Matt Haney, rappresentante del District 6 nel Consiglio di vigilanza di San Francisco, risponde all’emergenza affitti esprimendosi favorevole a rendere permanente la moratoria sullo sfratto affinché il mancato pagamento del canone non costituisca valido motivo.
Se questo provvedimento entrasse in vigore continuerebbe a vietare l’eventuale imposizione sugli affittuari di commissioni, penali, interessi o altri oneri tardivi. La moratoria in questione è stata emessa dal sindaco London Breed il 25 febbraio scorso, per contrastare l’emergenza affitti.
Today @DeanPreston will introduce, and I'll be joining as a co-sponsor, legislation to make San Francisco's eviction moratorium permanent
Any unpaid rent during this emergency due to losses related to COVID would be "consumer debt" & could never be used in an eviction proceeding
— Matt Haney (@MattHaneySF) April 14, 2020
Un inquilino per richiedere la dilazione, doveva notificare al proprietario dell’immobile l’impossibilità di procedere al pagamento, fornendo documenti probanti ed informazioni obiettive. Nel caso di accoglimento della richiesta, al termine dello stato di emergenza, avrebbe avuto sei mesi di tempo per rimborsare l’importo dovuto.
Un provvedimento che il sindaco ha ritenuto necessario per «proteggere la salute pubblica e mantenere le persone al sicuro nelle loro abitazioni», ma che ora per essere prorogato ha bisogno dell’intervento centrale dello Stato. Organizzazioni a sostegno della proposta di legge hanno lanciato il rent strike, lo sciopero dell’affitto, che dalla California ha raggiunto il Sud America fino ad arrivare in Europa.
La prima potenza economica al mondo inizia a fare i conti a fine mese
Donald Trump contrasta la crisi economica approvando un pacchetto di misure da duemila miliardi di dollari. Consapevole del fatto che il Paese eccelle nell’indebitamento e nell’investimento, si è dimostrato essenziale impinguare le tasche dei cittadini per far fronte alle spese essenziali. 1200 dollari per ogni americano incrementati di 500 dollari per ogni bambino a carico.
Misure che tardano ad arrivare e che hanno costretto il 30% degli americani a non pagare l’affitto del mese di marzo. Continuare a non percepire lo stipendio potrebbe mettere definitivamente in ginocchio quella porzione di società che vive giorno per giorno, coloro che in condizioni di normalità riescono a sostenere a stento il costo della vita. La ripresa economica del Paese è vincolata alla riapertura ordinaria della attività, una scelta complessa che sta dividendo i governatori degli Stati.
Emergenza affitti in Italia: disputa fra proprietari ed inquilini
La tensione sociale è altissima anche in Italia, due parti opposte che avanzano le proprie ragioni. Da un lato gli affittuari che per via dell’emergenza Coronavirus non usufruiscono del bene o non riescono ad ottemperare al pagamento del canone; dall’altro i proprietari degli immobili che senza quell’entrata, ad oggi, devono comunque provvedere al pagamento dei mutui, delle tasse, al mantenimento dell’immobile e al sostentamento della famiglia.
Il Decreto Cura Italia è intervenuto massivamente per attenuare l’impatto dello shock determinato dall’epidemia adottando una serie di misure economiche. Tra le tante disposizioni, prevede la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili fino al 30 giugno 2020 (art. 103 comma 6 Dl 17 marzo 2020, n.18). Dunque, fino a tale data, in tutta Italia vige il blocco delle procedure di sfratto.
Il linea generale non sono previste sospensioni di pagamento del canone. Il decreto interviene solamente in merito alle morosità già pendenti, posticipandone gli effetti dopo il termine fissato (30 giugno 2020). Gli affittuari dunque, escludendo tra le ipotesi la risoluzione del contratto che comporterebbe la perdita dell’immobile, dovranno continuare ad adempiere alle proprie obbligazioni pagando i canoni.
Alla luce delle gravi difficoltà scaturite dall’emergenza, sarebbe auspicabile che entrambe le parti, proprietario dell’immobile ed affittuario, trovassero un punto d’incontro procedendo ad una rinegoziazione. In tal modo, riducendo o rimodulando il canone a seguito di una trattativa, nessuno potrebbe lamentare un inadempimento nei confronti dell’altro.
Arianna Folgarelli