Una nuova ricerca pubblicata su Psychological Science, prova a indagare il ruolo della cultura nel rapporto tra emozioni e salute.
Emozioni e cultura
Sebbene le emozioni riguardino tutti gli esseri umani, le modalità con cui le esprimiamo sono fortemente influenzate dal contesto socio-culturale di appartenenza. Infatti, il modo in cui queste vengono espresse dipende dalle cosiddette display rules, cioè le regole di espressione delle emozioni, regole apprese tramite il contesto familiare e che ci indicano quando e come esprimerle. Conseguentemente, tra Italia e Giappone, per esempio, il modo di esprimere le proprie emozioni cambierà, con una maggiore propensione dei nipponici a nascondere ciò che si prova in pubblico.
Emozioni e salute
Le nostre emozioni influenzano anche la nostra salute. Diverse ricerche hanno mostrato come sperimentare emozioni positive possa avere ripercussioni positive sulla salute fisica. Queste ricerche però sono state condotte prevalentemente in Paesi Occidentali, in cui vige una cultura in cui le emozioni positive sono valutate positivamente, al contrario di altre culture, quale quella giapponese, in cui invece le emozioni positive possono avere ripercussioni negative sulla vita sociale degli individui. Sembrerebbe, infatti, che gli effetti nocivi delle emozioni negative sulla salute non siano presenti negli adulti giapponesi.
Le premesse
I ricercatori si sono dunque chiesti se la relazione emozioni positive-salute potesse essere influenzata dal contesto culturale di riferimento. Per scoprire se avessero ragione, i ricercatori hanno coinvolto due gruppi di soggetti rappresentativi degli Stati Uniti e del Giappone. Inoltre, hanno deciso di utilizzare (per la prima volta) indicatori oggettivi dello stato di salute degli individui per evitare distorsioni dovute all’autovalutazione, concentrandosi sulle patologie cardiovascolari (cardiovascular desease; CVD), principale causa di morte nel mondo.
I grassi nel sangue
È stato dunque esaminato il “profilo lipidico” dei soggetti coinvolgi nella ricerca. Un profilo lipidico sano consiste in: alti livelli di lipoproteine ad alta densità (high-density lipoprotein cholesterol; HDL-C), comunemente chiamato “colesterolo buono”; bassi livelli di lipoproteine a bassa densità (low-density lipoprotein cholesterol; LDL-C), comunemente chiamato “colesterolo cattivo”; bassi livelli di trigliceridi; un valore basso dell’indice di rischio cardiovascolare (rapporto colesterolo totale/HDL; TC/HDL-C). Poiché LDL-C e trigliceridi sono sensibili al fatto di aver raccolto il campione a digiuno o meno, per la ricerca sono stati utilizzati l’HDL e il TC/HDL-C.
I risultati
Come abbiamo già detto, le emozioni positive possono motivare tutta una serie di comportamenti salutari (non fumare, seguire una dieta corretta, moderare l’assunzione di alcolici, fare attività fisica, ecc.) che influenzano il profilo lipidico. Tuttavia, i risultati della ricerca hanno confermato proprio che questo non vale per gli orientali, in cui tali emozioni non permettono un adattamento alle norme culturali. Inoltre, nel caso degli occidentali, questa relazione sembra ulteriormente mediata dall’indice di massa corporea (body mass index; BMI), valore che dipende, oltre che da una componente genetica, anche da una serie di comportamenti (dieta, esercizio, ecc.). Questo sembra indicare che, almeno per gli occidentali, sperimentare emozioni positive porta a una serie di comportamenti che possono incidere sul BMI che a sua volta influenza il profilo lipidico (e dunque la salute) delle persone.
Conclusioni
Questa ricerca ci dice che a determinare la nostra salute fisica contribuisce non tanto il tipo di emozione (positiva o negativa), quanto l’adattamento di tali emozioni al contesto culturale di riferimento. È bene infatti tenere concettualmente separati il vivere una vita soddisfacente (che riguarda una valutazione complessiva della propria vita, e legata all’aderenza alle norme socio-culturali) e l’esperienza emotiva. Chiaramente si tratta di un singolo studio, e gli autori stessi raccomandano studi longitudinali (che seguano i partecipanti allo studio nel tempo). Comunque, dopo aver scoperto come l’istruzione può prevenire le cardiopatie, questo studio svela un ulteriore fattore di protezione delle CVD. E voi? Siete persone positive? Siete salutisti? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda