Emanuela Orlandi, aperta inchiesta in Vaticano: il mistero senza fine

Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi è scomparsa da Roma  quasi 36 anni fa. Era il 22 giugno del 1983. Nel tardo pomeriggio di un’estate romana la 15enne cittadina vaticana è sparita, nel centro della Capitale. Ed è di oggi la notizia che il Vaticano ha deciso, dopo così tanto tempo, di aprire un’inchiesta. “Una svolta storica”, la definisce il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi che da sempre si batte per trovare la verità sulla scomparsa della sorella minore.



Svolta storica perché i rapporti tra la famiglia Orlandi e la Santa Sede, in merito alla scomparsa di Emanuela, sono spesso stati molto tesi. Nel 1983 la famiglia Orlandi, composta dal Padre Ercole, mamma Maria e  4 figli vivevano tra le mura vaticane poiché Ercole svolgeva il ruolo di messo pontificio. La sparizione di Emanuela Orlandi divenne ed è ancora un caso emblematico di cronaca nera. Forse perché Papa Giovanni Paolo II, il 3 luglio, durante la messa, fece un appello ai presunti rapitori trasformando quella che poteva essere una semplice fuga di un’adolescente in un caso di interesse mondiale. Perché quell’appello e i molti altri che seguirono? Da dove dedusse il Santo Padre che Emanuela non fosse semplicemente scappata di casa? Da qui cominciarono una serie di ipotesi, a volte anche troppo fantasiose, che vedevano coinvolto proprio il Vaticano nella scomparsa della giovane ragazza.

Emanuela Orlandi: 35 anni di piste seguite

Dai Lupi Grigi, alla banda della Magliana capitanata da Enrico De Pedis fino a dichiarare che potesse essere figlia dello stesso Papa Wojtyla. Dal collegamento con l’attentato al Papa effettuato da Ali Agca, passando per spionaggi e ritorsioni di respiro internazionale. La famiglia Orlandi, in particolare il fratello Pietro, non si è mai arresa, nonostante il Vaticano si comportasse come un “muro di gomma” e non collaborasse con le indagini in atto in Italia (ora chiuse). È quindi una notizia degna di nota quella di oggi ed arriva qualche settimana dopo una richiesta al Vaticano della famiglia della Orlandi tramite l’Avvocato Laura Sgrò di aprire una tomba nel cimitero teutonico, all’interno dello Stato Vaticano. L’avvocato fece richiesta dopo aver ricevuto una lettera anonima e un messaggio anonimo che indicavano la tomba dove presumibilmente potrebbe essere sepolta Emanuela. La sorella di Emanuela, Antonietta ha dichiarato che lei personalmente non crede in quella tomba sia la chiave del mistero della scomparsa di Emanuela, ma spera che la vicenda non cada nell’oblio. Di contro anche in Vaticano, questa inchiesta assume più un valore “simbolico”, come si evince dalle parole di un vecchio curiale, rilasciate a Il Fatto Quotidiano:

Da parte della Santa Sede certamente ci sono e ci sono sempre stati dolore e partecipazione per questa triste vicenda. Bisogna onestamente, però, ammettere che fatti come questo ne avvengono a centinaia e che il caso Orlandi ha avuto e ha ancora oggi, a distanza di oltre 30 anni, troppa copertura mediatica. Il dolore fa credere a tutto e fa chiedere cose estreme. E la disperazione porta a immaginare situazioni non credibili: chi avrebbe commesso il delitto? Come si sarebbe svolto? E chi mai, qualora fosse accaduto, avrebbe pensato a una sepoltura in Vaticano? Ma, per finire, ora tutto sia fatto per cercare la verità o almeno per lenire il dolore…

Marta Migliardi

 




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