Emmanuel: un uomo ucciso dall’odio

Ennesima tragedia a sfondo razziale: Emmanuel, un trentaseienne, scappato dalla Nigeria con la sua amata per cercare un posto sicuro, è morto aggredito da un italiano

Il razzismo è un’assurda invenzione dell’uomo.
Che lingua parla il vento?
Di che nazionalità è una tempesta?
Da quale paese viene la pioggia?
Di che colore è un fulmine?
F. Caramagna

Ancora una volta ho il cuore che mi si contorce nel petto.
Ancora una volta ho il cervello che tenta invano di cercare una ragione razionale, una ragione che sia ragione, per cui nel mondo debba esistere il razzismo.

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Comprendo la domanda “da dove vieni?” quando si è di fronte un caffè e ci si conosce negli occhi, ma la domanda assurda: “da dove veniva?”, non la comprendo quando poi si utilizza la risposta per dare un giudizio. Solo perché una persona ha un colore diverso dal nostro, tifa una squadra diversa, professa una religione diversa, solo perché “non è come noi”, può meritarsi un mondo di ingiustizie?

Siamo gli uomini bravi a sputare sentenze, ma non sappiamo amare il diverso.
Ma poi, qualcuno sa spiegarmi cosa sia questo diverso?
Io non le vedo le differenze tra me che sono bianca e la ragazza che ha un colore diverso della pelle, che prende il mio stesso autobus, o meglio, vedo la differenza nella misura in cui la vedo anche tra me e la bambina con i capelli biondi che stringe la mano alla mamma per attraversare la strada, ma più banalmente la differenza la vedo tra me e mia sorella, nonostante il sangue nelle vene uguale.

Siamo tutti diversi nell’aspetto, ma non nell’anima.
Che stupidi che siamo a non capirlo.
Siamo tutti uguali a guardarci con il cuore, o più semplicemente, con amore.

Oggi ho letto una notizia che mi ha sconvolta, oggi ho letto una notizia che non saprei spiegare a nessuno. Oggi ho letto una notizia che è una tragedia.

Il 5 luglio un trentaseienne è stato aggredito violentemente da un altro uomo e purtroppo ieri il trentaseienne è morto.
Quest’uomo è morto a causa dell’ignoranza dell’uomo.
Quest’uomo è morto a causa di uno dei mali peggiori che attraversa il cuore del genere umano: il razzismo.
Mi viene in mente Primo Levi, mi viene in mente pensando Se questo è un uomo. Ho così il sentore che abbiamo dimenticato quando Levi scriveva che la concezione che «ogni straniero è nemico», se posta «all’origine di un sistema di pensiero» arriva a una conseguenza tragica.
Ho il sentore che abbiamo dimenticato il passato.

Non importa di che nazionalità fosse, Emmanuel Chidi Namdi era un uomo.
Ieri non è morto solo un nigeriano, ieri è morto un uomo e gli uomini non devono morire per mano di altri uomini; gli uomini non devono morire uccisi da stupide convinzioni di superiorità.

Ho provato un immenso dolore quando ho letto di questa tragedia, un dolore immenso che nemmeno le lacrime sarebbero in grado di esprimere. E proprio con le lacrime che mi pizzicano negli occhi, mi chiedo come si fa a credere davvero alla diversità negli aspetti essenziali dell’esistenza. Proprio pensando alle lacrime mi chiedo come possiamo dirci diversi.

Le lacrime di un uomo rosso, giallo, nero, marrone o bianco sono tutti uguali.
M. H. Fischer

Emmanuel era un richiedente asilo che veniva dalla Nigeria insieme alla sua amata Chimiary per scappare da Boko Haram, dopo l’assalto ad una delle chiese cristiane del posto in cui persero la vita i genitori della coppia e la loro figlia. Hanno attraversato le violenze della Libia, sono stati aggrediti, picchiati così tanto che la ragazza, incinta, subì un aborto. Finalmente arrivarono in Italia dove, da otto mesi (dettagli riportati dal sito della Comunità di Capodarco)– erano ospiti del seminario arcivescovile di Fermo, nel progetto che è gestito dalla Fondazione Caritas in veritate di don Albanesi, il quale – informalmente – ha finalmente coronato il desiderio dei due giovani di unirsi in matrimonio.

Vedete differenze nell’amore?

Emmanuel e la sua compagna Chimiary il 5 luglio stavano passeggiando nel centro della città di Fermo, quando si sono imbattuti in due giovani italiani, ultrà della Fermana.
Chimiary racconta che uno dei due giovani l’ha cominciata ad insultare con epiteti razzisti, etichettandola come “scimmia africana”. In seguito a questa aggressione verbale è poi stata strattonata.
Emmanuel ha reagito, come reagirebbe un Uomo di fronte a un’ingiustizia, chiedendo spiegazioni a colui che stava maltrattando la sua compagna. La vicenda è ancora tutta da ricostruire, ma la sostanza non cambia: l’uomo italiano, già noto alle forze dell’ordine per altri episodi di violenza, ha colpito Emmanuel con un pugno in pieno volto facendolo cadere a terra e continuandolo a colpire.

Coma irreversibile e poi la morte.
Il sorriso di Emmanuel, il sorriso di un uomo che nonostante le difficoltà passate, non smetteva di cercare un’isola felice per il suo amore, si è spento.

La compagna di Emmanuel, che ha riportato escoriazioni alle braccia e alla gamba, ha chiesto la donazione degli organi del suo amato, un gesto lodevole, ammirevole, un gesto che speriamo possa essere accolto.

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Chimiary è rimasta sola ora, per colpa della brutalità umana non può più sognare il suo futuro felice insieme al suo compagno. Loro sognavano un posto sicuro in cui potersi amare, in cui creare una famiglia.
Credete ancora che siamo diversi?
Non abbiamo tutti gli stessi sogni? Non piangiamo le stesse lacrime? Non abbiamo il cuore straziato per la perdita allo stesso modo? Non patiamo la solitudine tutti nella stessa identica maniera?
Chimiary è sola, non ha più il suo Emmanuel che la protegge, non ha più il suo Emmanuel che le tiene la mano in un mondo così sconosciuto e crudele. Chimiary non ha il suo Emmanuel da poter amare.

Alle innumerevoli tragedie si aggiunge un altro orrore che ha il solito comun denominatore: l’odio e l’ignoranza dell’essere umano.
Come chiamare altrimenti questa freddezza spietata nei confronti di chi crediamo diverso, solo perché la nostra pelle al sole riflette un colore differente?

Le guerre continueranno ad esistere
se il colore della pelle
è più importante di quello degli occhi.
B. Marley

Guardo la foto di Emmanuel e Chimiary, guardo i loro occhi, i loro sorrisi e non trovo nulla di diverso dai miei occhi o dai miei sorrisi, né dai vostri.
Vedo solo due giovani innamorati, che avevano una vita da (ri)costruire, lontano da guerre, lontano da dolori.
Vedo solo due giovani che avevano una vita insieme di abbracci, una vita che di nuovo l’odio razziale ha spezzato.

Non ci sono parole, solo dolore.

Vanessa Romani

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