Erdogan spegne la musica in Turchia

In queste ultime settimane in Turchia ci sono state numerose cancellazioni di concerti e festival musicali da parte di autorità legate all’AKP del presidente Erdogan.

La repressione politica contro opposizione e minoranze arriva anche alla musica

Durante il mese di maggio in Turchia ci sono state numerosissime cancellazioni di eventi musicali di vario genere. Tutti questi annullamenti sono stati messi in atto da municipi o governatorati guidati dal partito di Erdogan o dai suoi alleati.

Nella provincia di Istanbul un comune (amministrato dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo, l’ AKP di Erdogan) ha cancellato il concerto di un cantante che “non condivide i valori e i punti di vista” dell’amministrazione.

Il governatore di una provincia occidentale della Turchia ha annullato un festival giovanile di quattro giorni e ha posto un divieto assoluto di organizzare raduni che non siano ritenuti accettabili. Anche altri artisti si sono visti annullare i propri spettacoli definiti inappropriati.



La sfera religiosa

Prima di queste cancellazioni un gruppo di organizzazioni religiose e islamiste ha pubblicato una lettera congiunta in cui chiedeva l’annullamento del festival Anadolu Fest di Eskişehir, in quanto “sponsorizzato da aziende di alcolici [e] in cui ragazzi e ragazze stanno insieme in tende e si verificano scene infelici con persone sotto l’effetto di alcol e droghe”.

In effetti il governatore Erol Ayyıldız aveva avuto contatti con un’organizzazione gestita dall’ordine ultrareligioso İsmailağa.

Alcune limitazioni utili a contrastare la pandemia sono state utilizzate anche a prescindere dal Covid-19. Infatti molti oppositori sostengono che il divieto di consumare alcool nei locali pubblici (a certi orari) sia una scelta ideologica e non legata all’arresto della pandemia o all’inquinamento acustico.

A proposito dell’evento di Eskişehir, Mustafa Destici (presidente del partner dell’AKP, il Grande partito dell’unità BBP), ha dichiarato:

Lasciatemi essere chiaro. Queste cose sono haram. Questo è un festival del vino e della birra che finge di essere un festival musicale. Sotto la copertura dell’arte, [fanno cose] che non corrispondono ai nostri valori. È immorale.

Le minoranze linguistiche e culturali

Non tutti i divieti riguardano lo stile di vita ma spesso cercano di silenziare le identità politiche e etniche sgradite al governo.

Le forze di opposizione e la società civile sanno benissimo che si tratta di repressione e l’ennesima prova è che molti concerti annullati sarebbero stati espressione della musica in lingua curda o di altre minoranze.

Due annullamenti esemplificativi sono quello del concerto di Niyazi Koyuncu, cantante appartenente alla minoranza Laz della regione turca del Mar Nero, e quello dell’esibizione di Aynur Doğan, musicista curda che ha tenuto concerti in tutto il mondo.

Vietato discostarsi dalla visione di Erdogan

I tribunali turchi continuano a emettere condanne a figure dissidenti e la musica e le arti sono sono solo le ultime vittime di una repressione che non sembra volersi fermare.

I dissidenti sono presi di mira, ma non solo loro. Chiunque si discosti dalla norma governativa del cittadino sunnita turco è sempre più emarginato e perseguitato.

Alessandro Milia

Exit mobile version