Per capire di che pasta era fatto Emiliano Mondonico e quanto amasse il calcio basta tornare in dietro di sette anni, quando allenava l’Albinoleffe in Serie B. Difronte alla diagnosi di tumore all’addome, lasciò la panchina giusto il tempo di farsi operare, e ritornò al suo posto quattordici giorni dopo. Un record al quale seguì la salvezza nella serie cadetta conquistata a giugno.
Prima che un grande allenatore, “Mondo” era un uomo vero, mai banale, anche ai microfoni dei giornalisti. L’ironia con la quale commentava il calcio lo ha reso uno dei suoi protagonisti più amati di sempre. Sapeva che il ritorno di quel male terribile incombeva sulla sua testa. Ma non ha mai permesso a questo pensiero di corrodere il suo coraggio, la sua tempra da allenatore “pane e salame”, come si definiva lui stesso.
Mondonico allenatore: gli inizi a Cremona
Da bambino diede i primi calci al pallone nell’Oratorio della sua città natale, Rivolta d’Adda, un paesino in provincia di Cremona dove i suoi gestivano una trattoria. Poi arrivò la carriera da calciatore talentuoso ma incostante, durante la quale indossò le maglie di Torino e Atalanta in Serie A, tra la fine degli anni Sessanta e primi anni Settanta.
L’ultima stagione la giocò nella Cremonese. E fu da lì che ripartì come allenatore, occupandosi prima delle giovanili e poi della prima squadra nella stagione 1981-82. In due anni, grazie al suo lavoro e ai gol di Gianluca Vialli, i grigiorossi riconquistarono la Serie A dopo un’assenza durata 54 anni. Di promozioni nella serie più importante, “Mondo” ne otterrà cinque. Dopo la Cremonese sarà la volta dell’Atalanta (1987-88 e 1994-95) e poi del Torino (1998-99) e della Fiorentina (2003-04), conquistando ogni volta il cuore dei tifosi. Non riuscì invece a salvare il Napoli dalla Serie B nel 2000-2001, uno dei più grossi dispiaceri della sua carriera da allenatore.
Il miracolo Atalanta e il ritorno del Toro
Mondonico è stato il protagonista di tante stagioni incredibili. Ed è difficile contare le vittorie portate a casa dalle sue squadre contro compagini che sulla carta avrebbero dovuto vincere a mani basse. Tra lui e le sfide impossibili sembrava ci fosse un’attrazione reciproca. Un amore corrisposto nel bene e nel male.
Indimenticabile la stagione 1987-88 con l’Atalanta. I nerazzurri lottavano in B per tornare nella massima serie e nonostante la durezza del torneo cadetto Mondonico riuscì a condurre i suoi uomini fino alla semifinale di Coppa delle Coppe, persa con i belgi del Malines, altra sorpresa del torneo che si aggiudicò il trofeo battendo l’Ajax.
Gli anni con l’Atalanta furono pieni di soddisfazioni. Mondonico fece del campo bergamasco un trappola insidiosa anche per le grandi. Poi arrivò la chiamata del Torino, una nobile decaduta ma vogliosa di risorgere, e qui Mondo si tolse le soddisfazioni più grosse. Con lui i granata giocarono un calcio splendido, fatto di verticalizzazioni eleganti e fulminee. La squadra era ricca di giocatori talentuosi, da Vincenzino Scifo a Martin Vazquez, da Gigi Lentini a Walter Casagrande. In Coppa Uefa, nella stagione 1991-92, arrivò fino in fondo battendo in semifinale il Real Madrid.
La finale prevedeva il doppio confronto. Sul suo cammino Mondonico incrociò l’Ajax di Van Gaal e perse la coppa senza perdere, con due pareggi, poca fortuna e qualche legno di troppo. Il 2-2 a Torino e lo 0-0 in Olanda consegnarono la coppa ai lancieri di Amsterdam. Della gara di ritorno rimarrà alla storia l’immagine di Mondo che alza una sedia in segno di protesta contro una decisione arbitrale, cosa che gli costò un turno di squalifica mai scontato.
Ma il suo Torino era roba seria e l’anno dopo, nella stagione 1992-93, conquistò la Coppa Italia battendo la Roma in una doppia finale memorabile. I granata s’imposero per 3-0 a Torino. All’Olimpico finì invece 5-2 per i giallorossi, al termine di 180 minuti al cardiopalmo, con Andrea Silenzi pronto a rispondere ai tre rigori segnati dal “principe” Giannini.
Ancora oggi, a distanza di 25 anni, quella Coppa Italia è l’ultimo trofeo vinto dal Toro. Dopo 30 anni, la semifinale giocata dalla sua Atalanta contro il Malines è tuttora il miglior piazzamento ottenuto nelle coppe europee da un club non iscritto alla massimo campionato nazionale. Segni indelebili della grandezza di “Mondo” allenatore.
Michele Lamonaca