Erdogan attacca Afrin e l’Isis manda un disabile a farsi esplodere

Fonte: Daily Sabah

Non c’è pace in terra siriana, nemmeno tra la popolazione curda che vive ad Afrin, nel nord della Siria. Promotore dell’operazione “Ramoscello d’ulivo” Erdogan attacca Afrin, e il sangue dei civili continua a bagnare questa terra che non conosce più speranza. E i tagliagole dell’Isis non sono certo rimasti a guardare, ieri hanno mandato un disabile in carrozzella a farsi esplodere come kamikaze.

Erdogan attacca Afrin
Credits: Ismail Kizil Dogan




 

Simboli di pace in tempi di guerra

Per i cristiani il ramoscello d’ulivo, molto spesso in bocca ad un colomba, è un simbolo di pace. In questo caso, il ramoscello è stato scelto dal premier turco Erdogan come simbolo di un’operazione di guerra. L’operazione è iniziata lo scorso 20 gennaio, con attacchi aerei prima e invio di uomini e mezzi militari via terra poi. L’obiettivo turco, e in secondo piano anche quello del Cremlino, è di porre fine all’egemonia curda in quell’area della Siria.

Credits: Ismail Kizil Dogan




Quello che proprio non piace ad Erdogan è il potere che la popolazione curda ha ottenuto distinguendosi nella battaglia contro l’Isis, riprendendosi e liberando città-roccaforti dello Stato Islamico come Raqqa e Kobane. C’è poi anche la questione statunitense, che col suo appoggio logistico e militare fornito ai curdi ha inasprito maggiormente i rapporti con la Turchia. È sotto un’ottica puramente egoistica che Erdogan attacca Afrin.

 

L’Isis da nemico ad alleato

Quei sant’uomini dell’Isis hanno visto nell’attacco ad Afrin un altro modo per avanzare e seminare terrore. Non poteva certo mancare l’appoggio dello Stato Islamico, che ancora cerca di riprendere il controllo nell’area siriana. E così ha continuato ad inviare i suoi combattenti ad Afrin, li ha schierati contro le forze dello YPG curdo-siriano.

I metodi son sempre gli stessi: attacchi suicidi, autobombe, terrore. Non ha perso occasione di mostrare la sua insana follia neanche ieri, l’Isis, quando ha inviato due kamikaze a farsi saltare in aria in un villaggio curdo-siriano. Uno dei due “martiri” era un disabile in carrozzella. Ora, noi non possiamo sapere quanto e se quest’uomo fosse in possesso delle sue facoltà mentali, ma davvero vien da chiedersi a che punto si sta arrivando. Che il fondo lo si fosse toccato già da un bel pezzo è cosa nota, però la crudeltà sta arrivando a toccare apici sempre nuovi. L’utilizzo dei disabili come kamikaze non è una novità dei Daesh ma già Al Qaeda se ne era servita. A tal proposito vorrei scrivere tante belle paroline, ma mi auto censuro.

Il kamikaze disabile dell’Isis che nel 2017 si fece esplodere a Mosul.
Fonte: Fanpage




No, non parlatemi di Islam e di quanto son cattivi i musulmani che fanno la guerra. No, i miliziani dell’Isis tutto sono tranne che musulmani. Se nella loro vita avessero letto anche solo un paio di versetti del Corano, vi posso garantire che se ne starebbero a casa loro. Non fatevi ingannare dalla scritta “Maometto è l’inviato di Dio” che hanno impresso sulle bandiere nere. Pura operazione di marketing.

 

Erdogan attacca Afrin, i numeri della colombella assassina

Come ho scritto più sopra l’invasione turca è iniziata lo scorso 20 gennaio. Secondo le ultime stime 14 sono i soldati turchi morti nell’operazione “Ramoscello d’ulivo”, di cui 7 solo nella giornata di Ieri. Fonti governative di Ankara riferiscono che il bilancio di morti dei combattenti dello YPG -che, sempre secondo la Turchia sarebbe un gruppo terroristico- sono 900. Se ve lo state chiedendo, non mi è scappato uno zero di troppo, quindi lo scrivo di nuovo: 900 combattenti dello YPG contro 14 militari turchi. Questi numeri dovrebbero far suonare qualche campanello. E i civili? Come sempre, negli scontri, la morte dei civili viene vista come “effetto collaterale”. Bene, i numeri di questo effetto collaterale vedono oltre 100 il numero dei civili uccisi e ben 16 mila quelli costretti a migrare in altre zone.

Fonte: Globalist

Però via, non siate pignoli, la colombella vi sta porgendo un ramoscello d’ulivo.

Lorena Bellano

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