Ricorre quest’anno il decennale della scomparsa di uno dei più grandi artisti nel panorama internazionale, Emilio Vedova. Gli eventi messi a punto dalla fondazione che porta il suo nome e Annabianca Vedova riguardano una
grande mostra di disegni, la pubblicazione di uno studio approfondito e documentato sul ciclo pittorico De America e una serie di concerti. L’esposizione il cui titolo è Emilio Vedova Disegni è stata curata da Germano Celant e Fabrizio Gazzarri, rispettivamente curatore artistico-scientifico e direttore Archivio e Collezione della Fondazione Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini. La mostra resterà aperta fino all’1 novembre.
Si partirà il 29 maggio con la rassegna che è stata organizzata negli spazi del Magazzino del Sale, in cui verranno presentati i lavori che partono dagli esordi di Vedova fino al 2005. Altro spazio espositivo della Fondazione è l’ex Studio Vedova, sui bordi delle sue amate Zattere alla Salute, dove ha lavorato dalla prima metà degli anni ’70 fino alla morte. Si tratta di ambienti dotati delle più moderne tecnologie per la conservazione e la fruibilità delle opere d’arte, caratteristiche oggi indispensabili in particolare per l’allestimento di materiali tanto delicati come i disegni, che, nel caso di Vedova, testimoniano in modo esemplare il percorso creativo della sua produzione.
La prima sezione della mostra, con opere tra il 1935 e il 1940, documenterà gli studi dell’artista sulla rappresentazione del mondo in un confronto ideale con l’atmosfera della grande pittura veneziana tra Rinascimento e Barocco. La seconda sezione darà invece conto delle fasi successive della sua ricerca, influenzata in un primo momento dal linguaggio delle avanguardie storiche dal Cubismo al Futurismo, per poi passare allo scatenamento sensoriale ed emotivo che porta, nei primi anni ’60, alla realizzazione dei Plurimi. Ecco quindi le lacerazioni, speculari alle vicende politiche della fine del decennio, in un percorso che giunge alla stagione degli anni ’80, coronata dalla stesura dei grandi teleri dei Dischi/Oltre e dei Tondi.
Altro momento importante sarà la pubblicazione, da parte di Skira, di un prestigioso volume dedicato al ciclo pittorico De America. Curata da Germano Celant, con ricerche biografiche e documentarie di Laura Lorenzoni, l’opera percorrerà i circa 50 dipinti su tela e su carta eseguiti a Venezia da Emilio Vedova tra il 1976 e il 1977, con una puntuale analisi dell’esperienza americana dell’artista, avviata nel 1951, anno della prima personale a New York, e proseguita per 25 anni.
In programma da luglio a novembre anche un ciclo di concerti dedicati agli Stati Uniti e all’Europa, curato da Mario Messinis, il cui titolo è Europamerica. La rassegna si aprirà appunto il 15 luglio allo Spazio Vedova con il grande pianista jazz Chick Corea e il suo Quintetto. Tra gli appuntamenti successivi, figurano il 28 ottobre Zappazik!, progetto originale di Giovanni Mancuso su Frank Zappa, e American Songs, 29 ottobre, con vecchie canzoni americane, trascritte e ricomposte da Luca Mosca. Uri Caine, tra i protagonisti internazionali della scena jazzistica, sarà a Venezia il 30 ottobre con Urlicht – Primal Light, una rivisitazione di pagine mahleriane. Seguiranno poi il 4 novembre Indianerlieder, capolavoro di Stockhausen, e il concerto di Letizia Michielon, 5 novembre, con Debussy, Schonberg e Boulez, autore quest’ultimo eseguito anche dal Jack Quartet al debutto sulla laguna.
Chiudo questo articolo citando la risposta che diede Emilio Vedova a Luigi Meneghelli che pubblicò l’intera intervista per www.artribune.com, perché secondo il mio personale parere racchiude quella che è il modo di fare arte di questo sorprendente artista capace di guardare oltre:
“A me interessa il prolungamento del mio essere, lo sprofondamento dentro lo specchio della pittura. Vorrei spezzarmi, lacerarmi nel suo riflesso. Abitare sempre al di là, oltre la pura superficie. La materia rappresenta questa immissione in uno spazio “altro”, è l’entrata nel paesaggio del “non dove”.