Emiliano: “Vietato lavorare nei campi nelle ore più calde”
Questa è stata la decisione del presidente della regione Puglia Emiliano, dopo che un ragazzo di 27 anni è morto a Brindisi. In particolare, il lavoro è vietato dalle ore 12:30 alle ore 16:00 fino al 31 Agosto 2021.
Il caso
Giovedì alle ore 18 un ragazzo di 27 anni, dopo aver lavorato per molte ore con una temperatura che ha rasentato i 40 gradi all’ombra. Si sta ancora valutando sulle circostanze dell’accaduto, ma con ogni probabilità, il malore è stato causato della temperatura e dallo sforzo fisico. Poche ore dopo, ad altri due ragazzi è toccata la stessa sorte.
British Medical Journal: il bilancio
Un articolo del British Medical Journal del 2019 ha pubblicato un tragico bilancio in merito alle condizioni dei migranti in Italia. In sei anni i lavoratori agricoli che hanno perso la vita nei campi sono 1500. In particolare, i maggiori problemi di chi lavora nel settore sono la disidratazione, i dolori articolari e le polmoniti. Tutto questo per 3 euro di lavoro all’ora, nel migliore dei casi. La maggior parte delle vittime del caporalato vivono in baraccopoli, tra condizioni igieniche e sanitarie pessime.
In generale, i soggetti a rischio sfruttamento a causa del caporalato in Italia sono circa 180mila tra donne e uomini. Questi versano in condizioni penose, senza alcun tipo di tutela e costretti al silenzio dai loro “datori di lavoro”.
L’opera contro il caporalato a Foggia
Nell’agosto scorso un’enorme opera artistica è stata istallata a Foggia. Si tratta di braccia di circa 30 metri che raccolgono pomodori. L’istallazione è stata fortemente voluta per ricordare le 16 vittime che due anni prima persero la vita a seguito di un incidente alla fine della giornata di lavoro nei campi.
Il titolo dell’opera è “Solo Braccia“.
“Quest’opera è composta da carta e colla. Non sarà eterna, ma si sgretolerà, come si sgretolano i ricordi. Le 16 vite spezzate non devono essere dimenticate”, spiega Alessandro Verona, referente medico Intersos. “Lo sfruttamento del lavoro è una catena lunga e i braccianti sono quelli più schiacciati da questo meccanismo. Gli sfruttati, nel corso degli anni, hanno cambiato solo colore della pelle. I primi che furono sfruttati erano proprio italiani”.
Mariachiara Grosso