto la presidenza di Emmanuel Macron. Molto conosciuto in Francia per la sua fama di bravo avvocato, pare che nel corso della sua carriera sia riuscito a ottenere oltre 150 assoluzioni; grande fumatore e sostenitore della sana abitudine di bere almeno un bicchiere di vino rosso a pranzo, è un personaggio controverso e fuori dagli schemi. Sta attirando ora l’attenzione dell’opinione pubblica per le accuse che gli rivolgono donne e movimenti femministi.
Le dichiarazioni sessiste
Non ha mai nascosto la sua candida presa di posizione in merito a violenze di genere o comportamenti sessisti.
“Sono franco-italiano, ho la doppia nazionalità. La mia latinità mi ha portato a sgarrare un po’, da giovane ho fischiato qualche ragazza che attraversava la strada… E una sciocchezza simile costerebbe 90 euro? Ma è una cosa da pazzi, queste cose vanno affidate alle buone maniere, non alla legge”
Dichiarò un paio di anni fa quando l’allora ministro Marléne Schiappa faceva approvare la legge contro le molestie per strada.
Si è espresso anche sull’abuso di potere nell’ambiente dello spettacolo, tema quanto mai scottante che ha portato alla nascita del movimento #MeToo e alla condanna del produttore Weinstein a 23 anni di carcere lo scorso marzo.
“Tutti gli uomini non sono predatori, ed esistono donne eccitate dal potere. L’attricetta va dal produttore dicendo “voglio diventare una star” e quello gli risponde “d’accordo, ma andiamo a letto”: se vanno a letto, non è violenza sessuale, è il metodo del divano”.
Le proteste
Questa nomina sembra in contraddizione con l’agenda politica francese che mette tra le sue priorità la lotta alle discriminazioni e alla violenza sulle donne. Almeno sulla carta. E la scelta di mettere Eric Dupond-Moretti a capo del Ministero di giustizia ha stonato parecchio, creando scandalo e proteste. Subito dopo il giorno della nomina, un gruppo di femministe ha protestato con cartelli e cori contro il nuovo ministro e anche contro Gérald Darmanin, nuovo Ministro dell’Interno, che sarebbe addirittura accusato di stupro (qualche settimana fa la Corte di Appello di Parigi ha ordinato la riapertura delle indagini). L’accusa di Eric Dupond-Moretti – oltre che per le molte dichiarazioni sessiste – è di essere contrario al movimento #MeToo e a gruppi femministi, tra cui l’ Associazione europea contro la violenza delle donne sul lavoro. A manifestare con una bara nera sugli scalini del Palazzo dell’Eliseo vi erano anche due uomini. L’indignazione non riguarda solo le proteste in piazza, tanto care al popolo francese. Su Le Monde è apparso nei giorni scorsi un appello firmato da 91 intellettuali e militanti femministe di 35 Paesi, tra i quali Premi Nobel, che giudicano le nomine di Darmanin e Dupond-Moretti “un affronto alle ambizioni francesi di promozione dei diritti delle donne”.
L’uomo veste i panni del ministro
Staremo a vedere se la macchia d’olio si allarga, dipenderà anche dalle scelte di governo. Pare che l’avvocato stia cercando di recuperare. Contrario alla detenzione preventiva e favorevole alla presunzione di innocenza, ha recentemente dichiarato: “Voglio che gli uomini sospettati di violenza domestica, se non vengono citati, siano convocati dal pubblico ministero e ricevano un avvertimento giudiziario formale. Mi è già stato detto che potrebbe offendere la presunzione di innocenza: è l’unico modo di mostrare a un uomo che la giustizia è attenta e che non lascia passare nulla”. Ha voluto anche mostrare al popolo francese che è un uomo attento ai diritti umani, sentenziando che vuole migliorare le condizioni dei detenuti e riformare la giustizia minorile.
Confondere la franchezza con il rispetto
Chissà quale disegno c’è dietro la scelta di Eric Dupond-Moretti. Macron ha forse voluto premiare la sua franchezza e il suo peso mediatico e strizzare l’occhio a tutti quei francesi che non hanno il coraggio di dire certe cose, ma in realtà le pensano con convinzione. Un po’ come i salviniani (nascosti) di casa nostra. Ma se proprio vogliamo azzardare un paragone tra noi e la personalità oltralpe, sul tema delle donne di maestro ce n’è uno solo.
“Conosco Jole Santelli da 26 anni e non me l’ha mai data”. Così, a Tropea, Silvio Berlusconi ha aperto il comizio a sostegno della candidata del centrodestra alla Regione Calabria, divenuta poi presidente della Regione lo scorso febbraio. E da bravo maestro ha istruito anche i suoi politici. “La credibilità è come la verginità, facile da perdere, difficile da mantenere ma impossibile da recuperare”, sentenzia Giuseppe Moles, vicepresidente dei senatori di Forza Italia, parlando del Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
A ogni Paese il suo.
Marta Fresolone