Emergenza crack: la cura crea in-dipendenza

A Palermo un corteo cittadino ha sfilato lungo le vie dello storico rione dell’Albergheria. La manifestazione “Emergenza crack: la cura crea indipendenza” è stata promossa dall’associazione SOS Ballarò, per denunciare anni di sottovalutazione, abbandono e il deserto dei servizi statali.

Ieri, venerdì 4 novembre, eravamo in tanti, riuniti di fronte a Casa Professa, uno dei luoghi fulcro nel quartiere storico dell’Albergheria per lo spaccio e il consumo di crack e droghe pesanti.  Scuole, associazioni di quartiere, attivisti, professori, negozianti, artigiani…Il quartiere  c’era, a rivendicare assistenza e cura per l’emergenza crack, ormai dilagante.

Ultimamente, è divenuto impossibile per chi, come me, abita in prossimità di Ballarò, non accorgersi dell’aumento di tutti i fenomeni connessi al consumo e allo spaccio di sostanze. Sicuramente, i prolungati periodi di quarantena in tempi di Covid hanno favorito il diffondersi del consumo.

Come ha, infatti, ricordato il commissario Covid Renato Costa:

In questa città si è formata una frattura, uno scollamento sociale, amplificato in tempi di Covid. L’emarginazione crea una distanza, nella distanza si inserisce la fragilità, nella fragilità c’è la debolezza di chiunque ricorre a qualsiasi cosa che potrebbe essere d’aiuto in un momento di disagio.

Il coinvolgimento di ragazzi e ragazze sempre più giovani, e l’aumento delle morti connesse al consumo di droga nel quartiere dell’Albergheria non possono più rimanere in sordina. La dipendenza e gli effetti devastanti che ne conseguono non può essere un problema esclusivo di chi ne soffre o delle loro famiglie. Quest’ultime si trovano ad affrontare da sole situazioni che richiedono l’assistenza di servizi specializzati. Tali servizi però, hanno subito una progressiva riduzione nel capoluogo siciliano, registrando enormi tagli di personale e smantellamenti di strutture.

L’assenza dello Stato

Come sottolinea l’associazione SOS Ballarò, è, infatti, impossibile non vedere un collegamento fra il peggioramento drastico della situazione legata alla produzione, spaccio e al consumo di droghe, e l’arretramento dello Stato nel suo complesso.

Il dibattito sulla droga ha fatto un salto indietro di decenni, non solo a Palermo, ma nell’intero Paese. Non si parla più di educazione consapevole delle sostanze o di riduzione del danno. Tutto sembra bianco o nero, e il messaggio moralista permea la quasi totalità dei discorsi.  Come ha dichiarato il portavoce di Arci Porco Rosso

Quello che pretendiamo è che lo Stato, nel suo complesso, non ignori questa realtà, perchè noi la vediamo tutti i giorni e non permetteremo che rimanga ignorata. Si devono attivare i servizi di base. Vogliamo il minimo, ma esigiamo che delle professionalità si prendano cura delle persone che vogliono essere curate, che hanno bisogno di essere curate.

Negli ultimi anni, infatti, in Sicilia abbiamo assistito ad una drastica riduzione di personale specializzato e strutture volte a rispondere alle esigenze che la dipendenza comporta. I Ser.D. (ex.S.E.R.T.) sono stati ridotti di due terzi a Palermo e il loro personale ha subito tagli del 75%! Come conferma Gianpaolo Spinnato, direttore del Servizio Dipendenze patologiche dell’ASP n.6 di Palermo, per fronteggiare l’entità del fenomeno, dovrebbero esserci almeno 11 Ser.D. nella provincia di Palermo. Invece, ne sono rimasti 3.

Emergenza crack
Corteo cittadino lungo le vie del rione dell’Albergheria




Sempre meno servizi

Sono stati, inoltre, via via sospesi tutti i servizi di prossimità. Non c’è più un solo operatore di strada che tenti di creare relazioni di fiducia con chi è a rischio e non ci sono centri a bassa soglia sul territorio cittadino. Tutti i servizi che dovrebbero servire a sostenere le persone con problemi di dipendenze patologiche sono ormai distanti e lavorano in modo “passivo”. Non hanno più la la forza di essere presenti nel territorio e di andare verso le persone.

Tutto ciò accade nel silenzio della politica regionale, che non sa offrire una visione ed un progetto stabili e credibili per la sanità regionale.

Le conseguenze? Ogni anno centinaia di ragazzi siciliani sono costretti per curarsi ad andare in altre regioni perché in Sicilia mancano le comunità specialistiche (doppie diagnosi, comunità per minori tossicodipendenti ecc.). Chi non può permetterselo invece, rimane nell’ombra, spesso avvolto da quel radicato stigma che la società impone su chi cade nella dipendenza.

 

In-dipendenza, non emergenza

Non si può affrontare dunque questo problema complesso in un’ottica emergenziale, con azioni di repressione allo spaccio o con un approccio moralista. Le risposte devono essere altrettanto complesse e strutturate. Non si possono limitare a fornire terapie farmacologiche o a fissare appuntamenti sporadici con gli utenti dei Ser.D., o con chi vive situazioni di disagio.

Affrontare tale problema, significa, piuttosto, partire dal prendere in carico le cause che portano al consumo di droghe, avviando percorsi educativi funzionali nei quartieri. Bisogna incentivare l’avviamento di un sistema economico legale investendo nel quartiere e in chi lo abita. Vanno formati operatori di strada che stiano vicini alle persone con problemi connessi al consumo di droghe. Si devono, inoltre, allestire spazi per dare assistenza e cura e coinvolgere tutti gli attori sociali del quartiere, per riportare il tema della dipendenza patologica al centro delle politiche pubbliche.

Bisogna, infine, ricreare i servizi, rendendoli strutturati e permanenti. Non si può continuare ad affrontare la questione secondo un approccio emergenziale. Riprendendo le parole del Dottore Spinnato

La tossicodipendenza fa parte dell’umanità. Dobbiamo conviverci e saperla gestire.

Con queste rivendicazioni, ci siamo radunati ieri.

Per denunciare sia l’emergenza crack, ma anche anni di sottovalutazione del problema, il deserto dei servizi, il moralismo di una politica stigmatizzante e l’assenza di una strategia coerente non solo di contrasto, ma di aiuto alle persone.

Insieme abbiamo sfilato lungo le vie del quartiere e insieme abbiamo urlato:

Da Ballarò allo Sperone, un solo grido: servizi alle persone!

Eva Moriconi

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