C’è un sogno che abbiamo tutte. Vago, superficiale, frivolo, non ben curato, magari lasciato in disparte, in un angolo remoto, senza priorità; oppure ben esposto, curato, cresciuto, in cima ad ogni cosa, dipende dal carattere. Ma tutte noi donne sogniamo una cosa: essere La Donna In Rosso. Solo una sera, per qualcuno o per piacer proprio.
Emerico Imre Toth (Ungheria) è un pittore che ama “dipingere il bello“: nelle donne, negli uomini, nei visi e nei paesaggi.
Non esiste un sito suo personale, bensì una galleria virtuale dove è possibile acquistare le sue opere, ed è anche facile comprendere il perché: sono tipiche stampe con cui decorare lo studio e su cui posare gli occhi stanchi da una giornata quotidiana, quadri che ti offrono, effettivamente, del bello gratuito da guardare.
I suoi dipinti dalle pennellate vivide e saturate offrono diversi soggetti: ritratti, paesaggi, nature morte di fiori splendidi. Ma ci sono due serie di quadri che mi hanno incuriosito parecchio: “Lady In Red” e “Rainy Days”.
“Lady in Red” è una serie la quale unico scopo è quello di proporre la sensualità in abiti aderenti, né più, né meno. Il fascino però accattivante di questi quadri risiede nel mistero che aleggia sui volti di queste donne dal corpo bellissimo: difatti, o sono di spalle, o hanno lunghi cappelli che coprono la faccia, ma l’identità di queste potenziali femme fatale non si svela. Ed è così che si innesca quel meccanismo di fascinazione secondo il quale più qualcuno o qualcosa non si rivela, più ne siamo attratti.
Questi quadri non sono neanche troppo originali o tecnicamente superbi, eppure la pittura nella sua rappresentazione più regolare ha comunque la sua potenza evocativa e narrativa, lasciandoci sufficientemente soddisfatti di indugiare su immagini appetibili e basta, senza andare troppo al fondo delle cose.
In “Rainy Days” i quadri di Emerico Toth mantengono quell’alone di mistero, ma quantomeno la palette di colori varia in quanto anche l’espressione del quadro varia nel suo messaggio: soggetti fermi o in movimento si stagliano su un panorama piovoso torrenziale nel quale la vita urbana fa da cornice. Anche qui il filo rosso del mistero cela l’identità dei soggetti e proprio per questo verrebbe ancora più voglia di scostare i grossi ombrelli a causa dei quali non si vedono i volti e immergerci nella loro quotidianità. Amanti, solitari, in attesa, in cammino: varie figure che si aggirano tra le loro cose da fare nella giornata più turbolenta di tutte per farle e di cui non sappiamo nulla ma dei quali vorremmo sapere di più.
Perché rappresentare qualcosa che non ha interamente rappresentazione?
Proprio perché Emerico Imre Toth agisce con noi come la più fascinosa delle femme fatale agisce su un suo amante: l’irraggiungibilità accende il desiderio. E così come questa è una potente cosa frivola, ma ricca e insita in ognuno di noi, così anche sono i quadri di Toth: frivoli, eccentrici, incisivi.
Indugiate, allora, e lasciatevi tentare, qualora vi andasse davvero.
Gea Di Bella