Emergenza abitativa a Palermo: sgomberi per migliaia di famiglie

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Ieri, lunedì 27 Febbraio, a Piazza Magione, si è tenuta l’Assemblea pubblica della Comunità Educante. Al centro della discussione, lo sgombero previsto ai danni delle 20 famiglie che da 10 anni risiedono nell’Ex Convento Santa Maria della Pietà. Un’occasione per portare, ancora una volta, l’attenzione sulla grave situazione di emergenza abitativa a Palermo.

Ieri, a Piazza Magione, il quartiere Kalsa si è riunito in un’assemblea pubblica, per affrontare nuovamente la situazione critica in cui versano le 20 famiglie residenti nell’Ex Convento Santa Maria della Pietà in via Alloro, ad oggi sotto sgombero. Residenti dell’Ex Convento e di quartiere, associazioni, docenti dell’ ICS Rita Borsellino, si sono ritrovati assieme all’assessora per l’Emergenza abitativa ed educativa, Rita Tirrito. La Comunità ha richiesto un confronto con le istituzioni al fine di discutere pubblicamente le possibili e concrete soluzioni pensate per queste famiglie, che da un giorno all’altro potrebbero perdere tutto. Lo sgombero dell’Ex Convento di via Alloro è solo uno dei centinaia previsti per il 2023, sintomo di un’incapacità a livello istituzionale di affrontare la grave situazione di emergenza abitativa in cui si trova attualmente il Comune di Palermo.




I residenti dell’Ex Convento

I residenti dell’Ex Convento furono i primi, 10 anni fa, ad occupare un bene di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC). Da allora, l’edificio è diventato un luogo sicuro, una vera e propria casa, per decine di donne, uomini, anziani e bambini (sia palermitani, che di altre nazionalità). L’occupazione di edifici in disuso è spesso l’unica alternativa per molte famiglie palermitane. Soluzione preferibile alla strada, o a dormitori e case famiglie, in cui l’integrità del nucleo familiare verrebbe minata e la privacy compromessa.

I residenti dell’Ex Convento sono oramai componente integrante del quartiere, con il quale sono state instaurate realazioni di fiducia e avviati percorsi di inclusione sociale e accesso ai servizi. Bambini e bambine frequentano da anni l’ICS Rita Borsellino, dove partecipano a numerose attività che la scuola propone in rete con le associazioni e tutti gli attori della Comunità Educante.

Tuttavia, a seguito di un’Ordinanza di messa in sicurezza emessa nell’ottobre 2022 dal sindaco Lagalla, l’immobile – proprietà del FEC ma sotto la responsabilità della Prefettura di Palermo- è ad oggi sotto sgombero. Nonostante tre differenti Enti (Soprintendenza, Vigili del Fuoco e Ufficio Città storica) abbiano confermato, in seguito ai sopralluoghi effettuati dai propri tecnici, che una parte della struttura non è a rischio crollo – e potrebbe pertanto essere utilizzata temporaneamente per uno sgombero graduale – il Prefetto ha ritrattato ogni possibile apertura, alla luce  anche delle disposizioni del Ministero dell’Interno a procedere con gli sgomberi delle occupazioni abusive.

Soluzioni concrete

Dopo mesi di tavole rotonde tra Prefettura, Amministrazione Comunale e rappresentati di quartiere, tuttavia, alle famiglie non è stata proposta alcuna soluzione alternativa.  Per questo, ancora, una volta, la Comunità ha chiamato in causa le istituzioni, per sollecitare risposte concrete.  A interpellare l’assessora Tirrito è stata anche Veronica, una mamma residente nell’Ex Convento, la quale, a nome di tutti, ha espresso le proprie preoccupazioni:

 Noi abbiamo occupato per bisogno. Abbiamo proposto  anche di  fare l’autorecupero o di contribuire alle spese, ma ci hanno negato tutto. Non abbiamo potuto fare nemmeno la residenza. Ad oggi, non ci hanno dato altre soluzioni che le case famiglie, impensabili per chi ha dei mariti. Abbiamo persone con bambini invalidi, anziani allettati e malati, altre totalmente senza residenza e alcun tipo di assistenza. Ad oggi, non abbiamo ricevuto nessuna risposta e non sappiamo che fine faremo con i nostri bambini  Qual’è la soluzione? Vogliamo una risposta, la situazione è critica. Alcuni di noi sono pure iscritti alle liste dell’emergenza abitativa da anni, senza nessun risultato. Le graduatorie non scorrono. Ad oggi, sappiamo solo che andremo a finire in mezzo alla strada, senza soluzioni. Vogliamo risposte, ne abbiamo realmente bisogno. Se ne avessimo la possibilità non saremo qua.

Ad aggravare la situazione già critica si è aggiunta la revoca del reddito di cittadinanza a tutte le famiglie residenti nell’Ex Convento. A seguito di un sopralluogo, infatti, il reddito è stato sospeso. Non potendo dichiarare la residenza effettiva nell’Ex Convento, le famiglie avevano per necessitò dovuto fornire un altro indirizzo. Fatto sta che, oltre alla minaccia di sgombero, si sono improvvisamente viste togliere quello che per molti rappresentava l’unica forma di sostentamento.

La risposta delle istituzioni

La vita di queste persone è appesa a un filo. Le risposte dell’assessora Tirrito sono apparse poco concrete e molto vaghe. Ha ribato, ancora una volta, l’assoluta necessità dello sgombero, senza, tuttavia, specificare una data o una concreta soluzione alternativa. Tanti buoni propositi, ma nessuna vera risposta alle domande di Veronica.

Assolutamente non penso che siano soluzioni accettabili quella del dormitorio o della comunità. Abbiamo cercato di trovare una struttura per cui le famiglie possano rimanere insieme, senza essere disgregate. Ma, soprattutto, dobbiamo lavorare sul tempo. Cercheremo di fare terminare ai bambini l’anno scolastico, ma, ammesso che non ci fosse dato, abbiamo pensato ad una possibile modalità per cui i bambini possano venire qua a scuola. Ragioniamo in termini di squadra ed emergenza. Prendiamo tempo affinchè i bambini terminino la scuola e, in caso non sia possibile, pensare ad un trasporto.

 

Ancora una volta, un problema sistemico qual’è la questione abitativa a Palermo, viene affrontato in termini emergenziali. Sono mesi che  si parla di sgombero: cosa è stato fatto nel mentre? Prendere tempo. L’assessora non ha fornito nè un indirizzo, nè ulteriori dettagli su questa ipotetica struttura. Non ha dato alcuna garanzia concreta alle famiglie, le quali, ancora oggi,  non sanno quando e come avverà lo sgombero, nè cosa avverrà in seguito. Non possono fare altro che aspettare con gli scatoloni pronti, in attesa di ricevere il temuto avviso.

Per chi ha partecipato all’assemblea, solo un aspetto è parso chiaro. L’urgenza di una risposta immediata, il blocco degli sfratti e sgomberi, e la necessità di soluzioni alternative ai progetti di assistenzialismo o delle misure tampone per chi vive in emergenza. A Palermo servono soluzioni urgenti e strutturali per il problema casa.

L’ emergenza abitativa a Palermo

La situazione critica in cui si trovano le famiglie dell’Ex Convento riguarda migliaia di persone nel Comune di Palermo. Le graduatorie collegate all’emergenza abitativa e all’assegnazione di una casa popolare presentano numeri mostruosi per chi si trova in lista d’attesa.  Come sottolineato da Zaher Darwish, il segretario di Sunia Palermo, in un’intervista rilasciata al Il Sicilia,

A Palermo la graduatoria delle case popolari risale al lontano 2004, con oltre 8 mila famiglie ancora iscritte, alle quali se ne aggiungono oltre 2500 in quella dell’emergenza abitativa. Nelle modifiche approvate due anni fa dal regolamento comunale per l’emergenza abitativa è stata prevista l’equiparazione degli immobili confiscati alla mafia, destinati originariamente a soddisfare le esigenze delle fasce più deboli e disagiate della città, a quelli degli immobili di edilizia residenziale pubblica, destinati a chi, seppur vivendo un disagio economico, è nelle condizioni di pagare un canone sociale.

prosegue Zaher Darwish,

Da una verifica sui dati pubblicati sul sito istituzionale del Comune, aggiornati al gennaio 2020, risulterebbero assegnati ad associazioni ed enti 120 immobili confiscati, a fronte dei 159 assegnati per finalità abitative. Segnale che non si è tenuto conto delle esigenze reali di chi non ha un tetto e non è nelle condizioni di trovarlo sul mercato.

Alla macchina elefantica dell’emergenza abitativa, le cui assegnazioni annuali si contano sulle dita di una mano,  si aggiungono ulteriori ostacoli che impediscono alla famiglie di godere del diritto all’abitazione. In primis, l’anchilosato apparato burocratico spesso impedisce l’iscrizione stessa alle liste. Inoltre, i proprietarie di casa si rifiutano di affittare abitazioni a chi non può dimostrare una solida garanzia economica, renendo impossibile per molte famiglie una regolare locazione. A costoro pertanto, in molti casi non rimane che la strada dell’occupazione e l’auto-recupero di immobili in rovina.

Se fino a qualche tempo fa gli sgomberi erano momentaneamente bloccati, con il nuovo Governo Nazionale, si è indurita anche la linea dell’Amministrazinoe Comunale. Il numero degli sfratti decretati dal Tribunale di Palermo è in aumento, superando i circa 1.600 provvedimenti annuali.  A ciò si aggiunge la programmazione, resa pubblica qualche mese fa, di circa 1700 sgomberi da parte del Comitato provinciale di Ordine Pubblico e Sicurezza che riunisce i vertici di Prefettura, Comune di Palermo e Questura.

L’emergenza abitativa in Italia

Come si evince dalle dichiarazioni rilasciate dal Ministro Piantedosi, la “guerra” ai poveri è cominciata.  Dal reddito di cittadinanza agli  sgomberi, “non si fa sconti a nessuno”. Appare pertanto scontato che l’edilizia sociale non sarà una prorità del nuovo governo, come non lo è stato per quelli precedenti.

In italia la caratteristica del sistema abitativo è la bassissima quota di edilizia sociale. Le famiglie che risiedono in case popolari sono circa il 3-4 % del mercato abitativo. Si tratta di una caratteristica permanente del nostro sistema abitativo, poichè negli ultimi 30 anni tale quota è rimasta tra il 3 e il 5%. Questo  ci rende uno dei paesi peggiori a livello europeo per quanto concerne il social housing.  Secondo i dati forniti da Housing Europe,  i Paesi Bassi sono il paese con la più alta percentuale di alloggi sociali in Europa, con circa il 30% del loro parco urbano totale. In termini di quantità invece, sono il Regno Unito e la Francia a registrare il maggior numero di alloggi sociali, con rispettivamente 4,9 e 4,8 milioni di unità, contro i 20 mila in Italia.

La questione abitativa, come tante altre tematiche sociali, viene affrontata secondo un’ottica emergenziale e assistenzialista, senza alcuna attenzione alle carenze strutturali delle politiche abitative pubbliche e al preoccupante intensificarsi delle disuguglianze socio-economiche. La repressione violenta per mezzo di sfratti e sgomberi non rappresenta una soluzione al profondo disagio di una società lacerata dalla crisi economica e dal crescente confinamento sociale della popolazione più vulnerabile. Servono politiche sociali funzionali e multisettoriali, che affrontino l’emergenza abitativa in maniera strutturale e garantiscano i diritti costituzionali.

Eva Moriconi

 

 

 

 

 

 

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