Ci risiamo. Anno nuovo, stessa emergenza. Stessa disperazione. E’ di appena due giorni fa la notizia dell’ennesima strage di migranti, partiti da Smirne alla volta di Lesbo. Diciassette i corpi recuperati dalle autorità turche su una spiaggia del distretto di Ayvalik. Diciassette vittime tra cui tre bambini. Altri dieci corpi, vittime di un altro naufragio, sono stati recuperati più a sud, nella costa del distretto di Dikili. Intanto, più a nord, Stoccolma reintroduce il controllo dei documenti per chi proviene dalla Danimarca, che a sua volta fa altrettanto con quanti provengono dalla Germania, che intanto riserva lo stesso trattamento già da mesi a chi proviene dall’Austria. Al diavolo Schengen e la libera circolazione! Ora, posto che lo stesso trattato prevede la temporanea sospensione in casi eccezionali e comunque qualora la sicurezza interna sia minacciata, ognuno chiude i battenti e chi s’è visto s’è visto. E’questa la soluzione comune cui si pensava?
In questo “individualismo collettivo”, mi piace pensare a quei trenta “socorristas” volontari che, dalla
Catalogna, hanno salvato in tre mesi 115 mila migranti. Proactiva Open Arms, questo il nome della Ong, è sull’isola di Lesbo dallo scorso settembre per garantire sicurezza agli sbarchi. Secondo Unhcr, 490mila delle 860mila persone che sono sbarcate durante lo scorso anno, sono entrate in Europa passando proprio per la striscia di mare fra la Turchia e Lesbo. E ciò che colpisce maggiormente è la rete di solidarietà che si è creata dal basso. Attraverso il crowdfunding on line (e che ha consentito di raggiungere cifre ragguardevoli) e con la propria presenza da volontari, le persone hanno saputo coprire il vuoto lasciato dalle autorità.
Questo perché il nostro “software biologico” ci spinge naturalmente verso l’integrazione, nonostante le pressioni sociali, di gran lunga più egoistiche. Vi ricordate dei neuroni specchio e dell’autore della scoperta, il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti? Siamo umani perché riusciamo a immedesimarci nell’altro. Siamo naturalmente propensi a provare ciò che l’altro prova, sin da bambini.
Non meravigliatevi, perché un bambino ci sorride se noi gli sorridiamo, è empatia automatica. Vi è mai capitato di essere contagiati da una risata fragorosa? Il meccanismo alla base è sempre lo stesso. Certo, non tutti passano dall’empatia istintiva a quella matura e consapevole, quell’empatia morale che starebbe alla base della solidarietà e della cooperazione. Peccato! Perché è l’altruismo naturale, queste cellule concentrate nella parte sinistra del cervello, che ha contribuito all’evoluzione dell’uomo e alla sua dominazione sulle altre specie. Si pensi ai branchi, alle tribù, ai villaggi; e poi la Polis e lo Stato. La scoperta dei neuroni specchio ha rivelato che gli esseri umani non sono nati con la predisposizione all’aggressività o all’egoismo. “I neuroni specchio svelano un meccanismo unificante che spiega molti fenomeni. Ci fanno capire come possiamo immediatamente intuire le azioni e le intenzioni degli altri, come pure le loro emozioni. Dal punto di vista sociale indicano la presenza in noi di un meccanismo che ci rende partecipi della vita altrui”, queste le parole di Rizzolatti. E allora perché prevale l’egoismo? Sempre Rizzolatti:”la colpa è dei fattori culturali. Una cattiva educazione sociale può atrofizzare i meccanismi dei neuroni specchio, impedendoci di sentire quello che provano gli altri e quindi di entrare in empatia con loro”. Beati quei volontari, dunque. Loro “socorristas”, noi “maleducados”.
Alessandra Maria