Se la musica ti emoziona sei speciale. Lo dice la Neuroscienza.
Ti è mai capitato di ascoltare una canzone, che magari ti colpisce d’improvviso in radio, in macchina o al supermercato e sentire il tuo corpo percorso da brividi elettrici? La pelle d’oca ridisegna l’epidermide fino ad infiammare la punta dei capelli. In un attimo ti accendi come Lumière de “La bella e la bestia” quando guarda Spolverina?
Ad alcuni succede spesso. Basta fare un respiro profondo, chiudere gli occhi, mettere su “New York city serenade” di Bruce Springsteen e le emozioni prendono il sopravvento.
L’anima aleggia nello spazio infinito dei ricordi. Vola fino al concerto di Roma, nel luglio 2016 al Circo Massimo. Quando il sole, volgendo al tramonto, si trasfigurava in uno scudo di bronzo dorato. Imbrunendo poi e fondendosi nella “Sunburst” imbracciata dal Boss.
Le diafane presenze di Billy e Jackie fuoriuscivano dai violini dell’orchestra “Sinfonietta” di Roma per danzare il loro eterno amore nelle lacrime emozionate di migliaia di persone. In quel momento interiorizzavi davvero le parole di Whitman quando affermava che
Che v’è di buono in tutto questo, o Vita, ahimè?
| Che tu sei qui – che esistono la vita e l’individuo, | che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuirvi con un tuo verso.
Anche se quel verso è un semplice sospiro strappato al paradiso.
E non importa se questo ti è successo con Bruce, i Pink Floyd, Debussy, gli Skiantos o Elio e le storie tese.
La ricerca.
Matthew Sachs, ricercatore della University of Southern California di Los Angeles, è stato il coordinatore di una ricerca condotta in collaborazione con l’Università di Harvard e la Wesleyan University, in Connecticut.
Sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience è possibile trovare tutti i dettagli della stessa.
L’obiettivo dell’equipe di ricercatori era capire se c’è una differenza cerebrale che può rispondere alla domanda sulle diverse reazioni umane agli stimoli estetici complessi.
“Sono stati 237 gli studenti che hanno risposto ad un sondaggio online inviato a diverse università. Nel questionario era incluso anche il Test breve delle preferenze musicali (STOMP) (Rentfrow e Gosling, 2003). La prevalenza di intense risposte emotive alla musica è stata valutata sulla base delle risposte alla Scala di esperienza estetica in musica (AES-M), che consiste in 15 domande derivate dalla Scala di esperienza estetica (Sloboda, 1991; Silvia e Nusbaum, 2011).” (Sachs & Ellis, 2016-03-10)
Da questa scrematura iniziale sono stati selezionati venti studenti. La metà di essi è soggetto alla relazione musica-pelle d’oca. L’altra metà no.
Le scansioni cerebrali effettuate hanno portato alla luce che gli individui a cui la musica fa venire la pelle d’oca hanno un cervello “speciale”.
I risultati
Il loro encefalo presenta, in genere, un numero maggiore di connessioni neurali tra la corteccia uditiva e le aree che elaborano le emozioni.
Il nostro cervello è permeato di autostrade neuronali che dal casello degli input esterni porta ad una risposta emozionale. Nel caso dei soggetti di cui sopra è come se questa autostrada fosse veloce, senza traffico, curve o intoppi. Questo rafforza e facilita ad ogni passaggio, la comunicazione tra udito ed emozioni.
Tuttavia il lavoro dei ricercatori non può dirsi concluso.
Sachs ha ribadito che il campione sul quale è stata condotta la ricerca era troppo ristretto. Inoltre rimangono alcuni nodi da sciogliere. Ci sono infatti persone che hanno i brividi solo ascoltando canzoni legate a ricordi determinati.
Quindi prima di dichiarare definitivamente aperta un’altra porta della percezione umana, dobbiamo attendere che gli studiosi scoprano quali specifici processi neurologici fanno venire la pelle d’oca quando si ascolta la musica.
Quali prospettive?
L’obiettivo di Sachs è notevole e ambizioso. Egli, che tra l’altro suona il piano e il basso, vuole trovare le relazioni tra musica e depressione. In un’intervista rilasciata a Quartz, Sachs ha infatti dichiarato:
La depressione impedisce di provare piacere per le cose quotidiane. Si potrebbe utilizzare la musica per esplorare le emozioni con un terapeuta.
Daniele Fiorenza