Elvira Poli: Padova ricorda la sua prima laureata in ingegneria

Elvira Poli ingegnere

Elvira Poli 1

Il comune di Padova decide di dedicare una rotonda ad Elvira Poli, prima donna laureata in ingegneria nell’Università della città.

L’evento:

È da un’idea della Commissione sulle Pari Opportunità del Comune della città veneta che è sorta l’intitolazione ad Elvira Poli di una rotonda nei pressi della Scuola di Ingegneria, in via Venezia.

L’evento è avvenuto il 10 Marzo, non a caso a pochissimi giorni dall’8 Marzo, giornata internazionale della donna. Prima dell’inaugurazione, si è dedicato un momento di riflessione trasmesso anche su zoom, che ha previsto l’intervento del prof. Zaggia e di una tavola rotonda moderata dalla prof.ssa Susin. I temi: la storia di Elvira Poli e le testimonianze di ricercatrici e studentesse della scuola di ingegneria.

Riflessioni sull’importanza del ruolo della donna nella società e nel sapere e promozione di una maggior partecipazione della figura femminile negli studi ingegneristici, hanno fatto da cornice all’evento.



Elvira Poli:

Ma chi è stata Elvira Poli? Nata nel 1893 ad Agordo, si laurea in ingegneria a Padova nel 1920. A testimoniare il suo traguardo fu anche il giornale la Domenica del Corriere, supplemento del Corriere della Sera, che la definì una “donna d’avanguardia”, sottolineando come le donne venete di allora potessero “vantarsi di avere la loro prima rappresentante fra i laureati in ingegneria.”

Poli non fu la prima donna ad essersi laureata in ingegneria in Italia. Tale traguardo per la prima volta fu raggiunto da Emma Strada, nel 1908 al politecnico di Torino. Ma insieme, le due donne hanno fondato AIDA (Associazioni donne ingegneri e architetti).

Afferma la Poli in un’intervista del 1974:

Io non so se con l’operazione di fabbricare mediante una costoletta dell’uomo l’elemento donna, il Creatore avesse inteso di offrire al maschio solo una aiuto e una compagnia di egual valore; io non credo, ma se così fosse bisogna riconoscere che la donna Gli è sgusciata dalle mani.

Alla Poli infatti è anche dedicato il “Premio Elvira Poli”, nato dal lavoro congiunto della Scuola di Ingegneria dell’Università di Padova e dell’associazione Alumni, dedicato ad alunne ed alunni che si distinguono per il loro impegno, nella testimonianza dei valori della propria scuola.

Poli e le altre:

Di certo queste testimonianze di emancipazione femminile possono essere ottimi spunti di riflessione per guardare alla questione della parità di genere attuale.

In molti ricordano la prima donna laureata, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, sempre nella cittadina di Padova, in filosofia, nel 1678. Evento unico, che dovrà attendere ancora parecchi decenni per ripetersi. Fino al 1732, con la laureata Laura Bassi, prima donna ad intraprendere poi una carriera accademica nel campo della Fisica. Entrando così nell’Università che, fino ad allora era – come spesso si sostiene – un mondo senza donne.

Da sottolineare che queste corrispondono alle prime lauree “certificate” e di cui siamo a conoscenza date a delle donne. Indubbia è certo la presenza femminile in ogni campo del sapere prima di queste date. Date importanti ma non essenzialmente, quindi prime,  anche se non sempre riconosciuta o documentata.

Ricordiamo, tra tutte, la filosofa antica Ipazia d’Alessandria e il suo grande contributo all’astronomia, alla matematica e all’insegnamento della filosofia. Ma anche la – forse – meno conosciuta Tortula de’ Ruggiero, facente parte delle Mulieres Salernitanae, le Dame della Scuola Medica di Salerno. Scrittrice del XI sec. di trattati di medicina che diedero grande impulso agli studi ginecologici, igienici e dermatologici. Tortula non era solamente insegnante, ma praticava la medicina a tutti gli effetti.

Chissà, quindi, che girovagando per le vie di Padova, la lettura dell’intitolazione di questa rotonda alla Poli, non porti qualcuno a chiedersi chi fosse questa donna. E magari a fare qualche ricerca a riguardo. Tra le altre cose scoprirebbe che, quando la studentessa nel 1917 si iscrive alla Scuola di Ingegneria della città dopo la disfatta di Caporetto, avendo abbandonato l’Agordino con la sua famiglia, verrà iscritta con la postilla “profuga”.

Un motivo in più per approfondire, studiare e come sempre cercare di comprendere quanto la parola opportunità debba essere declinata ad ogni genere, tempo, luogo e situazione. O meglio, oltre e al di là di ogni declinazione.

Caterina Simoncello

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