Energy drink – Il Parlamento europeo boccia la proposta della Commissione di specificare nelle indicazioni nutrizionali degli energy drink l’effettiva quantità di zucchero e caffeina.
Gli energy drink ormai sono entrati nel nostro quotidiano. Li conosciamo, li usiamo, li beviamo, e in alcuni casi, li adoriamo, forse troppo. Ne diveniamo dipendenti, chiediamo il loro energico e stimolante aiuto anche quando non ne avremmo particolare bisogno. Personalmente, in fase di esame universitario, ho sempre preferito il vecchio e amato metodo del bibitone di caffè ingurgitato ogni tre/quattro ore circa, ma voglio dire, siamo lì. Di certo bene non fa.
Sono soprattutto i giovani ad amare e usare queste bevande energizzanti. D’altronde con tutte le energie che si impiegano nel corso della giornata tra studio, sport, intrattenimenti vari, una bevuta di caffeina e zucchero ogni tanto può fare anche bene. Il problema è che le quantità che se ne usano sono decisamente eccessive con la possibilità di avere problemi di salute, e i consumatori tra adolescenti e bambini sono davvero numerosi. I numeri parlano chiaro: il 68% degli adolescenti e il 18% dei bambini consumano regolarmente bevande energetiche con eccessive dosi di zucchero e caffeina.
Questo è stato il perno su cui si è incentrato il dibattito tra il Parlamento europeo e la Commissione.
Il Parlamento europeo ha bocciato il provvedimento della Commissione di inserire nelle confezioni degli energy drink le indicazioni nutrizionali che ne promuovono la capacità di aumentare l’attenzione e la concentrazione. Secondo il Parlamento, in questo caso, l’essere informati su cosa effettivamente si sta ingerendo potrebbe essere uno dei pochissimi casi in cui il risultato potrebbe essere “dannoso”. A quanto sembra, sapere che all’interno di queste bevande ci siano dosi massicce di zucchero e caffeina istigherebbe i più giovani a comprarne e a consumarne sempre di più, andando a nuocere ovviamente alla loro salute e alla loro crescita. Inoltre, oltre al veto, è stato chiesto agli Stati membri di valutare delle norme relative al controllo e alla commercializzazione di queste bevande energetiche.
Uno studio ha evidenziato che una sola lattina di energy drink può contenere fino a 27 grammi di zucchero e 80 milligrammi di caffeina. Tra gli intervistati per questa ricerca, gli adulti consumatori (18-65 anni) sono circa il 30% e tra questi il 12% risulta essere consumatore cronico (con una media di 4,5 litri in un mese); gli adolescenti (10-18 anni) sono circa il 68% e tra questi il 12% sono consumatori cronici (si raggiungono i 7 litri in un mese); il 18% dei bambini (3-10 anni) beve energy drink e il 12% ne effettua un consumo, anche in questo caso, elevato e cronico (4 litri in un mese).
Ingerire dosi così elevate di caffeina e zucchero, soprattutto nei più giovani, potrebbe provocare specifici disturbi che vanno a colpire il sistema nervoso come l’irritabilità, l’irrequietezza e l’agitazione e, ovviamente, problemi di sovrappeso, obesità, erosione dentaria e carie.
La motivazione che ha portato il Parlamento a dire “No”, secondo la relatrice dei Socialisti e Democratici Christel Schaldemose, sta nella sua “non intenzione” a far arricchire le aziende produttrici di energy drink attraverso indicazioni sulla salute che non sono assolutamente adeguate per i più giovani.
E se da una parte c’è questa decisione, dall’altra c’è anche la volontà di voler lasciare intenzionalmente disinformati i consumatori e compratori di bevande energetiche sulle effettive sostanze e le relative quantità che compongono queste bibite così gradite e amate dai più giovani e non. Alla fine, forse, le uniche ad avere delle agevolazioni e da una parte e dall’altra, sono proprio loro: le multinazionali che producono tali bevande.
Giulia Simeone